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Sommario

Salvatore Cherchi *
Editoriale
Lucio Piga
Per un nuovo sviluppo investire in risorse umane
a cura della redazione
Valorizziamo le nostre ricchezze
Andrea Saba - Banco di Sardegna
L'economia del Sulcis Iglesiente - prima parte

L'economia del Sulcis Iglesiente - seconda parte

L'economia del Sulcis Iglesiente - terza parte

 

Valorizziamo le nostre ricchezze
a cura della redazione

 

Cause della crisi economica del Sulcis Iglesiente;  fattori su cui puntare per una pronta ripresa;  ruolo del Parco geominerario e della nuova Provincia. Su questi temi abbiamo rivolto alcune domande ad amministratori pubblici regionali e comunali, imprenditori, organizzazioni sindacali, economisti, registrandone pareri e suggerimenti.  Questo il testo dei quesiti, seguito da quello integrale delle risposte.(1)

 1. L’area del Sulcis Iglesiente, un tempo leader dell’industrializzazione sarda nel settore primario, ora, come denuncia il rapporto del Banco di Sardegna, è alle corde. Perché?

 2. In un quadro generale non positivo dell’economia del territorio, emerge tuttavia la buona diversificazione produttiva (seconda solamente all’area vasta di Cagliari) ed il ruolo importante dell’agricoltura. Che      tipo di riflessioni tutto ciò sollecita?

 3. Quali possibilità  reali ha il Sulcis Iglesiente di conoscere un nuovo sviluppo e, in caso positivo, su quali fattori sarebbe opportuno puntare per un rilancio del sistema economico?

 4. Messa definitivamente la parola fine sulle miniere, si punta ora sul Parco geominerario. C’è chi le esalta e chi lo sminuisce. Chi ha ragione?

 5. Quale potrà essere il ruolo della nuova Provincia?


Giorgio Balletto, presidente della commissione Programmazione economica e sociale del Consiglio regionale  

Il presidente della Commissione consiliare Programmazione economica e sociale, Giorgio Balletto
Giorgio Balletto,  presidente
della Commissione consiliare
Programmazione economica
e sociale
1. Nella prima fase il settore industriale, basato principalmente sulla chimica e l’industria estrattiva, è sopravvissuto grazie all’intervento dello Stato, che ha sostenuto l’intero sistema sia con la propria presenza (Eni) sia con la consistente e ripetuta erogazione di incentivi senza tenere conto della competitività di quei comparti rispetto ai mercati di riferimento. Le intervenute privatizzazioni da una parte e il contemporaneo processo di globalizzazione dei mercati dall’altra, hanno messo a nudo le difficoltà dell’intero sistema. E sono questi i motivi per cui la grande impresa privata di oggi tende a disimpegnarsi progressivamente con tutte le conseguenze che ne derivano. 

2. Il massiccio sostegno pubblico, se per certi versi era giustificato ed è stato anche proficuo nella fase della ricostruzione del paese, si è dimostrato alla lunga deleterio in quanto ha compresso e limitato lo sviluppo della grande imprenditoria privata, svincolandola dal confronto che la libera concorrenza avrebbe necessariamente prodotto, a scapito della competitività dell’intero sistema. Tuttavia l’operosità, lo spirito di iniziativa ed il dinamismo che caratterizzano la piccola imprenditoria locale, si sono affiancate con profitto all’industria pesante esistente, stimolando così quel processo di crescita del territorio, che, per quanto lento, lo stesso sistema autonomamente non avrebbe potuto più assicurare. È proprio in virtù di questa capacità imprenditoriale “minore” si registra oggi un progressivo ritorno alle attività produttive tradizionali a suo tempo abbandonate, determinando così quella diversificazione produttiva cui si fa cenno nella domanda. 

3. Se non si risolve il problema del costo energetico e del trasporto delle materie prime e prodotti, la superstite industria non ha futuro. Il mercato globale la emargina inesorabilmente. Un possibile rilancio è legato, quindi, a questi due elementi, per i quali, ad onor del vero, sono concretamente avviati a soluzione i relativi problemi. Come è noto, la Finanziaria nazionale del 2003 prevede notevoli finanziamenti che, unitamente alle risorse della Comunità europea ed a quelle della Regione Sardegna, porteranno il gas metano nell’isola. Anche, nell’altra direzione, ritengo che nel corso di questa legislatura si darà avvio alla continuità territoriale per le merci. Occorre, in ogni caso, puntare su altri settori produttivi, non ultimo il turismo, posto che il territorio del Sulcis Iglesiente è ricco di attrattive che, se opportunamente sfruttate, ne possono sostenere validamente lo sviluppo.  

