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Editoriale
di Gherardo Gherardini
Una nuova legge per la cooperazione nell'isola
Seminario
“La Cooperazione come valore economico e sociale in Sardegna”
di Paola Ferri
Entro l'anno operativo l'elettrodotto Sapei

 

Entro l'anno operativo l'elettrodotto Sapei
di Paola Ferri

 

Il costo dell’energia elettrica in Sardegna è sensibilmente più elevato di quello delle altre regioni italiane con conseguenti pesanti conseguenze per l’economia dell’isola. Una situazione di svantaggio che potrebbe però essere superata dall’entrata in funzione di due importanti opere: l’elettrodotto Sapei ed il metanodotto Galsi. Se la prima è ormai in dirittura d’arrivo, la seconda, concluso ormai l’iter delle varie autorizzazioni, dovrebbe diventare operativa entro il 2014.

Congestioni, ovvero ingorghi, intasamenti. Abbiamo ormai fatto l’abitudine, anche a nostre spese, alle congestioni quotidiane. Ma se è facile percepirne l’impatto negativo e la causa quando si è imbottigliati nel traffico cittadino o in un ingorgo autostradale, è molto più difficile averne un’idea e tanto meno avvertirle quando sono invisibili. Tra queste ultime, vi sono senz’altro quelle che affliggono il sistema elettrico nazionale, nel quale alcune strozzature presenti nella rete di trasmissione non permettono – molto spesso nelle ore in cui la domanda é maggiore – ad alcuni degli impianti o delle produzioni più efficienti di generare tutta l’energia che potrebbero.
Le congestioni elettriche si eliminano costruendo elettrodotti in quantità sufficiente e dove è necessario. Su questo punto, l’Italia sconta un ritardo sugli investimenti nella rete elettrica accumulatosi negli anni e che oggi il gestore Terna è impegnato a recuperare. Terna ha dovuto fare i conti con uno sviluppo della capacità produttiva talvolta disordinato e legato più alla disponibilità o meno dei territori a ospitare le centrali che a una pianificazione basata sulle esigenze del sistema.
Negli ultimi anni l’Ente gestore ha impostato i propri interventi secondo una programmazione a largo respiro, che ha prodotto una notevole accelerazione degli investimenti per lo sviluppo della rete elettrica.
«I buoni risultati del terzo trimestre e dei primi nove mesi del 2010 – ha dichiarato l’amministratore delegato, Flavio Cattaneo – ci fanno essere fiduciosi per una chiusura in rialzo. Avevamo detto che il 2010 sarebbe stato l’anno delle opere: supereremo il miliardo di euro di investimenti nel potenziare e ammodernare la rete elettrica italiana, oltre agli oltre 400 milioni del progetto fotovoltaico Rete rinnovabile. Terna sta confermando di saper mantenere le promesse».
Va purtroppo osservato che i pur ingenti investimenti messi in campo dal Gestore a volte faticano a realizzarsi, per la forte diffidenza verso gli elettrodotti delle popolazioni locali, in grado di ostacolare i progetti in mille modi. Il fatto poi che sole e vento (fonti energetiche “pulite”) siano molto più disponibili nel Mezzogiorno, dove invece i consumi sono meno intensi, di certo non aiuta il discorso generale. Il risultato è che ancora oggi diverse strozzature della rete restano in attesa di soluzione.

