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Lucio Piga
C'è ancora spazio per la chimica in Sardegna?
Lucio Piga
Sul futuro della chimica il parere di Confidustria
Carlo Mannoni
L'eterna emergenza della risorsa acqua
Gherardo Gherardini
Un primo passo verso la continuità territoriale
Gherardo Gherardini
Lo stato dei lavori negli aeroporti dell’isola

 

L'eterna emergenza della risorsa acqua
Carlo Mannoni

 

Manutenzione straordinaria alle condutture di scarico della diga sul Flumendosa a Nuraghe Arrubiu Un importante argomento di valutazione del livello del grave e ormai ripetitivo deficit idrico dell’isola ce lo fornisce il documento di base per la definizione dell’Accordo di Programma Quadro Stato-Regione in materia di risorse idriche, approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 17 agosto di quest’anno, il quale ci ricorda «che il volume d’acqua disponibile per l’anno in corso corrisponde a una dotazione media di appena 260 metri cubi annui per ciascuno dei 1.650.000 abitanti. Questo valore indice è molto al di sotto della soglia di 1000 metri cubi per abitante, che definisce, secondo gli esperti, la situazione di un territorio nel quale la scarsità d’acqua diventa un grave fattore limitante le necessità primarie dei consumi civili, lo sviluppo economico, la produzione alimentare, e la protezione dei sistemi naturali (Autori vari e Worldwatch Institute - State of the World 1993 e seguenti)».

 La preoccupante affermazione, riportata nel documento della Regione, traeva spunto dalla quantità di risorsa presente nei nostri invasi alla data del 31 maggio scorso, pari a 373 milioni di metri cubi, ed alla disponibilità d’acqua globale lorda (comprese, quindi, le perdite lungo il trasporto) per l’anno in corso pari a 433 milioni di metri cubi circa.

«Il valore indice per l’isola – concludeva l’approfondimento dei tecnici e degli esperti della Regione – è simile a quelli relativi ad alcuni territori dell’Africa Settentrionale (Egitto-Libia-Mauritania) e del Medio Oriente (Giordania-Arabia Saudita-Yemen), ma molto inferiore agli indici dell’Algeria (730), della Tunisia (450) e della Siria (550)».

 Lo stato delle disponibilità idriche al 30 novembre 2000 (221 milioni di mc d’acqua) ha tutt’altro che migliorato la precaria situazione dello scorso mese di maggio anche se le precipitazioni di questo fine dicembre cominciano a far sentire i primi benefici effetti nei bacini dell’isola, come indicato nella tabella a fianco. Ma la situazione rimane critica.

Da qui l’esigenza, come si legge ancora nella delibera della Giunta regionale, di ulteriori iniziative che, attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari per il periodo 2000-2006 – che riservano all’Asse I, Risorse naturali, “Ciclo integrato dell’acqua”, una dotazione finanziaria di 1000 miliardi circa – delle ulteriori assegnazioni statali della linea di finanziamento per le “Aree depresse” e dei fondi del bilancio regionale, consentano «di predisporre con la massima celerità possibile un programma di breve e medio termine, strutturato su efficaci e rapide strategie di intervento, e con esse realizzare gli interventi indispensabili per emergere dalla gravissima crisi attuale».

Tuttavia non di questo tratteremo in questo approfondimento. Avremo modo di farlo più avanti quando il vivace e sempre più incalzante dibattito in corso sulle misure da adottare avrà lasciato il campo ai documenti (complementi) di programma, con il corredo di strategie, opere e relative risorse finanziarie.

Oggi ci preme, invece, richiamare alcuni nostri precedenti interventi in materia di risorse idriche ed in particolare quelli contenuti negli articoli “In prima linea contro l’emergenza idrica” e “Interventi a breve termine per fronteggiare l’emergenza” pubblicati su questa rivista (n. 6/98 e n. 3-4/99) nei quali avevamo illustrato i programmi regionali in corso soffermandoci, con il primo, sulle opere che avevano ottenuto il finanziamento del Quadro comunitario di sostegno (Qcs) 1994-1999 e segnalando, con il secondo, le opere infrastrutturali che ci erano parse tra le più significative nell’insieme degli interventi avviati in questi ultimi anni nel settore idrico. Con tale richiamo intendiamo fare il punto sullo stato delle opere in corso, spostando l’attenzione da ciò che occorre fare a ciò che si sta facendo, in termini di effettiva capacità di realizzazione.

1. Lo stato di attuazione del programma comunitario “Risorse idriche”

Avviato nel 1995 con una dotazione finanziaria di 4.000 miliardi di lire, il programma comunitario “Risorse idriche” del Quadro comunitario di sostegno per gli anni 1994-1999 si era posto come obiettivo principale quello della riduzione del divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno nell’approvvigionamento della risorsa idropotabile, attraverso un complesso di opere che portasse al completamento dei progetti idrici già avviati nel Mezzogiorno, alla riparazione e l’integrazione dei sistemi di approvvigionamento dei principali centri urbani, al controllo ed alla riduzione delle perdite e, infine, al miglioramento del livello qualitativo della risorsa e del servizi.

Il totale dei finanziamenti attribuiti alla Sardegna per nuove opere era stato pari a 480 miliardi, al netto del finanziamento di 82 miliardi quale reintegro finanziario per la realizzazione di parte dei lavori della nuova diga sul Tirso già realizzata, ripartito in 25 progetti. Si trattava di risorse finanziarie non effettive ma “di partenza”, attribuite cioè dal Governo nazionale con il sistema dell’over booking in previsione di un generalizzato livellamento verso il basso dell’onere finanziario di programma sulla base dei ribassi effettuati dalle imprese in sede di gara.

Simulazione al computer della diga del Monte Nieddu, attualmente in fase di realizzazione. L’invaso garantirà la fornitura idrica a tutto il territorio sulla fascia costiera da Sarroch a TeuladaInfatti a gare d’appalto concluse, il ministero dei Lavori pubblici aveva rideterminato nell’importo di 373 miliardi e 571 milioni il totale dei finanziamenti comunitari attribuiti al sistema Regione-enti locali della Sardegna per la realizzazione dei 25 progetti originari, finanziando però, con 25 miliardi e 538 milioni aggiuntivi, altri 10 progetti individuati dalla Regione.

Tutti i 25 progetti originariamente finanziati erano stati infatti appaltati entro il previsto termine del 30 ottobre del 1988. Si era trattato di un buon inizio, perché l’aver concluso nei tempi “comunitari” le procedure di appalto e di affidamento dei lavori poneva la Sardegna al riparo dal pericolo di revoca dei finanziamenti da parte del­l’Unio­ne europea.

Nondimeno gli enti operanti nel settore idrico erano stati chiamati dalla Regione, con un’opera di stretto coordinamento, ad un ulteriore e non meno importante sforzo: concludere i lavori appaltati in tempo utile a consentire l’erogazione delle risorse finanziarie entro il 31 dicembre del 2001, così come richiesto dagli organismi comunitari. E ciò nella consapevolezza delle difficoltà, tutte italiane e locali, che sono proprie del sistema delle opere pubbliche, in non pochi casi a disagio se chiamato a rispettare procedure e tempi europei.

A distanza di due anni siamo “tornati” sui cantieri, per verificare avanzamento e prospettive delle opere appaltate. Come vedremo, a poco più di un anno dal termine finale per la chiusura dei lavori e la definizione di tutte le pertinenti partite contabili, la situazione dei lavori si presenta non uniforme, con alcuni interventi ultimati, altri in avanzata fase di realizzazione ma con altri, ancora, in grave e preoccupante ritardo, soprattutto quelli a maggior impegno finanziario.

