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Sommario


Editoriale

Una svolta per l’agricoltura

Una tutela per i prodotti regionali

La scheda degli enti che operano nel settore

La risorsa allevamenti

La rinascita della vite sarda

La scheda delle Cantine private

Segnali positivi per l’industria alimentare

Per il turismo nuove linee di sviluppo

 

La rinascita della vite sarda

 

Sono lontani i tempi nei quali la superficie viticola isolana poteva contare su un patrimonio di oltre 70 mila ettari di vigneto ed una produzione di quasi tre milioni di ettolitri di vino. Quello che è rimasto della nostra viticoltura, a causa delle estirpazioni sollecitate dalle agevolazioni comunitarie e del naturale invecchiamento delle viti e dell’abbandono dell’attività viticola a motivo della bassa remunerazione, è una superficie vitata dichiarata di appena 27 mila ettari, una produzione di vino che nell’annata 2002 ha sfiorato i 500 mila ettolitri e, nell’annata 2001, un fatturato lordo di 62.882 migliaia di euro. Per soddisfare il proprio fabbisogno, l’isola è costretta ad importare vino per oltre 36 milioni di euro. Una radiografia che dovrebbe farci riflettere e preoccupare sul futuro di un comparto che si colloca nell’economia locale fra i principali  in ordine di importanza.

Ma, accanto ai numerosi punti di debolezza, altrettanto numerosi sono i punti di forza sui quali la vititivinicoltura sarda può contare per la conquista di una posizione propria all’interno di uno scenario che vede, ormai, vini di altri continenti raggiungere grosse fette di mercato.

Oggi, nell’isola la vite sta recuperando i suoi spazi: nuovi impianti e diritti in deroga consentiranno il rinnovo e l’ampliamento della superficie viticola; la sperimentazione sta già determinando un progressivo aumento dei vini di alta qualità, contraddistinti da una spiccata personalità e specificità regionale; l’interesse di prestigiosi mercati mondiali per i nostri vini è la risposta agli sforzi compiuti per colmare il divario enorme, sotto l’aspetto qualitativo, tra il vino sardo e quello di altre regioni.

Vigneto di uva
Vigneto di uva "Monica" nelle campagne di Serdiana
E questo grazie alle moderne tecniche di coltivazione, al progresso tecnologico nelle cantine, sia sociali che private, e alla presenza di un numero crescente di imprenditori sempre più decisi nella intrapresa vitivinicola. Un esempio che ha spinto anche la Regione Sardegna a riappropriarsi del settore  e a predisporre un programma di rilancio: l’aumento dell’attuale superficie vitata, la valorizzazione del patrimonio autoctono ma anche il rinnovo varietale.

Per questo, l’assessorato dell’Agricoltura ha chiesto con forza al ministero delle Riforme agricole l’assegnazione di una parte dei 12.933 ettari concessi dall’Ue all’Italia, per la produzione di vini docg, doc e igt, pari a 817 ettari; per evitare che imprenditori di vini pregiati della Toscana e del Piemonte continuassero ad acquistare in Sardegna diritti di reimpianto per trasferirli nelle regioni di origine, ha deliberato che il trasferimento dei diritti possa avvenire esclusivamente «fra aziende situate nell’ambito territoriale regionale o alla Riserva regionale dei diritti di impianto» e ha dato il via all’attuazione del Piano di ristrutturazione e di riconversione viticola. Un intervento confinanziato al 50 per cento dalla Comunità europea che dovrebbe attirare molti imprenditori giovani, sempre pronti alle innovazioni.

Attualmente, la provincia di Cagliari, pur essendo stata la più colpita dal fenomeno dell’abbandono dell’attività viticola, domina ancora il panorama regionale in termini di concentrazione delle aziende e della superficie vitata.

Sono i vitigni a bacca rossa a prevalere su quelli a bacca bianca ed il Cannonau è al primo posto per estensione. Seguono il Nuragus, il Monica, il Pascale, il Vermentino e il Carignano. I primi tre, da soli,  occupano i due terzi della superficie vitata.

Marcato è l’orientamento verso i vini di qualità imbottigliati mentre è in forte calo il consumo di vino sfuso. Due quinti dell’intera produzione vinicola rappresenta l’élite della nostra enologia. Sono i 18 vini a denominazione di origine controllata  e l’unica e importante denominazione di origine controllata e Garantita rappresentata dal Vermentino di Gallura, ai quali si aggiungono i 15 vini a indicazione geografica tutelata. Una quantità limitatissima rispetto all’intero patrimonio vinicolo regionale.

Ua fase di lavorazione del vino nella Cantina Argiolas di Serdiana
Una fase di lavorazione del vino nella Cantina
Argiolas di Serdiana
Buona parte del prodotto, di qualità medio o medio-alta, varca il Tirreno per raggiungere mercati nazionali ed esteri. È questa positiva tendenza che ha spinto gli estensori del Piano di ristrutturazione e riconversione viticola a procedere avendo come obiettivo principale l’adeguamento della produzione alla domanda del mercato attraverso: il miglioramento del livello qualitativo della produzione con particolare riferimento alla materia prima; il mantenimento e il rafforzamento della tipicità delle produzioni delle diverse aree dell’isola; la valorizzazione della viticoltura come elemento qualificante dell’ambiente sardo; l’aumento della percentuale di produzione a vini docg, doc e igt regionali mediante diffusione dei vitigni che consentano di produrre i vini maggiormente richiesti dal consumatore; riduzione dei costi di produzione, mediante la razionalizzazione delle tipologie d’impianto e delle tecniche culturali e, dove possibile, mediante un più ampio ricorso alla meccanizzazione; produzione ottenuta nel pieno rispetto dell’ambiente. Con l’attuazione del Piano di ristrutturazione si prevede di intervenire, nell’arco di 5 anni, cioè dal 2000 al 2006, su 6.100 ettari di vigneto: la produzione di “vini di qualità prodotti in regione determinata” (vqprd), comprendenti le due categorie doc e docg  dovrà attestarsi sul 30-35% del totale del vino prodotto.