Tra le situazioni più critiche c’è sicuramente quella delle isole maggiori. Anche nell’ultimo anno, in cui la riduzione della domanda elettrica dovuta alla crisi ha raffreddato i prezzi, il differenziale tra il prezzo di vendita in Sicilia e Sardegna e quello delle zone vicine della penisola è rimasto elevato. Lo ha sottolineato recentemente Massimo Putzu, presidente di Confindustria Sardegna, commentando l’approvazione della legge finanziaria per il 2011 da parte del Consiglio regionale. «Ci attendiamo – ha detto – che la Regione affronti con decisione il problema dell’energia. I “prezzi zonali” per il 2010 forniti dal Gestore del Mercato elettrico ci dicono che in Sardegna l’energia è costata in media 73,51 €/MWh contro una media nazionale di 64,12, i 61,98 del Nord Italia e i 59,00 del Sud (escluse le Isole). Su questo fronte, si tratta di poter contare su un’incisiva politica energetica regionale capace di ridurre i costi, specie per le grandi industrie energivore, a partire da un chiaro sostegno al metanodotto Galsi, alle energie alternative e all’efficienza energetica».
L’auspicio di Putzu non sembra tanto lontano dalla realtà. Anzi, sembra proprio di poter dire che, per la nostra isola, la situazione di svantaggio abbia ormai i giorni contati. Tutto merito del Sapei, la “superlinea” elettrica che collegherà la Sardegna alla Penisola Italiana (da qui l’acronimo Sapei) con un doppio cavo sottomarino in corrente continua a 500 kV, e del gasdotto Galsi (Gasdotto Algeria Sardegna Italia), che permetterà di sostituire le centrali a carbone e a gasolio sarde con nuove centrali a turbogas a ciclo combinato e, soprattutto, potrà mettere a disposizione dei sardi una fonte energetica sinora preclusa. 

L'amministratore delegato di Terna spa, Flavio Cattaneo
L'amministratore delegato di
Terna spa, Flavio Cattaneo

L'elettrodotto Sapei - Si tratta di una delle opere strategiche più importanti programmate da Terna per potenziare il sistema elettrico nazionale, destinata a entrare nel Guinness dei primati con numeri da record: 1.600 metri di profondità, la più alta mai raggiunta al mondo per la posa di un cavo sottomarino; 435 km di lunghezza totale (420 dei quali tutti sott’acqua), il secondo collegamento più lungo al mondo, dopo quello tra Olanda e Norvegia.
La grande opera, che costerà 750 milioni di euro, è stata autorizzata in solo dodici mesi (un altro record, in confronto ad esempio ai 4 anni del cavo Italia-Grecia), grazie a un approccio innovativo di concertazione che Terna ha condiviso con tutte le amministrazioni coinvolte. In tal modo, ogni aspetto tecnico e ambientale è stato affrontato in via preliminare alla realizzazione del progetto. Per valutare gli effetti dell’opera sul Parco marino “Santuario dei Cetacei”, nell’alto Mediterraneo, Terna si è avvalsa anche dei risultati di esperienze internazionali di successo come il Basslink, il collegamento in corrente continua tra lo stato di Victoria in Australia e l’isola di Tasmania, basate su studi fatti dal Tethys Research Instituteche dimostrano che i cavi non generano interferenze negative sui mammiferi marini. Per ridurre inoltre l’impatto visivo delle opere sono state adottate soluzioni architettoniche altamente tecnologiche.
Sul fronte ambientale, in particolare, è stato attivato un programma di monitoraggio sullo stato di salute della “Posidonia oceanica”, pianta acquatica che costituisce il più importante ecosistema del mare Mediterraneo. Da ultimo, Terna ha anche previsto interventi di riqualificazione ambientale nel Parco del Foglino.

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Una fase delle operazioni di posa sul fondo marino
del secondo cavo dell'elettrodotto Sapei

I lavori sono stati avviati nell’ottobre del 2006 con indagini geofisiche e geotecniche sul fondale marino. Nel 2008, in linea con i tempi previsti, è stato realizzato oltre il 58% del totale degli investimenti. È stato posato il primo dei due cavi sottomarini, attualmente in servizio preoperativo. Completata la posa dei cavi terrestri, alla fine di novembre 2008 sono state eseguite con successo le prime prove di tensione. Sono attualmente in fase di realizzazione i lavori di posa del secondo cavo.
Le due stazioni di conversione di Latina e Fiume Santo sono in avanzato stato esecutivo. Terminati i montaggi elettromeccanici del primo polo della stazione di conversione di Latina, sono in corso di completamento quelli del secondo polo. Ipotizzabile l’inaugurazione dell’intero sistema a metà 2011.
L’importanza dell’opera è presto detta: attraverso il collegamento Sardegna-Penisola italiana sarà infatti possibile (usiamo il futuro in quanto il cavo non è ancora pienamente operativo) trasformare il sistema elettrico insulare della Sardegna in un sistema aperto. In sostanza, un eventuale surplus di energia prodotto sull’isola potrebbe, non in quantità illimitata ovviamente, essere ceduto al resto della rete elettrica nazionale, non dimenticando che in caso di emergenza la Sardegna potrebbe avere la possibilità di rifarsi alla produzione energetica del continente, riducendo il rischio di black out sempre in agguato in un sistema “chiuso” come quello sardo.
In altre parole, questa importante opera infrastrutturale consentirà di “sbottigliare” le congestioni di rete dell’area insulare sarda, grazie ad una interconnessione funzionale all’esportazione e all’importazione di energia elettrica su base commerciale, aumentando l’offerta e la concorrenzialità delle forniture a beneficio dell’intero sistema elettrico nazionale. 
Il percorso dell'elettrodotto Sapei (Sardegna-Penisola italiana), da Fiume Santo, nel Golfo dell'Asinara, a Latina, sulla costa laziale
Il percorso dell'elettrodotto Sapei (Sardegna-Penisola italiana), da Fiume Santo, nel Golfo dell'Asi-
nara, a Latina, sulla costa laziale
Ma i benefici non si fermano qui: gli operatori elettrici della Sardegna potranno partecipare con minori vincoli di scambio alle contrattazioni nel mercato elettrico, garantendo al tempo stesso una maggiore flessibilità e una migliore sicurezza di esercizio della rete sarda; si potrà inoltre far fronte alla dismissione “non traumatica” dell’attuale collegamento a 200 kV in corrente continua tra Sardegna, Corsica e Italia (l’elettrodotto Sacoi), ormai obsoleto dopo un ininterrotto “onorato” esercizio di oltre quarant’anni.
L’attivazione del Sapei creerà una situazione di forte discontinuità con il passato. La Sardegna non sarà più isolata sul fronte energetico, né in entrata né in uscita. La disposizione del 2000 (governo Prodi, ministro dell’industria Enrico Letta) che elevò la quota di riserva (quella immettibile in rete in qualunque momento in caso di black-out) all’80 per cento della potenza prodotta in Sardegna, non ha più ragione d’essere. La riserva anche nell’isola scenderà più o meno al 20, e questo significa che finalmente si ridurrà il prezzo del chilowattora, perché grazie al Sapei – in grado di attraversare il mare nelle due direzioni – dovrà confrontarsi con l’energia prodotta nel resto del paese.