4. Ha torto chi ritiene che il Parco geominerario possa essere gestito da un sistema che veda al suo apice l’ente pubblico: Regione, Province o Comuni. Al contrario, ha ragione chi ritiene che il Parco geominerario possa costituire il punto centrale delle nuove politiche di sviluppo imperniate sull’industria turistica, vista e considerata non come fenomeno isolato ma come un vero e proprio sistema. L’importante è evitare che la mano pubblica, con la sua ingombrante e per niente economica presenza, possa rovinare questa importante risorsa come avvenuto per l’industria pesante. 

5. Il suo ruolo può essere importantissimo o addirittura inesistente. Sotto questo aspetto, occorrerà, in un processo di riforma degli enti locali, che la Regione si spogli di gran parte delle sue competenze amministrative trasferendole al nuovo ente intermedio. Ciò, tuttavia, non sarà sufficiente, se, allo stesso tempo, non saranno assicurate alla nuova Provincia le risorse finanziarie necessarie per un concreto ed efficace intervento sul territorio amministrato. Le nuove province, come risaputo, nascono con una forte limitazione; esse sono province a carattere regionale e, al momento, non sono previsti trasferimenti statali a sostegno della programmazione e lo sviluppo del territorio. D’altra parte, è impensabile, preso atto dello stato di indebitamento della finanza pubblica, che a questa indispensabile necessità possa provvedervi la Regione con risorse proprie. Sotto questo aspetto solo il tempo potrà dirci se è stata una scelta utile o sbagliata del legislatore regionale.


Nicola Rassu, presidente della Commissione Industria del Consiglio regionale 

Nicolas Rassu, presidente della Commissione consiliare Industria
Nicola Rassu, presidente della
Commissione Industria del
Consiglio regionale
1. La crisi della grande industria e della chimica di base è stata determinata, per un verso, dal lento ma continuo disimpegno dell’Eni, imputabile da un lato ai costi di produzione insostenibili, quali il costo energetico, e trasporti, dall’altro, da una scelta di strategia di mercato, nonché dai nuovi scenari internazionali dello stesso, che condizionano pesantemente il sistema. 

2. È chiaro che la grande industria ha nel contempo stimolato e incrementato la nascita delle piccole imprese, non solo nell’indotto, ma per effetto proprio della ricaduta a “cascata” dei benefici economici ha consentito, anche grazie agli incentivi della Regione, il mantenimento ed in parte la ristrutturazione dell’economia agricola che può rappresentare per il futuro una delle valvole di sfogo, complementare all’economia del turismo e della piccola e media industria ambientalmente compatibile. 

3. È assolutamente indispensabile adeguare i costi del processo produttivo delle nostre imprese a quello continentale ed europeo. Non ci si può illudere di stare al passo con l’Europa senza eliminare i fattori negativi che condizionano pesantemente l’economia e quindi lo sviluppo di questo territorio. Mi riferisco, come già detto, principalmente alla continuità territoriale merci ed al costo energetico. È necessario favorire gradualmente, oltre alla diversificazione produttiva, un’accorta ed adeguata politica di riconversione e di insediamento della piccola e media industria della seconda e terza lavorazione (chimica fine-cosmesi, farmaceutica, ecc.). 

4. Non credo che debba essere posta la parola fine all’industria estrattiva. Determinate attività estrattive possono e debbono essere salvate, allestendo un serio piano industriale che consenta una loro gestione competitiva. È una ricchezza che non possiamo buttar via. Il Parco geominerario è una realtà archeologica e storica unica, che rappresenterà per l’intero territorio un nuovo volano di sviluppo economico diversificato, se intelligentemente gestito. 

5. Ritengo che la nuova Provincia possa avere un ruolo determinante per lo sviluppo del territorio. Importante è che l’Ente intermedio decolli subito con il trasferimento dei ruoli di competenza da parte della Regione. Solo così, oltre che come Ente territoriale ed amministrativo, nascerà come soggetto politico primario, e propulsore di sviluppo socio-economico. Diversamente, sarà solo un contenitore vuoto, valido solo per appagare appetiti politici. 


Italo Masala, assessore regionale della Programmazione 

L'assessore regionale della Programmazione, Italo Masala
L'assessore regionale della
Programmazione Italo Masala
1. Il Sulcis Iglesiente, come evidenziato nel rapporto del Banco di Sardegna, subisce gli effetti di una crisi strutturale, conseguenza delle scelte di sviluppo seguite in un passato in cui la grande industria mineraria aveva valenza strategica nell’economia nazionale. Per questo, il territorio ha chiesto ed ottenuto la “socializzazione” delle attività produttive in crisi attraverso l’utile presenza dello Stato. Ma l’attesa del rilancio delle attività tradizionali ha determinato una bassa propensione alla riconversione del tessuto produttivo impedendo di fatto lo sviluppo di nuove iniziative e professionalità. Lo stesso sistema degli “ammortizzatori sociali”, giustamente attivati per far fronte alla crisi dell’attività mineraria e da ultimo dell’attività manifatturiera, in qualche modo ha determinato l’aspettativa della ripresa di certi modelli produttivi oggi difficilmente riproponibili. Oltre alla mancata riconversione, lo spopolamento e la crisi di fiducia del sistema nel suo complesso, sono i principali elementi di criticità. 

2. Come dicevo, il Sulcis Iglesiente è stato ed è tuttora un territorio importante. Un’area omogenea di notevole rilevanza, capace, come ha dimostrato anche in occasione della predisposizione dei Progetti integrati territoriali, di trovare coesione intorno ad un’idea forza unitaria per lo sviluppo. Nel Pit si individua quale idea trainante dello sviluppo il “sistema turistico integrato” ed i servizi, attraverso il recupero ambientale delle aree minerarie dismesse, il rafforzamento del contesto urbano e rurale, il miglioramento della funzionalità dei servizi e delle infrastrutture primarie, in un’ottica di potenziamento e di crescita del tessuto imprenditoriale che valorizzi anche le risorse agroalimentari e di filiera, nonché il rafforzamento di un organico ciclo integrato delle acque. È pur vero che in questa prima tornata dei Pit il settore agroalimentare – e agricolo in particolare – non hanno beneficiato direttamente di risorse ma, anche in ragione delle considerazioni sviluppate nel rapporto, sarà bene tenere presente questo aspetto per il futuro. 

3. Lo sviluppo di un territorio è determinato dalla disponibilità di risorse naturali (territorio, ambiente), risorse infrastrutturali e umane. Dal rapporto emerge chiaramente la ricchezza di questo territorio (e della Sardegna) per quanto attiene alle risorse naturali, mentre, non altrettanto si può dire per le infrastrutture e per la capacità di generare opportunità di sviluppo. Molto deve essere fatto per dotare la Sardegna ed il Sulcis Iglesiente di infrastrutture adeguate nei settori individuati quali trainanti e per migliorare attraverso la formazione il “livello culturale” della popolazione in modo da favorire lo sviluppo creando un ambiente ottimale. Ma non si può neppure dimenticare quanto esiste. L’industria in primo luogo, per la quale dobbiamo rivendicare condizioni di partenza uguali a quelle presenti nella penisola al fine di garantirne la competitività. Dobbiamo, altresì, favorire l’evoluzione del comparto produttivo di base (estrattivo ed industriale) verso produzioni ad alto valore aggiunto, cercando di diversificare e di far evolvere il sistema produttivo. In questo contesto, lo sviluppo del sistema turistico, che offra, oltre al mare, la scoperta delle risorse ambientali e culturali del territorio, può diventare la “punta di freccia” del sistema produttivo, facendo da traino al settore agroalimentare e artigiano.  

4. Lo definirei un’opportunità. La realizzazione del Parco e l’avvio di tutte le iniziative ad esso collegate rappresentano le precondizioni per lo sviluppo del turismo e costituiscono un momento di crescita culturale. 

5. Nel rapporto del Banco di Sardegna, ironicamente si chiosa sull’abitudine degli italiani di definire la lira “vecchia”, osservando che non ce ne è una nuova. Speriamo che le “nuove” province, più dell’euro, facciano sentire il loro contributo allo sviluppo dell’Isola.


Giorgio La Spisa, assessore regionale dell’Industria 

L'assessore regionale dell'Industria, Giorgio La Spisa
Giorgio La Spisa, assessore
regionale dell'Industria
1. Hanno influito diversi fattori sull’attuale situazione, tra cui spicca la crisi dell’industria di base. Il Sulcis Iglesiente ha bisogno di nuova imprenditoria più che dell’intervento massiccio da parte della Regione in attività economiche che non rientrano tra i suoi compiti. 

2. L’anno scorso, su mia proposta, la Giunta regionale ha riconosciuto tre nuovi distretti industriali. L’istituzione di queste nuove realtà, accanto a quelle tradizionali (sughero, marmo, granito e tappeto), è stata possibile grazie ad uno studio del Crenos, che ha individuato i settori più dinamici e competitivi della nostra economia, sui quali la Giunta ha deciso di puntare: accanto al turismo, indicazione abbastanza prevedibile, si tratta dell’Information communication technology (Ict), la ricerca e lo sviluppo, e l’industria agroalimentare. Su questi settori l’Esecutivo regionale ha deciso di investire, orientando le proprie scelte. Il ruolo dell’agricoltura va dunque sostenuto con convinzione, anche con metodi innovativi rispetto al passato. 

3. Il Sulcis Iglesiente può conoscere un rinnovato sviluppo, a patto che sappia scommettere sulle proprie, reali, possibilità. Insistere sui settori energetico ed estrattivo, combinandoli con attività più innovative, può essere un buon punto di partenza. A patto di cominciare a ragionare con dati certi e verificati. 

4. Non sono d’accordo. Sulle miniere non è stata messa la parola fine. Anzi. Certamente la domanda si riferisce alla prospettiva della gassificazione del carbone del Sulcis. L’attività estrattiva – settore ancora importante per la nuova Provincia, insieme a quello energetico – non è affatto finita. Stiamo verificando, con un apposito studio, proprio le prospettive di rilancio della miniera di Nuraxi Figus, che deve tornare ad accettabili livelli di economicità di gestione. Stiamo cercando di mettere la parola fine all’indiscriminato intervento pubblico in attività imprenditoriali incapaci di reggersi da sole, che in passato – e non solo in questo settore – ha causato enormi danni all’economia della Sardegna. Il Parco geominerario rappresenta un intervento di tipo diverso, che punta a diversificare l’offerta di attività e di iniziative del nostro tessuto economico. 

5. La nuova Provincia avrà un ruolo vincente soltanto se saprà accompagnare in maniera organica lo sviluppo del territorio, raccogliendone le istanze e recitando davvero quel ruolo di ente intermedio che le compete. Il primo passo da fare è che la gente ne avverta la presenza e ne comprenda il ruolo.


Raffaele Paci, direttore di Crenos, Centro ricerche Nord Sud 

Trasporto minatori in una galleria del bacino minerario del Sulcis
Trasporto minatori in una galleria del bacino minerario del Sulcis
1-2. Una delle caratteristiche più importanti del funzionamento dei sistemi economici è il cambiamento strutturale, ossia il declino di alcuni settori economici maturi che si accompagna alla nascita e alla crescita di altri settori. Questo è uno dei meccanismi economici più importanti, che servono ad avvicinare i sistemi alla efficienza. Il cambiamento strutturale può avere anche una forte connotazione territoriale, nel senso che i settori in declino possono essere localizzati un una data area e quelli in espansione in un’altra area. È evidente che nel breve periodo, durante le fasi di aggiustamento, avremo aree in crisi mentre altre conosceranno un rapido sviluppo. Questo che ho descritto è esattamente ciò che sta succedendo nel Sulcis Iglesiente. La crisi strutturale del settore primario in tutto il mondo diventa la crisi di un’area specifica che in quel settore si era specializzata. Sono fenomeni che vanno guidati per le loro gravi ricadute sociali ma che non possono essere arrestati in quanto favoriscono il continuo rinnovamento dell’economia. 

3. Nel Sulcis Iglesiente, oltre alle miniere, esiste tuttora una realtà industriale importante fatta sia di grandi imprese che di piccole e medie aziende che hanno contribuito a creare una “cultura industriale” diffusa che è forse unica nel panorama sardo. Queste competenze possono senz’altro servire come base per rafforzare quel processo di diversificazione della produzione già in atto. Certamente questo processo deve essere accompagnato da interventi nel settore dell’alta formazione, che rappresenta, senza dubbio, il fattore più importante per favorire i processi di crescita a livello locale. Da questo punto di vista la presenza dell’Università di Cagliari a Iglesias rappresenta un primo passo significativo.

4. In linea di principio il Parco geominerario rappresenta una risorsa unica e preziosa per il territorio. Quale potrà essere il suo ruolo effettivo come motore dello sviluppo locale dipenderà molto da come verrà gestito. I ritardi e le polemiche di questi ultimi anni non sono certo di buon auspicio. È necessario, soprattutto nella fase di avvio, non disperdere su tutto il territorio regionale le risorse finanziarie destinate al Parco geominerario, ma concentrarle sull’area di maggior pregio (ossia il Sulcis Iglesiente) al fine di garantire un reale decollo dell’iniziativa dal punto di vista della valorizzazione economica.

5. La nuova Provincia potrà senza dubbio svolgere un ruolo positivo per lo sviluppo economico dell’area in quanto più attenta e “vicina” alle esigenze del territorio. Una maggiore conoscenza delle dinamiche economiche e sociali locali può facilitare il necessario lavoro di coordinamento e sintesi della progettualità a livello locale. È però importante che la nuova struttura non si trasformi in un apparato burocratico assistenziale ma sia in grado di dialogare continuamente con l’esterno (con il livello regionale, nazionale ed europeo) perché è solo attraverso l’apertura verso i mercati esterni che il territorio potrà riprendere il suo processo di sviluppo.


Diego Casu, presidente dell’Api sarda 

Estrusi di alluminio nella ex Sardal di Iglesias
Estrusi di alluminio nella ex Sardal di Iglesias
1. Perché quest’area, dopo il processo di chiusura delle miniere, che erano largamente assistite dallo Stato, e il fallimento del piano di reindustrializzazione delle Partecipazioni statali, si è rivelata incapace di generare un più vasto sviluppo “a valle” delle produzioni primarie di alluminio e piombo-zinco, attraverso, per esempio, la creazione di condizioni idonee per attrarre ulteriori investimenti nel settori di lavorazione delle materie prime che ho appena citato. In tale situazione, l’apparato produttivo, anziché trasformarsi in vera e propria filiera, non ha tardato a rivelare gravissime diseconomie che hanno richiesto ulteriori iniezioni di denaro pubblico. Oggi viviamo uno straordinario paradosso: dopo la vendita degli impianti a gruppi privati che hanno realizzato profonde ristrutturazioni industriali, il sistema locale non è in grado di assicurare condizioni competitive. Penso ai costi elevati dell’energia, alle difficoltà nei trasporti, alla incapacità di riciclare gli scarti di lavorazione (che pure potrebbe essere un business), ai tanti deficit infrastrutturali che le istituzioni non sono riuscite in tanti decenni a colmare. Il risultato è che quest’area rischia una grave emarginazione economica e sociale in una regione già di per sé emarginata.  

2. In questo quadro piuttosto sconfortante, è una delle poche consolazioni. Si può anche affermare che questa diversificazione sia anche il risultato della reazione di un territorio che da decenni ha vissuto un lento e inesorabile processo di declino della monocultura industriale. Da questa diversificazione si deve ripartire immediatamente perché, come dimostra l’esperienza dei modelli più avanzati d’Europa, una organica integrazione tra settori produttivi basata soprattutto sulla valorizzazione delle specifiche risorse diffuse sul territorio è in grado di vincere le sfide competitive dei mercati sempre più globalizzati. Lo sviluppo dal basso, basato sulla valorizzazione delle risorse naturali, culturali e umane, che vuole anche dire puntare sulle nuove tecnologie, per esempio, è l’unica strada percorribile e passa per uno sviluppo progettato e realizzato in modo sinergico tra i peculiari settori dell’area: industria, agricoltura, turismo. 

3. Il Sulcis Iglesiente, allo stato, non è in grado di attrezzarsi da solo per le sfide di cui parlavo prima. La condizione essenziale è guardare alla strategia di lungo termine, puntando in particolare su un robusto programma di infrastrutturazione che consenta al territorio di offrire una completa base di servizi organizzata a rete. Insomma, il Sulcis Iglesiente deve diventare un vero e proprio “sistema d’area” capace di confrontarsi col resto del mondo e quindi capace di attrarre investimenti. Occorre però energia a prezzi europei, viabilità e trasporti moderni, risorse idriche, impianti di smaltimento, ecc. Non tralascerei neanche l’importanza della diffusione di buone prassi comportamentali. 

4. Il Parco geominerario, al di là degli estremismi dei sostenitori e dei detrattori, rappresenta sicuramente una risorsa non trascurabile e non solo dal punto di vista culturale, storico e ambientale. Occorre però che lo Stato e la Regione, col concorso degli enti locali e dei privati, non perdano altro tempo in discussioni dettate solo da logiche spartitorie. Tuttavia, è anche importante essere consapevoli che il turismo è uno dei settori su cui puntare, ma oggi non è la risposta al ritardo di sviluppo. È una importante potenzialità che può generare anche nuove occasioni d’impresa e di lavoro, come del resto avviene per realtà anche meno importanti in altre aree del mondo. Il Parco, non da solo ovviamente, ma considerato nel contesto di uno sviluppo intersettoriale integrato, può rappresentare una occasione importante. 

5. Chi sostiene che può risolvere i mali del Sulcis Iglesiente è in malafede. L’attuale modello istituzionale di provincia e il suo operato fanno spesso pensare ad un ente inutile. Tuttavia, molto dipenderà dalle popolazioni del territorio. Speriamo siano capaci, attraverso la nuova Provincia, di superare le contrapposizioni interne e la frammentarietà delle istanze di campanile. Occorre che diventi l’unica “autorità” territoriale capace di definire in modo complessivo la nuova programmazione economica di medio e lungo termine. Per il territorio, la nuova Provincia sarà determinante nella misura in cui farà della concertazione vera col partenariato e del decisionismo amministrativo strumenti di sviluppo.


Gigi Picciau, presidente dell’Unione agricoltori della provincia di Cagliari 

1. I motivi sono molteplici e sono da ricercare, prevalentemente, in cause strutturali e di programmazione. 

2. La riflessione è che il ruolo importante dell’agricoltura della Sardegna lo rilevano le organizzazioni sindacali di categoria, i giornalisti del settore e comunque tutti, tranne la classe politica. 

3. Riferendomi in particolare al settore agricolo, devo dire che si nota una prevalenza di piccoli coltivatori e allevatori in regime di sussistenza, piuttosto che di veri e propri imprenditori agricoli. Sarebbe quindi opportuno, anche in relazione alle considerazioni fatte nel precedente punto, favorire il passaggio da modesto coltivatore a imprenditore agricolo. Fermo restando che la Sardegna, nel suo complesso, dovrebbe comunque giudicare e programmare l’attività della propria impresa agricola nel contesto nazionale e comunitario. 

4. Non si conoscono i particolari, tuttavia si ritiene positivo lo sviluppo del Parco geominerario. 

5. Avremmo preferito uffici decentrati della Provincia esistente.


Carlo Loni, segretario territoriale Cna per il Sulcis Iglesiente 

1. Il territorio del Sulcis Iglesiente ha da sempre basato il suo sviluppo su un’economia di tipo minerario ed industriale che nel passato abbiamo forse commesso l’errore di considerare inesauribile. L’evoluzione dei mercati ha invece di fatto modificato gli scenari cogliendoci impreparati al cambiamento. A questo ha certamente contribuito l’intervento statale che ha abituato la nostra società a vivere per anni sulle garanzie offerte dalla spesa pubblica, non lasciando esprimere quella flessibilità e quella mobilità capaci di spingere l’innovazione, aumentare la competitività e quindi stimolare la crescita complessiva. Questo ha portato, nel passato più recente ed ancora oggi, a cercare solo di difendersi dal cambiamento, costruendo barriere di tutti i tipi, da quelle sindacali a quelle amministrative e politiche, impedendo o comunque ostacolando l’ingresso di nuovi soggetti economici sul mercato, ostacolando lo sviluppo della cultura d’impresa e rendendo estremamente difficoltoso il passaggio dei lavoratori da occupazioni a bassa produttività verso impieghi più produttivi, contrastando l’allocazione più efficiente delle risorse finanziarie ed umane.  

2. Solo recentemente l’economia del territorio sta timidamente affacciandosi verso nuove tipologie di attività, peraltro ancora con scarso valore aggiunto, sfruttando soprattutto le caratteristiche del territorio e i resti degli insediamenti minerari che si sta cercando di riconvertire a scopo turistico. L’agricoltura è comunque sempre stata una delle principali risorse caratteristiche di tutta l’isola e non solo del territorio, anche se qui, come peraltro anche tanti altri tipi di attività, assume anche il ruolo di settore di rifugio.

3. Le possibilità reali sono sicuramente tante, viste le caratteristiche morfologiche del territorio e le ricchezze che il lungo periodo di monocultura mineraria ci hanno lasciato. Per sanare la frattura esistente tra sud e profondo sud (e il nostro territorio fa parte di quest’ultima categoria) è necessaria un’assunzione di responsabilità collettiva ed individuale che può essere realizzata nella pratica della concertazione: riducendo il costo del lavoro, con una riduzione del carico fiscale che sia strutturale; semplificando l’ordinamento legislativo per renderlo compatibile con il sistema produttivo italiano e con l’ordinamento degli altri paesi europei; facilitando l’accesso al credito. 

4. Sarebbe assurdo e perfino stolto esprimere un giudizio completamente positivo o negativo sull’intera vicenda. Mancano infatti molti parametri di giudizio affinché il disegno in essere possa essere adeguatamente valutato. Il Parco può sicuramente essere un valido strumento e può rappresentare una delle ipotesi (ma ce ne sono tante altre) per tentare di cambiare il volto ad un’economia locale disastrata. Le risorse naturali, da una parte, e quelle artificiali costruite dall’uomo in tanti anni di sfruttamento minerario del bacino metallifero, dall’altra, non possono sicuramente essere trascurate ed anzi devono costituire fonte di occupazione e reddito nonché di risveglio sociale per gli abitanti del Sulcis Iglesiente e per le imprese che vi operano a tutti i livelli. 

5. È difficile esprimere a priori un’ipotesi anche generica sul ruolo che la futura provincia potrà assumere, anche perché essa avrà, come tutti sappiamo, caratteristiche diverse rispetto alle province che noi conosciamo. Dovrà comunque essere un ruolo primario, di coordinamento e sintesi delle esigenze del territorio. Ci sarà da risolvere il problema della sovrapposizione dei ruoli (comunità montane) e delle diffidenze ed incertezze che fino ad oggi hanno caratterizzato le vicende della nascita delle nuove province. L’Ente, dopo una prima fase di avvio, sarà chiamato al non facile ruolo di riferimento per la svolta dell’economia del territorio.


