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Sommario


Editoriale

Una svolta per l’agricoltura

Una tutela per i prodotti regionali

La scheda degli enti che operano nel settore

La risorsa allevamenti

La rinascita della vite sarda

La scheda delle Cantine private

Segnali positivi per l’industria alimentare

Per il turismo nuove linee di sviluppo

 

Una svolta per l’agricoltura

 

Aratura meccanica nelle campagne di Arborea
Aratura meccanica nelle campagne di Arborea
I problemi riguardanti l’agricoltura sarda sono noti; molteplici le cose irrisolte nelle campagne e nel sistema complessivo dell’agroalimentare. Alle difficoltà di sempre – frammentazione fondiaria, eccessivo indebitamento delle aziende, scarsa propensione delle stesse agli investimenti legata essenzialmente alla incertezza dei finanziamenti, scarsa competitività sul mercato, energia, continuità territoriale, risorse idriche – si sono aggiunte una serie di emergenze che fanno apparire sempre più incerto il futuro del settore primario. A un decennio di siccità, gelate, alluvioni, lingua blu, peste suina, mucca pazza si sono aggiunti i condizionamenti imposti dall’Unione Europea (norme igienico sanitarie, Organizzazioni comuni di mercato, aiuti di Stato, rispetto delle norme ambientali) che sempre più pesantemente influiscono sulla nostra agricoltura, che stenta a mettersi al passo con le altre; nonostante i vari interventi succedutisi negli ultimi decenni, il settore primario non ha ancora raggiunto livelli di sviluppo adeguati. Non solo. Rischia di perdere ulteriore competitività, sia a livello comunitario che nazionale, se non sarà in grado di utilizzare entro il 2006, data di ingresso nell’Unione Europea dei paesi dell’Europa centro-orientale, le consistenti risorse finanziarie messe a disposizione nell’ambito del Quadro comunitario di sostegno.

I consulti e i rimedi indicati per superare, o almeno arginare, la sempre più difficile situazione del settore sono individuabili in un programma organico di interventi rivolti al sostegno e alla ricapitalizzazione  delle imprese agricole e zootecniche, perché possano riorganizzarsi e acquisire conoscenze necessarie per la conquista di nuovi mercati. Una delle scommesse da non perdere, se si vuole incrementare l’efficienza nell’organizzazione aziendale e la crescita professionale degli imprenditori agricoli sardi, è rappresentata dal riordino fondiario. Proprio l’elevato numero di microaziende, frammentate e polverizzate e, quindi, destinate ad uscire dal mercato, rappresenta uno dei principali punti di debolezza della nostra agricoltura.

Non meno importanti sono la realizzazione di una serie di interventi strutturali indispensabili per aprire una nuova fase nella gestione delle risorse idriche.

Altro nodale problema  da affrontare quello che sembra ormai essere diventato fisiologico per l’agricoltura sarda: quello del potenziamento del credito: «La difficoltà di accesso al credito in agricoltura – sostiene Aldo Mattia, direttore regionale della Coldiretti, l’Associazione di categoria che rappresenta il maggior numero di aziende agricole nell’isola – non dipende soltanto dallo stato di indebitamento delle aziende (da un’analisi di Bankitalia risulta che l’indebitamento delle aziende sarde rispetto al valore patrimoniale è al disotto della media nazionale) ma dalla mancata conoscenza delle linee tecniche di credito».

Un problema che riguarda da vicino i nostri amministratori pubblici è poi quello della spendita delle risorse finanziarie comunitarie. Ci riferiamo in particolare ai fondi dal Por 2000-2006, con una disponibilità di risorse pari a 700 milioni di euro di finanziamenti pubblici ai quali bisogna aggiungere la quota a carico dei beneficiari.

