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Sommario


Editoriale

Una svolta per l’agricoltura

Una tutela per i prodotti regionali

La scheda degli enti che operano nel settore

La risorsa allevamenti

La rinascita della vite sarda

La scheda delle Cantine private

Segnali positivi per l’industria alimentare

Per il turismo nuove linee di sviluppo

 

Editoriale

 

“Sardegna industriale” riprende, dopo cinque anni, con questo numero monografico – curato da Mariella Cossu – a pubblicare una breve monografia sull’agroalimentare nell’isola. Partiamo, come nel passato, dalla produzione agricola, per affrontare poi i vari comparti dell’industria alimentare, dedicando particolare attenzione a quelli lattiero-caseario e vitivinicolo. Ma non trascuriamo di occuparci anche di produzioni quantitativamente non rilevanti, ma che hanno conquistato importanti riconoscimenti a livello nazionale per la loro qualità: ci riferiamo soprattutto all’olio, alla farina di grano duro, al riso, ai pomodori, allo zafferano, al miele, al liquore di mirto e ad alcuni prodotti, soprattutto orticoli, preparati e conservati, indirizzati a mercati europei di nicchia. Un piccolo spazio è riservato, inoltre, alla produzione biologica. Pubblichiamo, infine, un’ampia scheda di tutti quegli enti che affiancano la Regione nella gestione e tutela del patrimonio agricolo e nel sostegno e nella promozione dell’industria agroalimentare.

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Frammentazione fondiaria, eccessivo indebitamento delle aziende, scarsa propensione agli investimenti, insufficiente competitività sul mercato, alto costo dell’energia, difficoltà nei trasporti. Sono i nodi ormai cronici della nostra agricoltura. Per non parlare dei condizionamenti imposti dall’Unione europea, che pesano sempre più sull’agricoltura regionale.

Quali i rimedi per superare la crisi? Riordino fondiario, accesso al credito, disponibilità di risorse idriche, continuità territoriale, ma, soprattutto, essere capaci di utilizzare entro il 2006 le consistenti risorse finanziarie del Quadro comunitario di sostegno. In caso contrario, il rischio è quello di perdere ulteriore competitività.

Del resto, per renderci conto della debolezza dell’agroalimentare nell’isola, basta dare uno sguardo alla bilancia commerciale 2002. Le importazioni dei prodotti del settore primario hanno raggiunto nel 2002 il valore di oltre 116 milioni di euro, a fronte di poco meno di 7 milioni di prodotti esportati; le cose vanno meglio nell’industria alimentare dove le esportazioni superano i 162 milioni di euro contro i 111 milioni di euro dei prodotti importati. Ma in questo caso, bisogna sottolineare come i due terzi delle esportazioni (quasi 106 milioni di euro) sono rappresentati dai formaggi ovini di pasta dura esportati negli Stati Uniti. Un mercato a rischio per la continua svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro.