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Editoriale
di Gherardo Gherardini
Idrogeno, l'energia del futuro

I dati del “Progetto Idrogeno”

Che cos’è il Crs4
di Mariella Cossu
Rallenta nell'isola il trend positivo dell’agricoltura biologica

 

I dati del “Progetto Idrogeno”

 

Attualmente in Sardegna i consumi elettrici arrivano a 1000 Megawatt all’anno, cui si devono aggiungere un milione di automezzi che impiegano carburante tradizionale. La fonte energetica primaria è il petrolio (92,73 per cento). Di scarso significato quasi tutte le altre: elettricità d’importazione (2,31 per cento), carbone estero (3,56), carbone Sulcis (0,2). Marginale anche la diffusione delle fonti rinnovabili, come l’idroelettrico: 1,21 per cento.
In complesso, quindi, la Sardegna dipende da fonti di energia primaria d’importazione per il 97 per cento. Il che corrisponde ad un consumo complessivo di 6,55 milioni di tonnellate annue di petrolio, pari a 4,1 tonnellate pro capite per ciascuno degli abitanti dell’isola. Ognuno dei quali contribuirebbe ai cambiamenti climatici con 15 tonnellate di ossido di carbonio all’anno.
In questo contesto, il “Solare termodinamico a concentrazione” proposto da Rubbia potrebbe avere un impatto straordinario. Tradotto in cifre: per ottenere una produzione pari a quella consumata oggi in Sardegna (i citati 1.000 Mw) sarebbe sufficiente una superficie di 44 chilometri quadrati, nei quali impiantare un campo termico formato da 22 chilometri di specchi concentratori, ovviamente frazionati in diverse località dell’isola. Il calore (pulito) così prodotto potrebbe essere utilizzato per generare vapore in grado di azionare turbine.
In complesso, per trasformare il solare nella principale fonte energetica della Sardegna, sarebbe necessario un investimento di 2,2 miliardi di euro. Ma, nei primi cinque anni, si procederebbe con un primo modulo che permetterebbe di produrre 110 Megawatt di energia (pari al 10 per cento del consumo regionale), corrispondente a due milioni di barili di petrolio, con un costo di 150 milioni di euro.
Finanziamenti che dovrebbero essere stanziati per il 40 per cento da Europa, Stato e Regione e per il 60 per cento da un project financing (con fondo di garanzia regionale) cui potrebbe partecipare l’Enea.