Rilanciare il settore significa però recuperare anche i quasi 10 mila ettari di vigneti non denunciati, emersi dalle rilevazioni aerofotogrammetiche eseguite dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Un recupero che potrebbe consentire alla Sardegna di raggiungere una superficie vitata dichiarata complessiva di quasi 40 mila ettari e, conseguentemente, poter concorrere ad ottenere il riconoscimento del diritto di reimpianto nell’ambito dei 12.933 ettari concessi dall’Ue al nostro Paese. Da qui un’ulteriore iniziativa dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, in armonia con quanto consentito dalla nuova Organizzazione comune del mercato vitivinicolo, che consente agli Stati membri dell’Unione Europea, attraverso i diritti di reimpianto, di regolarizzare una serie di abusi, anche attraverso la concessione di finanziamenti: la proroga del termine per la variazione delle superfici vitate. I viticoltori che hanno estirpato o reimpiantato senza la preventiva autorizzazione rilasciata dagli uffici regionali, nel periodo compreso tra il 1° settembre 1998 e il 31 luglio 2003 e che abbiano presentato entro il 2001 la dichiarazione di superficie vitata, possono, in deroga provvisoria, richiedere sia la verifica e l’attestazione della variazione sia il relativo diritto di reimpianto.

Un vigneto in Ogliastra
Un vigneto in Ogliastra
Per l’avvenire della nostra vitivinicoltura occorrono, quindi, continui e forti impegni. Negli ultimi dieci anni, il mercato è stato conquistato, per oltre il cinquanta per cento, dai vini dei Paesi nuovi produttori, in particolare dell’Australia e del Cile. I quali, soprattutto per la esiguità dei consumi interni, debbono proporsi sui mercati internazionali, in particolare su quelli comunitari. E per i nostri vini si ipotizza una concorrenza agguerrita. E la Sardegna come si difende? La risposta è sempre la stessa. Migliorando la qualità, razionalizzando la produzione. «Le opportunità emergenti per i nostri prodotti sono una domanda sempre crescente di vini di qualità intrinsecamente elevata, ad alta valenza ambientale e territoriale – rileva Antonello Pilloni, presidente del Consorzio dei vini doc –.  Ma la situazione di estrema globalizzazione del sistema economico richiede protagonisti che abbiano una visione del futuro e consapevolezza della strategia da seguire. Accanto ad un programma di servizi specifici per le imprese vitivinicole, le cantine e i centri di ricerca, occorre, quindi, individuare della strade agevoli che consentano di proiettare i nostri prodotti nei mercati nazionali e internazionali, ovvero una promozione globale e mirata del territorio, e in esso di quella sua produzione eccellente che è il vino». Non solo. Per Romano Satolli, che rappresenta l’Unione nazionale consumatori nel Comitato nazionale per la tutela dei vini a denominazione d’origine e a indicazione geografica tipica, «Quasi tutti i disciplinari di produzione dei vini a doc della Sardegna hanno urgente bisogno di importanti modifiche per non essere penalizzati sui mercati mondiali; modifiche necessarie, anzitutto, per adeguarsi alla legge 164/92 sulla “Nuova disciplina delle denominazioni di origine”, ma anche per andare incontro alle esigenze del consumatore moderno che richiede sempre più vini diversificati».

Vini Novelli.Aumenta la produzione di vini novelli sardi e cresce, contestualmente, il loro successo. Sarà per l’alta qualità, per la vivacità del colore, l’intensità aromatica, la morbidezza del gusto. Il consumatore li preferisce a quelli più rinomati, siano essi nazionali o francesi. Nel 2002 nel nostro Paese si sono prodotte 16.546.660 bottiglie di vino Novello. La Sardegna, con una produzione di 1.130.000 bottiglie, si è collocata al 5° posto, con quota 6,1% a livello nazionale, dopo il Veneto, la Toscana, il Trentino e l’Emilia Romagna e al primo posto tra le regioni del Sud. L’azienda Sella & Mosca di Alghero, con 450 mila bottiglie di Novello Rubicante, si è imposta al quinto posto tra le aziende nazionali. La produzione del 2003 ha registrato un lieve aumento, passando a 1.150.000 bottiglie. Con un fatturato di circa 4.500.000 euro, il vino Novello rappresenta il 2,26% della produzione regionale.

I vini della Sardegna. A conclusione di questa breve panoramica sul comparto vitivinicolo nell’isola, pubblichiamo l’elenco dei vini di qualità prodotti in regione determinata (vqprd) e dei vini a igt:

docg: Vermentino di Gallura;

doc: Alghero, Arborea, Campidano di Terralba o Terralba, Cannonau di Sardegna, Carignano del Sulcis, Girò di Cagliari, Malvasia di Bosa, Malvasia di Cagliari, Mandrolisai, Monica di Cagliari, Monica di Sardegna, Moscato di Cagliari, Moscato di Sardegna, Moscato di Sorso-Sennori o Moscato di Sorso o Moscato di Sennori, Nasco di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Sardegna Semidano, Vermentino di Sardegna, Vernaccia di Oristano;

igt: Barbagia, Colli del Limbara, Isola dei Nuraghi, Marmilla, Nurra o Nurra Algherese, Ogliastra, Parteolla, Planargia, Provincia di Nuoro o Nuoro, Romangia, Sibiola, Tharros, Trexenta, Valle del Tirso, Valli di Porto Pino.