Ilio Salvadori, presidente dell'Igea, società regionale per gli interventi geoambientali 

1. Perché, finita l’era delle miniere, che aveva caratterizzato un’economia forte e dominante e consentito ai poli produttivi fondamentali della Sardegna sud-occidentale di creare condizioni di sviluppo assolutamente all’avanguardia rispetto a gran parte del rimanente territorio regionale, la grande industria dei Consorzi e delle Zir di Portovesme, Iglesias, Carbonia, non ha saputo costituire una valida alternativa. Ciò a causa di un ben diverso contesto economico e sociale che chiedeva a tali industrie un ruolo più complesso e perchè non era facile sostituire almeno seimila posti di lavoro delle miniere del settore piombo-zincifero e circa 15 mila delle miniere della Carbosarda, con tutto ciò che questo comporta come circolazione di denaro e possibilità di correlato sviluppo ed occupazione. Va ricordato, a questo proposito, che sino oltre gli anni Sessanta il Sulcis Iglesiente era stato zona di immigrazione da molte regioni italiane perché in tutta la Sardegna non era possibile reperire manodopera sufficiente. 

2. Malgrado qualche lodevole iniziativa che ha visto l’impegno di privati, anche locali, nel realizzare industrie a livello medio-piccolo di sostegno a quelle delle multinazionali e nella trasformazione dei prodotti primari quali il piombo, lo zinco, l’argento, l’alluminio, questo non è stato sufficiente ad attivare nuova occupazione e nuovi redditi sostitutivi in grado di alimentare una ripresa economica significativa. Si deve anche notare che, purtroppo, mancano sostanziosi investimenti nei settori dell’innovazione, della telematica, dell’informatica, e nell’artigianato di qualità, ecc.. Energia a costi europei, acqua industriale e potabile, nonché una migliore accessibilità ai porti di Portovesme e Sant’Antioco, potrebbero certamente favorire tutte le industrie della zona. Per quanto riguarda l’agricoltura, è opportuno rimarcare che il bene fondamentale, l’acqua, dovrebbe essere meglio distribuito ed utilizzato, senza sprechi nei periodi di abbondanza e secondo esigenze specifiche per le varie colture. 

3. Sembra ovvio ripetere che il Sulcis Iglesiente può contare per il suo sviluppo turistico su un bene enorme costituito da oltre cento chilometri di costa veramente spettacolare fra Capo Pecora e Capo Teulada, comprese le isole di San Pietro e Sant’Antioco, collegata a Nord con la Costa Verde ed a Sud con le meravigliose zone di Chia, Pula, località già da tempo affermate e, pertanto, trainanti. Se diversamente organizzata e servita da idonee infrastrutture, come acqua, strade, porti turistici, alberghi diffusi nel territorio e villaggi turistici e, perchè no, anche un aeroporto quale quello ipotizzato a San Giovanni Suergiu, nonchè supportata da una nuova e precisa coscienza e professionalità, l’industria turistica potrebbe far fare un salto di qualità importante a quest’area della Sardegna. Non si dovrebbe ripetere, però, lo sbaglio fatto con le miniere, di assegnare cioè al turismo le sole possibilità di sviluppo economico-sociale del territorio e, quindi, di incremento dell’occupazione. Tutte le attività collegate e, in primo luogo, la creazione e la distribuzione di prodotti locali, dell’agricoltura di pregio, della industria vinicola – già peraltro di alta qualità – della pastorizia, degli allevamenti bovini e suini, dovrebbero sostenere l’industria turistica e favorirne lo sviluppo. 

4. Senza voler sminuire l’idea del Parco geominerario esteso a tutta la Sardegna – che, comunque, come la prima idea indicava, deve avere sviluppo per oltre l’80 per cento nel Sulcis Iglesiente – è possibile che esso non sia ancora ben capito dalle popolazioni, alle quali non sono stati ben chiariti i vantaggi di un’iniziativa che non comporta limitazioni e svantaggi di sorta. Questo ovviamente è un compito che i comuni interessati, che peraltro in gran parte si sono fatti parte attiva nel sostenere l’iniziativa, dovrebbero svolgere con più costante incisività e convinzione. Per ora si può dire che quanto è stato fatto e si sta facendo nei siti minerari, sul mare e nel retroterra, ad opera dei lavoratori dell’Igea, la Società regionale per gli interventi geoambientali, ha avuto indubbiamente il merito di catalizzare l’attenzione su Iglesias, l’Iglesiente e il Fluminese-Arburense – un territorio ricco di veri e propri gioielli di archeologia mineraria e di speleologia – e di attirare in quest’area decine di migliaia di visitatori da tutta la Sardegna e da moltissime parti d’Italia e del resto dell’Europa. Forse proprio questo è l’inizio del vero Parco geominerario. 

5. Il ruolo della nuova Provincia sarà importante se saprà unire le varie anime del Sulcis Iglesiente in un vero complesso unitario e sinergico che sia teso a sviluppare il meglio di ogni luogo e zona in esso compresi. Solo con uno sforzo unitario – che faccia sapere al Governo nazionale ed a quello regionale che «Questa è la Provincia del Sulcis Iglesiente» ed a questa devono essere date opportunità e risorse nella stessa misura con cui vengono assegnate a tutte le altre province, comprese le “grandi” –, la nuova istituzione potrà raggiungere il massimo in termini di sviluppo economico complessivo nel suo territorio. Se invece tutto dovesse limitarsi alla creazione di nuovi incarichi politici e/o amministrativi, dovremmo considerare del tutto inutile e, forse, dannoso, lo sforzo di tutti coloro che con il loro voto ne hanno reso possibile l’istituzione.