C’è poi la questione ancora irrisolta della continuità territoriale per il trasporto dei prodotti agroalimentari: «È necessario – rileva, a questo proposito, Aldo Mattia – avviare un serrato confronto, sia a livello nazionale che comunitario, che consenta alla nostra regione di predisporre adeguati strumenti normativi, in grado di abbattere i costi di trasporto dei prodotti agricoli e dare competitività alle nostre imprese, analogamente alla proposta presentata a vantaggio delle imprese industriali per il trasporto dei prodotti semilavorati e finiti destinati al restante territorio comunitario». È un problema, questo della continuità territoriale per i prodotti agroalimentari, per la cui soluzione si sta muovendo l’assessore regionale dei Trasporti, Salvatore Amadu,  che proprio nell’ultimo numero di “Sardegna industriale”, affrontando il tema della continuità per le merci,  si è impegnato «ad estendere i benefici del decreto attuativo del Ministro dell’Economia a favore delle piccole e medie imprese estrattive e di trasformazione, anche ad altre categorie di imprenditori, e, in particolare, agli artigiani, agli agricoltori, ai pescatori».

Una maggiore attenzione dovrà essere rivolta, infine, agli aspetti connessi alla valorizzazione dell’offerta agroalimentare regionale, alla sua promozione nei mercati nazionali ed esteri e alle moderne strategie di marketing. Solo se riusciremo a valorizzare le nostre produzioni potremo avere fondate speranze di una loro migliore collocazione oltretirreno. Altrimenti dovremo ancora aggrapparci alla ciambella di salvataggio costituita dall’export dei formaggi ovini di pasta dura (messo, peraltro, in pericolo dall’attuale svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro) che attualmente – secondo gli ultimi dati forniti dall’Inea sull’import-export  2002 –  co­stituisce il 62,49% delle nostre esportazioni di prodotti agroalimentari (cioè dei prodotti del settore primario sommati a quelli dell’industria alimentare). 

Operatrice al tavolo di lavoro presso il Servizio agro-meteorologico regionale
Operatrice al tavolo di lavoro presso il Servizio agro-meteorologico regionale
È doveroso, comunque,  riconoscere che la Regione Sardegna, soprattutto negli ultimi anni, si è mossa con decisione per migliorare l’export dei nostri prodotti, dedicando particolare attenzione alla produzione agroalimentare. Lo ha fatto, inizialmente, destinando risorse finanziarie per la realizzazione di strutture di trasformazione (cantine, caseifici, centri di raccolta e confezionamento, oleifici).  «Lo sta facendo attualmente – rileva Rosa La Piana, coor­­dinatrice del Servizio Tutela, Valorizzazione, Marketing e Programmazione territoriale dell’assessorato regionale dell’Agricoltura – partecipando a fiere nazionali e internazionali, sponsorizzando mostre, sagre e convegni ove vengano trattati temi attinenti la valorizzazione dei prodotti e, soprattutto, quelle manifestazioni che garantiscano ricadute per l’economia delle zone rurali della Sardegna e, indirettamente, un sostegno alle produzioni tipiche di qualità. Nel rispetto delle normative comunitarie di riferimento – sottolinea Rosa La Piana – , viene assicurata la valorizzazione del contesto territoriale e culturale isolano dal quale provengono le produzioni che sono alla base del patrimonio enogastronomico della Sardegna».

«Una particolare attenzione – precisa ancora il dirigente regionale – viene prestata ai vini, al biologico e ai prodotti di nicchia, con la partecipazione della Regione a tutta una serie di importanti manifestazioni: il Biofach di Norimberga, il più importante appuntamento fieristico europeo del settore alimentare biologico; il Vinitaly di Verona; il Sana Bio, che si tiene annualmente a Bologna; la Fiera di Colonia».

L’impegno della Regione, per far fronte ad una concorrenza sempre più agguerrita, deve quindi proseguire. Altrimenti, la sfida con il mercato di un’Europa sempre più globale e sempre meno disposta a concedere spazio a chi non è in grado di prenderselo diventerà impossibile.