Gli schemi idrici

Gli interventi sugli schemi acquedottistici in corso di realizzazione o ultimati fanno parte del Piano regionale degli acquedotti e sono attuati dall’Esaf e dal Consorzio del Govossai con un finanziamento complessivo disponibile di 200 miliardi di lire.

1.1. Gli interventi attuati dall’Esaf

Vista dall’alto dell’invaso del Flumendosa dopo i lavori di risanamento (1997)Schema n. 47 sud-occidentale, 1° lotto.Il progetto prevedeva l’esecuzione di un lotto di un più ampio intervento di rifacimento dell’intero schema acquedottistico n. 47 che alimenta 17 centri abitati situati lungo la costa sud occidentale della Sardegna per sopperire, attraverso l’alimentazione dai realizzandi invasi sul rio Monti Nieddu e sul rio Canargius, al grave deficit idropotabile di tali centri, con circa 30.000 abitanti stabilmente insediati.

I lavori, per un importo netto di 9 miliardi e 101 milioni, erano stati aggiudicati il 17 luglio 1997 alla società Cap spa con un ribasso del 34,27%, e sono stati ultimati il 27 febbraio 1999: è stata così realizzata una condotta di oltre 18 km che collega l’impianto di potabilizzazione di Sarroch, alimentato dalla risorsa prelevata dall’acquedotto industriale del Casic, con l’omonimo comune, l’abitato di Villa San Pietro e la fascia costiera di Santa Margherita. L’entrata in esercizio dell’opera consentirà di incrementare la disponibilità della risorsa idrica erogata alle utenze in conseguenza della riduzione delle perdite che, nell’acquedotto esistente, sono rilevantissime.

Schemi idrici del Nord Sardegna.Il programma comunitario era partito con 5 distinti interventi, del costo complessivo di 180.000 miliardi di lire, ritenuti necessari per realizzare ed adeguare le opere acquedottistiche del Nord Sardegna.

Schema idrico del Bidighinzu. Diramazione per il Comune di Ploaghe ed altri e diramazione per Nulvi.Anche questi lavori hanno avuto un esito soddisfacente. Il progetto prevedeva la realizzazione di una condotta lunga circa 15 km, della portata di 80 litri al secondo, che dall’invaso del Bidighinzu consentisse l’approvvigionamento idropotabile del Comune di Ploaghe e di altri centri dell’Anglona, tuttora serviti da una vecchia ed isufficiente condotta realizzata negli anni ’60. L’appalto, del costo netto di 4 miliardi e 993 milioni, è stato aggiudicato con due distinte gare alle imprese Schiavo di Napoli e Matraim di Cagliari con ribassi del 35,7% e 40% mentre i rispettivi lavori sono stati conclusi il 1° ottobre del 1998 ed il 2 marzo 2000. Il finanziamento comunitario ammonta complessivamente a 7 miliardi e 587 milioni.

Schemi idrici del Vignola, del Liscia e di Casteldoria.Gli interventi sugli schemi idrici del Nord Sardegna si riferiscono però, per la parte preponderante, al bacino di utenza costituito dai comuni di Aglientu, Santa Teresa Gallura, Palau e La Maddalena, località a forte vocazione turistica che registrano sensibili incrementi di popolazione stagionale con notevoli problemi nella disponibilità della risorsa idrica in particolari periodi dell’anno.

La mancata realizzazione della diga sul rio Vignola (da qui l’omonimo nome dello schema acquedottistico) ha fatto sinora gravare l’approvvigionamento idropotabile di tali importanti centri turistici sul bacino del Liscia, che già deve garantire l’utenza del relativo schema, costituito dai comuni di Arzachena, Buddusò, Golfo Aranci, Loiri, Monti, Luogosanto, Olbia, Sant’Antonio di Gallura, Telti e le rispettive zone turistiche e che quindi non è in grado, da solo, di sostenere entrambi gli schemi soprattutto di fronte ai ripetuti periodi siccitosi.

L'invaso del LisciaLa soluzione praticata con i finanziamenti comunitari è stata quella di avviare le prime e più importanti opere al fine di assicurare l’approvvigionamento idrico dei comuni di Aglientu, Santa Teresa Gallura, Palau e La Maddalena con il prelievo della risorsa oltre che dal Liscia anche dall’invaso del Coghinas, attraverso lo schema di Casteldoria. L’opera, che costituisce un nuovo ramo acquedottistico, si diparte dal realizzando impianto di potabilizzazione di Pedra Majore – della potenzialità di 750 litri al secondo ed appena appaltato all’Esaf – avendo come direttrice il territorio di Santa Teresa Gallura (acquedotto del Vignola), con una importante diramazione verso Palau e la Maddalena.

Condotta di collegamento da Casteldoria a Vignola.L’opera, che costituisce il nuovo ramo acquedottistico verso il Nord Sardegna, è garantita da un finanziamento comunitario di 31 miliardi e 32 milioni. Appaltata con un ribasso del 41,21%, su un importo a base d’asta di 34 miliardi e 288 milioni, alla società Ccc di Musile di Piave, doveva essere ultimata entro 30 mesi dalla data di consegna avvenuta il 12 gennaio 1999, ma la percentuale dei lavori eseguiti allo scorso mese di ottobre era pari ad appena il 30%: sarà pertanto assai difficile da parte dell’Esaf, nonostante il forte impegno, rispettare il termine di ultimazione previsto per l’11 luglio 2001.

Realizzazione dell’adduttrice che dalla vasca di disconnessione di Monte Lu Colbu porta al partitore di Santa Teresa Gallura.La realizzazione di quest’opera procede con maggior speditezza rispetto ai tempi della precedente ed agli inizi dello scorso mese di ottobre la percentuale dei lavori eseguiti, che dovranno esser ultimati nei primi mesi del prossimo anno, era pari al 60 per cento. Anche quest’intervento, che gode di un finanziamento comunitario di 11 miliardi e 156 milioni, è realizzato dall’impresa di costruzioni Ccc Cantieri Costruzioni Cemento spa, che si era aggiudicata la gara d’appalto con un ribasso del 44,27% su un importo a base d’asta di 13 miliardi e 606 milioni.

Tratto Ponte Liscia-Santa Teresa Gallura.Il progetto, del costo a base d’asta di 7 miliardi e 849 milioni di lire, era stato aggiudicato all’impresa Federici Iff spa di Roma con un ribasso del 37,05% ed i relativi lavori sono stati da tempo ultimati (il 30 dicembre 1999). Il finanziamento comunitario disposto a favore dell’intervento è pari a 7 miliardi e 368 milioni. Con la realizzazione di quest’opera, una nuova condotta di alimentazione di circa 17 km, si può davvero dire di aver fatto un ulteriore “passo in avanti” verso Santa Teresa Gallura in termini di approvvigionamento idrico, anche se mancano ancora le diramazioni finali verso le diverse zone dell’importante centro urbano del Nord Sardegna.

Anticipazione al servizio di La Maddalena con fonti di alimentazione provvisoria.L’opera, i cui lavori avevano avuto inizio il 16 settembre del 1997 – subito dopo l’aggiudicazione all’impresa di costruzioni Opere pubbliche spa con un ribasso del 35,64% su un importo a base di gara di 13 miliardi e 75 milioni – è stata ormai ultimata. I lavori realizzati consistono in una condotta di circa 13 km che dal partitore di Ponte Liscia arriva sulla costa, in località Punta Nera, per collegarsi alla condotta sottomarina dell’isola di la Maddalena, e in un’ulteriore condotta che da tale snodo porta ai 4 serbatoi di accumulo in corso di realizzazione a Palau. La quantità d’acqua proveniente dall’impianto di potabilizzazione del Liscia che verrà convogliata è pari a 200 litri al secondo, di cui 130 litri per Palau e zone turistiche costiere e 70 litri per l’isola di La Maddalena che già riceve un apporto di 40 litri al secondo dalla condotta sottomarina proveniente da Cannigione.

Finanziamento aggiuntivo con i ribassi d’asta.Come già anticipato, le ulteriori risorse finanziarie rese disponibili con i ribassi d’asta delle gare d’appalto delle opere inserite nel Programma comunitario “Risorse idriche”, ed appaltate entro i termini imposti dall’Unione europea, ha permesso alla Regione di avviare ulteriori opere di competenza dell’Esaf per un importo di 17 miliardi e 831 milioni riferito ai seguenti interventi:

Particolare dell’impianto pilota per il controllo della qualità dell’acqua per uso irriguo del lago di Simbirizzi, in cui si raccolgono le acque provenienti dal depuratore di Is ArenasSchemi 49-39 - Cagliari Sud Orientale. Condotte principali di avvicinamento città di Quartu Sant’Elena. Sostenuta da un finanziamento comunitario di 10 miliardi e 477 milioni, l’opera è stata appaltata per un importo netto di 5 miliardi e 965 milioni all’associazione tra le imprese cemento armato precompresso e Raffaello Pellegrini di Cagliari, con un ribasso del 45,84 per cento. La percentuale di esecuzione dei lavori, che erano stati consegnati il 3 dicembre del 1999, è attualmente del 60%, mentre l’ultimazione è prevista per il mese di giugno 2001;

Schema 2 - Liscia. Diramazione per Monti ed Aratena. La realizzazione della condotta ha avuto inizio con la consegna dei lavori intervenuta il 19 novembre del 1999, con uno sviluppo di cantiere pari al 37% allo scorso mese di agosto. I lavori, aggiudicati con un importo netto di 1 miliardo e 752 milioni, sono in ritardo rispetto ai tempi prestabiliti che ne prevedevano la conclusione entro il prossimo mese di dicembre. L’opera usufruisce di un finanziamento comunitario di 2 miliardi e 579 milioni;

Schema 2 - Liscia. Diramazione San Pantaleo e Cannigione. Il finanziamento comunitario assegnato all’Esaf per la realizzazione delle condotte di trasporto della risorsa ai due centri della Gallura è di 4 miliardi e 774 milioni. La realizzazione dell’opera, appaltata per un importo netto di 3 miliardi e 402 milioni, aveva avuto uno sviluppo, allo scadere dello scorso mese di agosto, pari al 51% del totale dei lavori di progetto. L’ultimazione dei lavori era prevista per il mese di dicembre del 2000.

1.2. Gli interventi attuati dal Consorzio Govossai

Schema idrico del Govossai.Nel quadro di interventi di realizzazione ed adeguamento delle strutture acquedottitiche previste dal Piano regolatore generale degli acquedotti della Sardegna, il programma comunitario aveva individuato alcune opere inserite nello schema del Govossai-Olai, la cui alimentazione avverrà dall’esistente bacino sul Govossai (capacità di invaso di 3 milioni di metri cubi) e dell’Olai (15 milioni di metri cubi), quest’ultimo ormai ultimato. La potabilizzazione della risorsa avverrà tramite l’impianto di Janna e Ferru di cui è stata ultimata la prima fase che prevede un trattamento di 600 litri al secondo. Il raccordo tra le dighe dell’Olai e del Govossai e l’impianto di potabilizzazione è costituito da una condotta già in esercizio.

Manutenzione straordinaria agli organi elettromeccanici di scarico della diga del FlumendosaCondotta adduttrice Orgosolo-Sos Toppos-Oliena.Con una lunghezza di 10 km circa e con una portata di 131 litri al secondo, consentirà di soddisfare i fabbisogni idropotabili dei comuni di Oliena e Dorgali senza gli attuali costi di pompaggio, pari a lire 667 milioni annui. L’opera, affidata all’impresa di costruzioni Sogea di Palermo con due distinti appalti aggiudicati il 16 ottobre del 1997 per un importo di 2 miliardi e 913 milioni netti, procede con forte ritardo in entrambi lotti. I lavori avrebbero infatti dovuto aver termine il 28 dicembre del 1998 mentre allo scorso mese di settembre i due lotti avevano avuto uno sviluppo percentuale pari, rispettivamente, al 43% ed al 65 per cento. Il finanziamento comunitario a disposizione per la realizzazione della condotta è di 3 miliardi e 667 milioni di lire.

Condotta adduttrice Janna ’e Ferru-zona Etfas Ottana.La condotta si sviluppa per 26 km e con una portata di 177 litri al secondo permetterà di far fronte ai fabbisogni idropotabili dei comuni di Sarule, Ottana, Oniferi, Orotelli, Orani, Bolotana, Lei e Silanus, tutti facenti capo al ramo occidentale del Govossai (schema 14 del Piano regolatore degli acquedotti). Appaltata all’Associazione temporanea di imprese Sca srl e Sacop di Quartucciu con un ribasso del 41,47% su un importo a base d’asta di 12 miliardi e 410 milioni, l’opera è stata completata il 13 luglio scorso. Il finanziamento comunitario destinato alla realizzazione dell’intervento era di 10 miliardi e 641 milioni di lire.

Adeguamento al 2031 delle condotte adduttrici per Fonni, Lodine, Gavoi ed Ollolai.Il progetto datato novembre 1995 da soluzione al problema dell’approvvigionamento idropotabile dei quattro comuni. Gli ultimi tre centri sono attualmente alimentati dal lago di Gusana, oggi fortemente eutrofizzato, con costi di pompaggio pari a 162 milioni annui. Il costo totale dell’opera, appaltata il 10 settembre del 1997 alla ditta Omer srl di Fonni con un ribasso del 35,35%, è di 4 miliardi e 398 milioni di lire, totalmente a carico dei fondi comunitari ed i lavori sono stati ultimati il 23 maggio 2000.

Finanziamento aggiuntivo con i ribassi d’asta.Anche il Consorzio acquedotto Govossai ha potuto beneficiare, come l’Esaf, di ulteriori risorse finanziarie pari a 5 miliardi e 137 milioni disponibili con i ribassi d’asta delle gare d’appalto precedentemente concluse. Il finanziamento aggiuntivo ha permesso al Consorzio di avviare il completamento delle reti interne nei comuni di Ollolai, Lodine, Galtellì, Loculi e Onifai e la realizzazione della condotta di avvicinamento e del serbatoio di Orotelli.

Questo lo stato di realizzazione delle opere:

– completamento rete idrica interna comuni Ollolai e Lodine, 1° stralcio: l’appalto è stato aggiudicato il 9 settembre del 1999 all’impresa Ing. G.B. Bosazza di Cagliari con un ribasso del 19,36% su un importo a base d’asta di 1 miliardo e 538 milioni di lire; la percentuale di lavori eseguiti è pari al 61% e se ne prevedeva l’ultimazione per il mese di dicembre del 2000;

– rifacimento della rete idrica interna nel comune di Galtellì, 2° stralcio esecutivo: i lavori sono in fase di ultimazione (realizzato il 79% ai primi dello scorso ottobre) prevista per il dicembre 2000 da parte dell’impresa rea­lizzatrice, la Cooperativa “Edile Orgosolo”, che si era aggiudicata i lavori con un ribasso del 16,58% su un importo a base di gara di 915 milioni di lire;

– rifacimento e completamento della rete idrica di Loculi: anche quest’opera è in avanzata fase di realizzazione (l’86% allo scorso giugno) dall’impresa Mastio di Nuoro anche se i lavori risultano momentaneamente sospesi per una perizia di variante. L’appalto era stato aggiudicato il 7 settembre del 1999 con un ribasso del 17,1% su un importo a base d’asta di 625 milioni;

– rifacimento della rete idrica interna del comune di Onifai: i lavori, appaltati il 7 settembre del 1999 alla Cooperativa “Edile Orgosolo” con un ribasso dl 14,81% su un importo a base d’asta di 810 milioni di lire, dovranno concludersi nel mese di febbraio del 2001. La percentuale dei lavori realizzati sino a tutto lo scorso mese di luglio è pari al 60% circa;

Lavori di costruzione di una traversa di derivazione sul Basso Flumendosa in località S'Isca Rena, tra Villasalto e Armungia. Attraverso l'invaso si trasferirà l'acqua al bacino del Mulargia– costruzione del serbatoio di Orotelli e relativa condotta di avvicinamento: i lavori realizzati sono oggi pari all’82% di quelli previsti in progetto. Impresa aggiudicataria dei lavori è la Ice di Oliena, con un ribasso del 10,22% su un importo a base d’asta di 525 milioni di lire.

1.3. Le dighe

Schema idrico del Liscia. Consorzio di bonifica della Gallura - Sistemazione del serbatoio sul fiume Liscia - Diga del Liscia. Realizzata nel periodo 1958-1962 per raccogliere un volume idrico di 104 milioni di metri cubi, la diga del Liscia, che sbarra l’omonimo fiume, in località Calamaiu nel comune di Luras, ha oggi una capacità di raccolta di appena 50 milioni di metri cubi per le limitazioni imposte dal Servizio nazionale dighe per questioni attinenti alla sicurezza degli scarichi dell’invaso. Dal mese di marzo di quest’anno è gestita dal Consorzio di bonifica della Gallura che è subentrato all’Ersat, su autorizzazione dell’assessorato regionale dei Lavori pubblici.

Quanto alla sicurezza la diga, che ha una lunghezza di 225 metri ed una altezza di 68, ha avuto nella sua storia vicende travagliate: dapprima l’impossibilità di effettuare il collaudo tecnico per il mancato spostamento, fuori dall’area del bacino, dei viadotti della ferrovia Tempio-Palau, e successivamente le lesioni che nel frattempo erano state riscontrate sui paramenti della diga ne avevano già da tempo limitato ancor più il livello di invaso, limitazione non risolta neanche con il rinforzo della diga realizzato nel perio­do 1982-1991, dopo lunghe ed alterne vicende contrattuali con le imprese esecutrici.

Con gli ulteriori lavori di intervento sulla diga finanziati dal Quadro comunitario di sostegno – i lavori appaltati sono stati realizzati al 67% e verranno ultimati entro il primo semestre del prossimo anno – sarà assicurato un volume di invaso pari all’intera potenzialità dello sbarramento, così da garantire la disponibilità della risorsa idrica a servizio dell’acquedotto del Liscia, che alimenta oltre a numerosi centri abitati, anche l’intero complesso turistico del Nord Sardegna-Costa Smeralda e il comprensorio irriguo di Olbia Nord, nell’ambito del Piano generale di bonifica montana del Liscia approvato nel 1964. L’opera ha un finanziamento comunitario di 7 miliardi e 249 milioni ed è stata appaltata con un ribasso del 22,3% su un importo a base di gara di 6 miliardi e 354 milioni: i lavori, consegnati il 9 ottobre del 1998, dovevano essere ultimati entro il mese di febbraio del 2000, ma forti divergenze tra l’Ersat, che li aveva appaltati, e l’impresa esecutrice ne hanno ritardato lo svolgimento programmato, anche se ormai lo sviluppo dei lavori ha ripreso il giusto ritmo per una conclusione che consentirà, in caso di auspicate e consistenti piogge, di non scaricare nel mare la preziosa risorsa.

Particolare dell'impianto pilota per il controllo della qualità dell'acqua del SimbirizziSchema idrico del rio Monte Nieddu. Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale. Realizzazione diga di Monte Nieddu e traversa sul rio Is Canargius con galleria di collegamento tra gli invasi.L’intervento, dopo l’avvenuta aggiudicazione dei lavori alla spagnola Dragados-Fcc con un ribasso del 21,4% su un importo a base d’asta di 87 miliardi e 447 milioni, è sostenuto da un finanziamento comunitario di 101 miliardi. Prevede la realizzazione di due invasi, sui corsi d’acqua M. Nieddu e Is Canargius, con una capacità complessiva di 36,1 milioni di metri cubi (35,4 + 0,7), il primo ottenuto con la realizzazione di una diga dell’altezza di 87 metri e della lunghezza di 340 metri ed il secondo con uno sbarramento di 26 metri di altezza e di 100 metri di lunghezza. I due invasi verranno resi intercomunicanti da una galleria di valico lunga 1 km.

Il nuovo sistema di invasi – che costituiva e costituisce per difficoltà di realizzazione ed impegno finanziario, l’opera più importante del Programma Risorse Idriche Sardegna – potrà contribuire a soddisfare i fabbisogni irrigui del Comprensorio di circa 4590 Ha, destinando a tale riguardo 21 milioni di metri cubi annui di risorsa per l’irrigazione del territorio dei comuni di Sarroch, Villa San Pietro e Pula ed altri 9 milioni e 600 mila metri cubi annui d’acqua per l’uso idropotabile della popolazione residente (oggi pari a 30.000 unità) e delle presenze turistiche della costa Sud-Occidentale di Cagliari sino a Teulada.

Purtroppo la percentuale di realizzazione dell’opera è pari, allo scorso mese di ottobre, ad appena il 19,46% dei lavori di progetto che, consegnati il 21 gennaio del 1998, si sarebbero dovuti concludere proprio allo scadere del termine ultimo del programma comunitario, ovvero il 30 dicembre del 2001. Si trattava senz’altro di una previsione ottimistica, quasi da primato diremmo, data l’evidente difficoltà di realizzare in neanche quattro anni un’opera idraulica così complessa: se poi consideriamo i non trascurabili problemi tecnici intervenuti, come la negativa situazione geologica nell’area delle scarpate e soprattutto l’impossibilità di approvvigionarsi dalla centrale Enel di Portovesme delle ceneri che servono a miscelare il cemento del “calcestruzzo rullato” per la costruzione della diga, perché al di fuori dei previsti parametri di qualità, possiamo comprendere oggi il perché di uno sviluppo negativo dell’intervento.

L’impegno del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, che ha appaltato e gestirà l’opera a lavori ultimati, è a questo punto diretto per quanto possibile a salvaguardare, d’intesa con la Regione ed il ministero dei Lavori pubblici, almeno una quota consistente dei fondi comunitari con la realizzazione di almeno una parte delle opere previste in progetto purché funzionali alla gestione della nuova risorsa accumulata. L’ipotesi del Consorzio è quella di eseguire la viabilità di accesso e circumlacuale allo sbarramento principale, la galleria di collegamento tra gli invasi, l’avandiga per lo sbarramento di Sa Stria e la derivazione provvisoria del rio Monti Nieddu con tutte le opere propedeutiche per la costruzione del muro di sbarramento sul Monte Nieddu, per una spesa complessiva di 62 miliardi e 504 milioni ed una riduzione del finanziamento comunitario di 38 miliardi e 628 milioni. Il problema, a questo punto, sarà quello di reperire la non trascurabile quota di finanziamento comunitario che verrà revocata e che la Regione dovrà individuare nell’ambito del prossimo programma comunitario 2000-20006 o dei programmi di finanziamento nazionale per le “Aree Depresse”.

 Schema idrico del Sulcis. Consorzio di bonifica del Cixerri. Interventi di completamento della diga di Medau Zirimilis sul rio Casteddu. Il progetto, appaltato il 30 dicembre del 1997 con un importo netto di lavori di 9 miliardi e 435 milioni è stato realizzato per il 96 per cento. Prevede la realizzazione di interventi di completamento della diga, già realizzata, per ridurre le portate di filtrazione nelle fondazione e consentire, così, l’entrata in esercizio definitivo dell’opera, garantendo, nello stesso tempo, la funzionalità degli impianti di distribuzione ed erogazione in fase di completamento ed in esercizio parziale. Il finanziamento comunitario è di 15 miliardi e 289 milioni.

Schema idrico di Villacidro. Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale. Intervento sulla diga sul Rio Leni.Il progetto prevedeva, attraverso un finanziamento comunitario oggi definitivamente stabilito in 5 miliardi e 462 milioni, l’effettuazione di interventi integrativi sul corpo diga per migliorare la tenuta del manto impermeabile. L’opera, ormai ultimata, consentirà il collaudo finale dello sbarramento per raggiungere il massimo dell’invaso utile, dagli attuali 12 milioni di metri cubi ai previsti 20 milioni a favore del settore irriguo e industriale ma anche, in caso di emergenza, di quello idropotabile. I lavori, dell’importo netto di 3 miliardi e 794 milioni, erano stati consegnati il 7 dicembre 1999 e sono stati ultimati rispettando il previsto termine di 11 mesi.

Impianto di potabilizzazione delle acque del rio Torrei, fra i comuni di Tiana e TonaraSchema idrico del Basso Sulcis. Consorzio di bonifica del basso Sulcis. Risanamento adduzione primaria dalla diga di Monte Pranu.L’intervento ha come oggetto la realizzazione delle condotte adduttrici in destra e sinistra del rio Palmas – in luogo degli esistenti canali a pelo libero realizzati nel lontano 1959 – e la sostituzione delle attuali centrali di sollevamento con un’unica centrale posta in prossimità della diga di Monte Pranu, con un risparmio idrico nelle distribuzione pari a circa 8 milioni di metri cubi all’anno. Il risparmio idrico si tradurrà in una accresciuta disponibilità di risorsa per gli usi idropotabile ed industriale cui è destinato l’invaso di Monte Pranu, che ha una capacità di accumulazione di 50 milioni di metri cubi e serve l’agglomerato industriale di Portovesme e la città di Carbonia con i centri minori vicini.

L’intervento, che usufruisce di un finanziamento comunitario di 38 miliardi e 289 milioni, è in corso di realizzazione attraverso tre distinti appalti: la fornitura dei tubi in cemento armato precompresso, aggiudicata con un ribasso del 2,09% su un importo a base di gara di 12 miliardi e 761 milioni all’associazione di imprese Gecopre e Vianini, e già ultimata; l’impianto di sollevamento e telecontrollo aggiudicato all’impresa Meregalli per un importo netto di 5 miliardi e 967 milioni (ribasso del 5,16%) e realizzato al 70%; i lavori di posa in opera delle tubazioni e relative opere edili appaltati dalla società Gecopre con un ribasso del 52,65% su un importo a base d’asta di 19 miliardi e 545 milioni (importo netto di 9 miliardi e 254 milioni), realizzati al 75 per cento.

Schema idrico della Nurra. Consorzio di bonifica della Nurra. Ricostruzione della condotta adduttrice principale sud in sinistra.Si tratta di un’opera che ha potuto beneficiare, all’ultimo momento, dei finanziamenti aggiuntivi resisi disponibili con l’utilizzo dei ribassi d’asta delle gare espletate da diversi enti regionali. Dotato di un finanziamento di 2 miliardi e 538 milioni, il progetto è in piena attuazione ed i lavori avevano raggiunto, ai primi dello scorso mese di settembre, la percentuale del 44 per cento. L’importo dei lavori aggiudicati è di 1 miliardo e 733 milioni.

1.4. Infrastrutture idriche

Comune di Sassari.La municipalità di Sassari ha compiuto in questi ultimi anni un notevole sforzo nel settore dei sevizi idrico-fognari e dell’approvvigionamento idrico utilizzando, è vero, un finanziamento comunitario di tutto rilievo – stabilito in via definitiva, dopo lo svolgimento delle gare d’appalto, in 99 miliardi e 539 milioni – ma dando altresì dimostrazione di buona capacità progettuale e attuativa che gli consente di presentarsi oggi con una discreta percentuale di lavori eseguiti.

Adeguamento delle strutture idrico fognarie della città di Sassari alla legge Galli e alle direttive della Comunità europea.Si tratta di in progetto integrato, che usufruisce di un finanziamento comunitario di 55 miliardi e 13 milioni e che aveva raggiunto, nello scorso mese di settembre, una percentuale di avanzamento del’81 per cento. Consentirà, una volta completamente realizzato, di adeguare le strutture idriche esistenti agli standard qualitativi e quantitativi europei, prevedendo inoltre, in linea con quanto indicato dalla “Legge Galli” relativamente al ciclo integrato dell’acqua, il completamento e la razionalizzazione del sistema di smaltimento delle acque reflue e la predisposizione di adeguati strumenti tecnici ed informatici di gestione e di controllo.

Opere di depurazione e di disinquinamento ambientale. Si tratta di otto distinti progetti che interessano, tra l’altro, il potenziamento dell’impianto di depurazione di Ottava, la realizzazione di opere igienico sanitarie in alcune importanti frazioni, compreso l’allontanamento dei reflui, la realizzazione di alcuni importanti collettori fognari ed il disinquinamento della città murata nel centro storico della città, per consentire l’avvio di un processo di rivitalizzazione del centro storico di Sassari nel quale, successivamente alla nascita degli impianti urbanistici originari, non sono stati eseguiti interventi significativi di adeguamento tecnologico, recupero o rinnovo dei sottoservizi.

Con l’intervento finanziario comunitario, pari a 24 miliardi circa, si sta realizzando un primo lotto delle reti fognanti del centro storico, con il rifacimento del sistema separato di acque bianche e nere e quello degli allacci fognari dei privati. I lavori procedono peraltro con un forte ritardo rispetto ai tempi previsti, considerato che i lavori consegnati il 28 dicembre del 1998 si sarebbero dovuti completare allo scadere del 2000 e sono stati realizzati, invece, solo per il 12,76 per cento. Hanno contribuito al rallentamento dei lavori alcune non trascurabili questioni relative ai vincoli architettonici e di tutela della memoria storica (Soprintendenza ai beni ambientali) nonché le esigenze di coordinamento con altri importanti lavori relativi alla posa in opera delle tubature del gas e delle linee elettriche e telefoniche.

Posa di condutture per uso irriguo nelle campagne di SerramannaDiamo conto di seguito dell’andamento dei cantieri.

completamento impianto depurazione Ottava, 2° lotto: finanziamento comunitario 3 miliardi e 75 milioni; appalto netto 2 miliardi e 76 milioni, lavori eseguiti al 90 per cento;

allontanamento pluviali a valle di viale Sicilia: finanziamento comunitario 2 miliardi e 131 milioni; appalto netto 1 miliardo e 507 milioni, lavori eseguiti al 71 per cento;

allontanamento scarichi fognari dal quartiere di Li Punti: finanziamento comunitario 2 miliardi e 540 milioni; appalto netto 1 miliardo e 806 milioni, lavori eseguiti al 12 per cento;

collettore fognario esterno La Landrigga-Bancali-Ottava: finanziamento comunitario 2 miliardi e 917 milioni; appalto netto 1 miliardo e 957 milioni, lavori ultimati;

opere igienico sanitarie frazioni Li Punti San Giovanni:finanziamento comunitario 1 miliardi e 888 milioni; appalto netto 1 miliardo e 218 milioni, lavori eseguiti al 78 per cento;

allontanamento reflui di sfioro dalla rete fognaria corso Margherita di Savoia: finanziamento comunitario 3 miliardi e 826 milioni; appalto netto 2 miliardo e 762 milioni, lavori ultimati;

allontanamento reflui di sfioro dalla rete fognaria diversore Fosso della Noce: finanziamento comunitario 2 miliardi e 203 milioni; appalto netto 1 miliardo e 554 milioni, lavori eseguiti al 56 per cento;

disinquinamento ambientale della città murata: finanziamento comunitario 25 miliardi e 941 milioni; appalto netto 13 miliardi e 185 milioni, lavori eseguiti al 12,76 per cento.

2. Programma per l’emergenza idrica nelle aree Flumendosa-Campidano e Temo-Cuga

In concomitanza con la situazione di assoluta criticità per le riserve idriche nella nostra isola quale si era presentata nel mese di settembre del 1999, avevamo ritenuto di presentare – nell’articolo “Interventi a breve termine per fronteggiare l’emergenza” pubblicato sul n. 3-4/99 di questa rivista – alcuni degli interventi più significativi attuati da Regione e Commissario governativo per l’emergenza idrica, che nel breve e medio periodo potranno consentire il recupero, in alcune delle aree più deficitarie, come il Flumendosa-Campidano e il Temo-Cuga, di consistenti volumi di risorsa a favore del settore idropotabile ed irriguo.

Anche per questi interventi, così come per quelli del programma comunitario per gli anni 1994-1999, siamo “tornati” sui cantieri per verificare lo stato di realizzazione delle opere programmate. A differenza del programma comunitario “Risorse idriche” non vi era, in questo caso, un termine di scadenza per l’utilizzo dei fondi, anche se entrambi programmi sono accomunati dalla medesima esigenza di accelerare i tempi di realizzazione e di entrata in esercizio delle opere. Anche qui la situazione dei lavori si presenta non uniforme, con alcuni interventi ultimati, altri in avanzata fase di realizzazione ma con altri, ancora, in grave e preoccupante ritardo.

2.1. Gli interventi a favore dell’area del Campidano di Cagliari

Le linee di intervento, che di seguito indichiamo, prevedono un incremento di disponibilità idrica, nel breve periodo, di 75 milioni di metri cubi annui.

Collegamento dal serbatoio del Mulargia agli impianti di potabilizzazione dell’Area vasta del Comune di Cagliari e riassetto funzionale, a fini irrigui, del ripartitore Sud-Est dello schema idrico Flumendosa Campidano. Si tratta di due opere fondamentali, e tra di loro complementari, previste nei piani per l’emergenza idrica degli anni 1995-1996 per trasformare totalmente il principale sistema di trasporto della risorsa idrica dagli invasi del Flumineddu, Nuraghe Arrubiu e Mulargia alle utenze del Campidano di Cagliari, sostituendo l’attuale sistema assicurato dal canale Sud – Est dell’Eaf, con due linee di trasporto in condotta, una per le utenze potabili e l’altra per gli usi irrigui.

La prima è costituita da una condotta di circa 50 km per consentire la diretta alimentazione – oggi pari a 70 milioni di metri cubi di risorsa – dall’invaso del Mulargia agli impianti di potabilizzazione di Donori, San Michele, Settimo San Pietro e Corongiu, che servono l’Area vasta della città di Cagliari, e di tutto il suo hinterland, dei centri abitati del Campidano meridionale e della costa sud-orientale della Sardegna.

L’opera, del costo a base d’asta di 82 miliardi di lire circa, è stata aggiudicata dall’Ente autonomo del Flumendosa, con il sistema dell’appalto integrato previsto dall’articolo 19 della legge Merloni, al raggruppamento di imprese Safab, Gecopre e cemento armato precompresso, che ha offerto un ribasso del 24,7 per cento. I lavori hanno avuto inizio il 15 febbraio del 1999 con uno sviluppo a tutt’oggi del 38,2 per cento. L’ultimazione dei lavori è prevista per il mese di febbraio del 2001.

Rifacimento della rete idrica e fognaria nell'abitato di SassariUna volta entrata in esercizio la condotta consentirà un risparmio dei costi di potabilizzazione dell’acqua trasportata, la notevole riduzione di quelli energetici per l’eliminazione degli impianti di sollevamento, il miglioramento della gestione del bacino del Corongiu che verrà interconnesso con quello di Settimo San Pietro, l’alimentazione con risorsa di migliore qualità dell’impianto di potabilizzazione dell’Esaf a Sarroch nella costa sud occidentale e, infine, l’eliminazione della non trascurabile perdita di 20 milioni di metri cubi d’acqua cui è attualmente soggetto l’attuale sistema di trasporto tramite il canale Sud-Est dell’Eaf.

Il riassetto funzionale, a fini irrigui, del ripartitore Sud-Est del Flumendosa è da considerarsi la seconda importante opera di riassetto dello schema idrico del Flumendosa-Campidano, destinata anch’essa a razionalizzare il trasporto della risorsa, questa volta per uso irriguo, oggi attuato attraverso il canale Sud-Est dell’Ente Autonomo del Flumendosa, realizzato da oltre 30 anni, che serve gli importanti distretti irrigui di Serramanna e Nuraminis, San Sperate, Monastir, Sestu ed Elmas e quelli di Quartu e Selargius.

Ricorderemo che scopo del progetto era quello di eliminare le importanti perdite nel sistema di trasporto (20 milioni di metri cubi di risorsa, come già detto) apportando altresì importanti e strategiche modifiche al sistema di gestione per ottimizzare l’uso della risorsa, alimentando direttamente, con una nuova condotta in pressione, importanti distretti irrigui ed utilizzando, attraverso l’uso inverso della condotta, i reflui dell’impianto di depurazione di Is Arenas di Cagliari raccolti nell’invaso di Simbirizzi, così da alimentare con la aggiuntiva (pari inizialmente a 20 milioni di metri cubi annui) i distretti irrigui della parte meridionale del Campidano, sino a quelli di San Sperate e Monastir.

L’intervento, del costo complessivo a base d’asta di 39 miliardi e 713 milioni di lire, è stato quasi completamente ultimato attraverso la realizzazione di 5 distinti lotti tutti appaltati nel periodo 1997-2000.

Il primo lotto è stato ultimato il 14 maggio del 1997 dall’impresa di costruzioni Hermes che si era aggiudicata i lavori con un ribasso dell’11,3% su un importo di gara di 9 miliardi e 622 milioni circa. I lavori del secondo lotto sono stati realizzati dalla società Cap, che aveva offerto un ribasso del 14,9% su un importo a base d’asta di 10 miliardi e 199 milioni, e che ha ultimato l’esecuzione delle opere il 5 giugno del 1998. Il terzo lotto, realizzato dal raggruppamento di imprese Gecopre-Safab con un ribasso del 23,2% su un importo a base d’asta di 10 miliardi e 3553 milioni, è stato ultimato l’8 ottobre del 1997, mentre il quarto lotto è stato portato a termine il 30 novembre del 1998 dalla società Opere idriche aggiudicataria dei lavori con un ribasso, sul base d’asta di 6 miliardi e 969 milioni, del 18,4 per cento. I lavori del quinto e ultimo lotto, infine, sono stati invece appena consegnati (il 25 luglio di quest’anno) all’impresa Pisciotta Calogero & C. vincitrice dell’appalto con un ribasso del 19,1% sull’importo a base di gara di 2 miliardi e 570 milioni di lire. La loro ultimazione è prevista per il mese di marzo del 2001.

La realizzazione dell’intervento, in termini di celerità di progettazione e di tempi di esecuzione, costituisce un ottimo risultato che ha già consentito l’entrata in gestione, almeno per alcune tratte, dell’importante condotta.

L’utilizzo, a fini irrigui, dei reflui dell’impianto consortile di Is Arenas a Cagliari collegamento impianto reflui Is Arenas al serbatoio di Simbirizzi. Le linee del Programma operativo regionale (Por) del Quadro comunitario per il periodo 2000-2006 individuano, tramite l’Asse I Risorse naturali, l’utilizzo di fonti di approvvigionamento idrico alternative per l’uso irriguo, ed in particolare l’utilizzo dei reflui urbani.

In tal senso la destinazione a fini irrigui dei reflui dell’impianto consortile di Is Arenas a Cagliari, deciso nel 1996, da realizzarsi attraverso il collegamento dell’impianto di depurazione con il serbatoio Simbirizzi, ci è sembrato precorrere i tempi, e non a caso è stato adottato come progetto pilota dall’Unione europea.

Ci preme sottolineare la grande importanza dell’opera, chiamata a recuperare all’area meridionale della Sardegna, con un deficit idrico di circa 150 milioni di metri cubi all’anno e con un utilizzo di appena il 50% del territorio attrezzato per l’irrigazione, un volume di risorsa pari oggi a 20 milioni di metri cubi annui di reflui del Comune di Cagliari – su una potenzialità di 60 milioni – che, attualmente, una volta trattati defluiscono invece in mare.

Per il riutilizzo a fini irrigui dell’importante risorsa è previsto il collegamento, attraverso una condotta di circa 7 km, dell’impianto consortile di depurazione di Cagliari con il lago di Simbirizzi, dal quale potranno essere alimentati numerosi distretti irrigui del Campidano meridionale come abbiamo avuto modo di precisare trattando del riassetto funzionale del ripartitore Sud-Est dello schema idrico Flumendosa-Campidano.

L’opera, del costo complessivo di circa 39 miliardi, finanziati in parte dal Commissario governativo per l’emergenza idrica in Sardegna (20 miliardi) ed in parte dal programma comunitario Interreg II (19 miliardi), era stata suddivisa in tre lotti, dei quali due già ultimati ed il terzo in fase di esecuzione.

Il primo lotto, relativo alla stazione di pompaggio è stato ultimato il 14 maggio del 1997 dall’impresa Di Vincenzo, che si era aggiudicata l’appalto con un ribasso del 5,5% sull’importo di gara di 3 miliardi e 802 milioni di lire. I lavori del secondo lotto, relativi alla condotta di collegamento tra gli impianti sono stati invece ultimati il 29 dicembre del 1997. I lavori erano stati affidati alla società Igeco che aveva offerto un ribasso del 18,4% sull’importo 10 miliardi e 79 milioni a base d’asta.

Il terzo ed ultimo lotto prevede invece la realizzazione di un impianto di defosfatazione, resosi necessario per l’elevata percentuale di fosforo presente nei reflui trattati. I lavori sono stati consegnati il 22 marzo di quest’anno alla società Putignano, che se li era aggiudicati con un ribasso del 28,5 su un importo a base d’asta di 18 miliardi e 331 milioni e che dovrà ultimarli entro il mese di marzo del 2001.

Derivazione ed utilizzazione delle risorse del basso Flumendosa e collegamento con il serbatoio sul Mulargia. La realizzazione della diga di “Monte Perdosu” – con una prevista capacità di invaso di 102,2 milioni di metri cubi ed un volume utile di regolazione di 78,94 milioni di metri cubi – per provvedere al soddisfacimento dei bisogni locali, sia potabili che irrigui, del Sarrabus, da Villaputzu a Muravera, ed assicurare il trasferimento del considerevole volume residuo nella diga del Mulargia a favore del circondario di Cagliari, è stata tra quelle riconosciute prioritarie dalle diverse Giunte regionali per l’utilizzo dei fondi comunitari e nazionali nel settore idrico. La complessità delle procedure di realizzazione di un’opera così impegnativa ha richiesto a suo tempo (1994-1996), di dare inizio all’utilizzazione di almeno una parte delle risorse del Basso Flumendosa con la realizzazione di una traversa di derivazione sul Flumendosa, in località Isca Rena tra Villasalto e Armungia.

Attraverso l’opera si potrà disporre di un invaso di circa 90.000 metri cubi di risorsa trasferita all’invaso del Mulargia con una centrale di sollevamento ed attraverso una condotta collegamento di circa 20 km.

L’intervento è stato articolato in 3 lotti. Il primo, costituito dalla traversa di derivazione è in corso di realizzazione al 53% dall’impresa Astaldi, subentrata alla Dipenta costruzioni che aveva vinto l’appalto con un ribasso del 22,2% su un importo a base d’asta di 8 miliardi e 509 milioni; il secondo, costituito dall’impianto di sollevamento del costo a base d’asta di 19 miliardi e 122 milioni di lire, è stato aggiudicato, con un ribasso del 20 % alla società Impregilo alla quale sono stati consegnati i lavori il 15 novembre scorso. Il terzo lotto prevedeva invece l’esecuzione della condotta di collegamento con il Mulargia che è stata appaltata alla società Igeco con un ribasso del 25% sull’importo a base d’appalto di 41 miliardi e 744 milioni di lire. I lavori di quest’ultimo intervento verranno consegnati a breve.

Con la situazione degli appalti appena illustrata è possibile prevedere l’entrata in esercizio dell’opera non prima della fine del il 2003 – e quindi con ritardo rispetto alle previsioni dell’originario programma, nato con le disponibilità della legge finanziaria della Regione del 1994 – quando si potrà disporre di una maggiore erogazione annua di 32 milioni di metri cubi di risorsa.

2.2. Gli interventi a favore dell’area del Temo-Cuga

L’approvvigionamento idrico della Nurra. Come le altre zone idrografiche della Sardegna anche quella del Temo-Cuga, che appartiene alla più vasta zona denominata Coghinas-Mannu-Temo, è stata interessata nell’ultimo trentennio da un costante ridursi dei deflussi idrici, con valori di punta negativi nel quadriennio 1985-1990. Dalle osservazioni effettuate è infatti emerso che se ciascuno degli anni che vanno dal 1922 al 1972 aveva potuto contare su una media annua di deflussi pari a 270 milioni di metri cubi di risorsa, successivamente al 1972 ciascun anno ha potuto contare su una consistenza di deflussi pari a soli 200 milioni di metri cubi, con una riduzione del 26 per cento.

I fabbisogni idrici multisettoriali della zona vengono oggi assicurati dagli invasi del Temo e del Cuga, con una capacità complessiva di 114 milioni di metri cubi – a fronte de 142 milioni di metri cubi che si sarebbero dovuti assicurare con il Piano Acque attraverso la realizzazione sul medio Temo di tre nuovi serbatoi in corrispondenza dei rii “Cumone”, “Badu Crabolu” e “Abbaidorza”, da collegare con quello esistente di Roccadoria – con i quali si dovrebbe far fronte alla dotazione irrigua dell’intero Comprensorio della Nurra, con 6.000 ettari attrezzati e 24.000 da servire, alle necessità idropotabili degli acquedotti di Macomer, Bosa, Alghero, Villanova Monteleone e Roccadoria ed alla alimentazione, con un consistente prelievo, del bacino del Bidighinzu.

Lavori di costruzione di una traversa di derivazione sul Basso Flumendosa, in località S'Isca RenaIn soccorso al sistema, che si presenta dunque con un forte deficit strutturale aggravato dal ripetersi degli eventi siccitosi, si è intervenuti con una soluzione intermedia attraverso la realizzazione, a valle dei siti prescelti per la costruzione dei tre nuovi serbatoi, di due traverse sui rii Cumone e Badu Crabolu, la derivazione delle portate, ed il loro trasferimento mediante sollevamento al bacino del Temo, con un volume di maggiori risorsi ottenibili pari a 22 milioni di metri cubi annui.

Traverse sul rio Cumone e sul rio Badu Crabolu. Primo intervento. I lavori erano stati appaltati all’impresa Maltauro di Vicenza che se li era aggiudicati con un ribasso del 31,1% su un importo a base d’asta di 12 miliardi e 271 milioni. La necessità di una perizia di variante aveva portato a 10 miliardi e 410 milioni l’importo netto dei lavori che sono stati ultimati agli inizi dello scorso mese di settembre.

Impianto di sollevamento a Padria. Secondo intervento. Partita con un costo a base d’asta di 21 miliardi e 137 milioni l’opera era stata aggiudicata il 6 novembre del 1997 all’impresa di costruzioni Provera e Carassi di Roma attraverso il sistema dell’appalto integrato previsto dall’articolo 19 della legge “Merloni”, che fa carico all’impresa la predisposizione del progetto esecutivo dell’intervento.

La società appaltatrice, che si era aggiudicata i lavori con il consistente ribasso del 47,1%, aveva portato a termine ai primi dello scorso mese di novembre il 95% dell’opera, ormai ultimata al momento in cui andrà in “stampa” la presente nota informativa.

Collegamento tra impianto di sollevamento e diga di Monteleone Rocca Doria. Terzo intervento. L’opera costituisce il tratto terminale dell’intervento di utilizzazione dei deflussi del medio Temo ed ha avuto una vicenda progettuale abbastanza impegnativa che ne ha rallentato l’avvio, intervenuto, con la consegna dei lavori, il 27 novembre scorso.

Anche quest’opera è stata affidata con il sistema dell’appalto integrato aggiudicato, come quello relativo all’impianto di sollevamento, all’impresa di costruzioni Provera e Carassi, con un ribasso del 27,6% sull’importo a base d’asta di 20 miliardi e 901 milioni. L’ultimazione dei lavori è prevista per il mese di settembre del 2002.

Progetto definitivo dell’alimentazione dell’abitato di Alghero dal Coghinas a Truncu Reale. Il progetto dell’alimentazione dell’abitato di Alghero direttamente dall’invaso del Coghinas è stato predisposto dall’Esaf con un finanziamento di 29 miliardi e 400 milioni ed ha lo scopo di assicurare all’importante centro, con 44.000 residenti e 45.000 presenze turistiche, una nuova fonte di alimentazione idropotabile, quella dell’invaso del Coghinas, con interruzione dell’attuale servizio dal Cuga, interessato in questo ultimo decennio da un grave deficit di risorsa, confermato anche in questo autunno in cui pur a fronte di non trascurabili precipitazioni nel nord Sardegna il volume della risorsa raccolta nell’invaso è pari a poco più del 16% della capacità di raccolta.

 Il nuovo acquedotto, che si svilupperà partendo dalla vasca di accumulo di Truncu Reale per raggiungere, dopo un percorso di circa 30 km, l’impianto di potabilizzazione di Alghero, a Monte Agnese, utilizzerà la risorsa trasportata dall’acquedotto del Coghinas II, gestito dall’Esaf. Questa condotta, realizzata a servizio degli agglomerati industriali di Sassari e di Alghero con una portata di 2 metri cubi al secondo, può essere utilizzata oggi in misura prevalente per usi idropotabili, di cui 1.000 litri al secondo a favore delle utenze della città di Sassari e 686 litri per quelle di Alghero.

La realizzazione di quest’opera – appaltata, come altre comprese nei programmi approvati dal Commissario governativo per l’emergenza idrica in Sardegna, con il sistema dell’appalto integrato, con progettazione esecutiva a carico dell’impresa appaltatrice – ha avuto un rallentamento dapprima in sede di predisposizione del progetto definitivo da parte dell’Esaf e successivamente nella fase dell’appalto, oggetto di un contenzioso davanti al Tar ed al Consiglio di Stato, risoltosi nello scorso mese di ottobre con l’affidamento dei lavori alla associazione tra le imprese Gecopre e Opere pubbliche di Cagliari, che ha vinto la relativa gara con un ribasso del 23,12% su un importo a base d’asta di 23 miliardi e 221 milioni.

L’importante intervento era stata affidato in esecuzione dalla Regione all’Esaf nel dicembre del 1996, mentre il progetto definitivo predisposto dall’Ente era stato approvato dalla stessa Regione il 10 marzo del 1999. Ora la società appaltatrice, che ha predisposto e consegnato il progetto esecutivo dell’opera, dovrà attendere le prescritte approvazioni dell’Esaf e della Regione per poter dare l’avvio ai lavori che dovranno essere portati a conclusione entro 24 mesi ovvero nel 2003, in ritardo quindi rispetto ai tempi auspicati in sede di programmazione, soprattutto a cospetto delle esigenze idropotabili della città di Alghero manifestatesi in tutta la loro drammaticità durante lo scorso periodo estivo.

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Il quadro degli interventi che abbiamo rappresentato esprime, come si è avuto modo di anticipare, situazioni diversificate: ad alcune di tutta eccellenza se ne contrappongono altre che rimandano ai prossimi anni la soluzione del fabbisogno idrico di alcune importanti aree geografiche della Sardegna, il che può sembrare poco comprensibile – anche se ogni opera fa storia a sé e la conflittualità tra imprese in sede di appalto, con l’intervento della giustizia amministrativa, conduce in non pochi casi a dilatare di molto i tempi di affidamento dei lavori – a cospetto dei i poteri straordinari di intervento a disposizione dell’Ufficio del Commissario governativo per l’emergenza idrica.

 È comunque certo che il considerevole stock di opere avviato in quest’ultimo quinquennio ha rappresentato un utile banco di prova per Regione, enti strumentali ed enti territoriali impegnati nel settore. Di tale esperienza, tuttora in corso, occorre far tesoro avendo però l’accortezza di riconoscere, oltre ai pregi, anche difetti ed errori del sistema, per trovare i giusti correttivi, sia di carattere organizzativo che legislativo, in prospettiva dell’imminente avvio del programma comunitario per gli anni 2000-2006, a proposito del quale non sarà male tenere presente il principio ispiratore dei nuovi fondi , e cioè quello di finanziare “ciò che serve” e ciò che “è concretamente realizzabile”.