Roberto Potì, presidente di Galsi spa
Roberto Potì, presidente di
Galsi spa
Il metanodotto Galsi
- Qualche nube sul metanodotto sottomarino che collegherà l’Algeria all’Italia, passando per la Sardegna? Alcune preoccupanti voci sul destino dell’imponente opera (un gasdotto lungo 837 chilometri, posato per lunghi tratti su profondità marine mai toccate sinora da simili “serpentoni”) sono state raccolte dalla stampa locale alla fine di novembre 2009. Fra le tante, la più autorevole quella del deputato sardo del Pd, Paolo Fadda, che ha presentato un’interrogazione urgente al ministro dello Sviluppo economico.
«Nella comunicazione della Commissione europea “Energia 2020, una strategia per una energia competitiva, sostenibile e sicura” – si legge nel documento redatto dal parlamentare – riscontriamo l’inaspettata e preoccupante esclusione del gasdotto Algeria-Italia dalle priorità in materia di infrastrutture energetiche per i prossimi vent’anni». Il progetto Galsi non viene menzionato dalla Commissione Ue tra i “corridoi” europei prioritari nel settore gas: questo, aggiunge Fadda, «in palese contrasto con la decisione dello stesso Parlamento europeo (n. 1364/2006/EC), che lo ha inserito tra i cinque assi prioritari per lo sviluppo della rete transeuropea dell’energia». Al ministro dello Sviluppo economico Fadda chiedeva anche di sapere quali atti di governo intendesse adottare «per il reinserimento di questa strategica infrastruttura energetica tra i progetti di interesse europeo».
A distanza di pochi giorni, anche la Confindustria nuorese esprimeva forte preoccupazione per il silenzio intorno al progetto del gasdotto. Chiamando direttamente in causa Regione e Consorzio Galsi, affermava in una nota che «è necessario avere informazioni precise sullo stato attuale del progetto, al fine di fugare ogni dubbio sul percorso sinora intrapreso verso un obiettivo sul quale i territori dell’isola hanno riposto grandi aspettative».
Per quanto riguarda la Sardegna centrale, il gasdotto riveste un valore strategico importante. «In vista della realizzazione di questo progetto – ricorda Confindustria – è stata prevista a Ottana la costruzione di una nuova centrale a gas da 400 megawatt. Molte imprese hanno costituito appositi consorzi, destinando a questo obiettivo risorse ed energie».
La voce di Galsi non ha tardato a farsi sentire. «Non è vero che il gasdotto sia stato escluso dalle opere prioritarie a livello europeo», ha precisato un comunicato dello scorso dicembre dell’ufficio stampa del Consorzio. «Il documento della Commissione europea è del 17 novembre – prosegue il comunicato – e traccia un quadro generale della situazione energetica in Europa, individuando le priorità strategiche sino al 2020. Il documento non stila una lista di progetti prioritari, ma indica macro-aree geografiche d’intervento, citando alcuni progetti che porteranno gas da nuove aree. Tra le priorità per le infrastrutture energetiche di approvvigionamento, il documento individua il rafforzamento del corridoio Nord-Sud nell’Europa occidentale, per consentire il pieno utilizzo di forniture di gas alternative, incluse quelle provenienti dall’Africa. E in quell’area ricade il Galsi».
A giudizio della società, entro il 2012 verrà definita la lista di progetti che diventeranno “di massimo valore” e cioè strategici. «A ulteriore conferma dell’importanza del progetto – concludeva l’ufficio stampa di Galsi – nell’agosto scorso la Commissione Ue ha riconosciuto a Galsi un finanziamento europeo a fondo perduto di 120 milioni di euro».
Il gasdotto Galsi, il cui completamento è previsto entro la fine del 2014, si sno-
derà  per circa 900 km dalla costa algerina  alla Sardegna, attraversandola sino
a Olbia, e con un nuovo tratto a mare raggiungerà la Toscana, nei pressi di Piom-
bino. Adagiato ad una profondità massima di 2.824 metri, sarà il gasdotto più
profondo del mondo
A fine anno, infine, la notizia tanto attesa: l’approvazione del progetto per la realizzazione del metanodotto da parte della Commissione nazionale per la valutazione d’impatto ambientale. Lo ha reso noto il deputato sardo Mauro Pili, secondo il quale «l’approvazione definitiva consentirà di avviare immediatamente i lavori per la realizzazione del metanodotto, recuperando i ritardi sin qui accumulati». Ci sono voluti, infatti, quasi due anni per esaminare un progetto molto complesso, che anche sul piano tecnico costituisce un vero e proprio traguardo, visto che si tratta del metanodotto più profondo al mondo.
«La società Galsi – afferma il deputato del Pdl – potrà ora dar inizio ai lavori per la grande opera, valutando se necessario con le giuste intese l’accoglimento di eventuali esigenze che si dovessero presentare da parte della stessa Regione e degli Enti locali direttamente interessati. Trattiamo subito con Galsi per garantire la massima ricaduta economica della realizzazione del metanodotto con il coinvolgimento delle imprese sarde nei lavori».
Un’opera che sarà strategica per la Sardegna, ma che avrà una funzione decisiva anche nei rapporti tra l’Europa e il Nord Africa. «Occorre non perdere più tempo – aggiunge Pili – considerato che la realizzazione del gasdotto comporterà un rilancio non solo dell’economia legata alla sua esecuzione, ma consentirà un notevole risparmio strategico sui costi energetici della Sardegna».
Non solo: il metanodotto avrà un valore strategico importante per lo sviluppo del sistema nazionale ed europeo di gas naturale, perché assicurerà l’ottimizzazione delle fonti di approvvigionamento di gas senza perdere di vista la crescita del mercato energetico. Inoltre, avvierà il programma di metanizzazione della Regione.
«La metanizzazione della Sardegna è strategica anche per abbattere la dipendenza dal petrolio, che costituisce il 74,7 per cento delle fonti di produzione energetica dell’isola – sottolinea Pili –. Il Galsi permetterà di avere gas naturale per le utenze domestiche, industriali ed elettriche attraverso ulteriori sviluppi della rete di distribuzione».