Giovanni Degortes, sindaco di Buggerru 

La splendida spiaggia di Portixeddu, nei pressi di Buggerru
La splendida spiaggia di Portixeddu, nei pressi di Buggerru
1. La monocoltura mineraria che ha reso leader questo territorio in Sardegna fino agli anni Sessanta ha anche determinato, con la progressiva chiusura delle miniere, il crollo dell’occupazione e dell’economia di questo centro. 

2. Purtroppo, dal punto di vista agricolo, questo territorio non ha caratteristiche tali da consentire alcun tipo di coltivazione; solamente la pastorizia riesce a svilupparsi, ma si possono contare sulle dita di una mano gli imprenditori che hanno scelto di destinare proprie risorse all’allevamento del bestiame. Un discorso a parte, invece, merita la pesca, in forte espansione se rapportata agli altri settori dell’economia: in poco tempo ha creato tanti posti di lavoro e sviluppo economico. 

3. Il Sulcis Iglesiente deve puntare, per il rilancio dell’economia, sul turismo e sull’archeologia industriale. A tal proposito è opportuno sottolineare che il comune di Buggerru ha compiuto un grosso sforzo finanziario per gettare le basi del rilancio del territorio realizzando moltissimi progetti cantierabili, alcuni dei quali già finanziati e in corso di avanzata esecuzione. Buggerru, inoltre, è l’unico comune in tutta la costa occidentale dell’isola con il suo Piano urbanistico regolarmente approvato. 

4. Il Parco geominerario è fondamentale per lo sviluppo del Sulcis Iglesiente. 

5. La nuova Provincia servirà a favorire lo sviluppo del Sulcis Iglesiente, attraverso il coinvolgimento di tutti gli enti che ne faranno parte. 


Giuseppe Massa, sindaco di Fluminimaggiore  

Il tempio di Antas, nei pressi di Fluminimaggiore
Il tempio di Antas, nei pressi di Fluminimaggiore
1. Il perché della progressiva perdita di competitività del Sulcis Iglesiente va ricercato in molteplici fattori. L’aver investito per decenni ingenti risorse economiche in settori (miniere, lavorazione materie prime importate) che, alla lunga, si sono rivelati antieconomici e troppo sensibili a variazioni e fluttuazioni di tipo internazionale, ha messo a nudo la fragilità e la debolezza di un sistema produttivo che necessita di continua assistenza e soffre per l’isolamento e per l’alto costo energetico. Tutto ciò significa che tutti abbiamo sbagliato a suo tempo nel richiedere e difendere tale tipo d’industrializzazione che ha assorbito ingenti risorse finanziarie senza produrre ricchezza e limitandosi alla sola difesa dell’esistente. Certamente tali flussi finanziari, spesi in diverso modo, avrebbero potuto dispiegare effetti positivi di tipo strutturale nell’economia complessiva della zona. 

2. Il Sulcis Iglesiente rappresenta un territorio vario ed eterogeneo dove storicamente sono sempre esistite, accanto a quelle principali, attività agricole, d’allevamento, di artigianato ed intermediazione. Con la crisi dei settori trainanti, si è fatta, come si dice, di necessità virtù, riprendendo e valorizzando attività storiche trascurate per tanti anni. A ciò si aggiunga la risorsa turistica che, sia pure poco sfruttata, ha creato condizioni per nuove attività a vantaggio soprattutto dei giovani. Ritengo che di tale vitalità occorra tener conto perché penso che la diversificazione delle attività produttive garantisca una reale e duratura crescita economica. 

3. Come già detto, occorre puntare su fattori di crescita diversificati, che tengano conto della propensione, della condizione di fatto, delle risorse che il territorio esprime. Occorre, soprattutto, lavorare sulla cultura e formazione della popolazione, da sempre abituata al lavoro dipendente e che trova molte difficoltà nell’intraprendere nuove attività. Il rapporto del Banco di Sardegna esprime chiaramente questo limite quando attesta la notevole mole della raccolta finanziaria che resta immobilizzata e priva di effetti produttivi. D’altra parte credo che il sistema creditizio abbia le sue colpe nei ritardi e nelle occasioni mancate. 

4-5. Sbaglia chi sminuisce il Parco geominerario e la Provincia. Il primo potrebbe diventare elemento di traino e sviluppo in considerazione dell’immenso patrimonio ex minerario presente nella zona e sicuramente uno strumento fondamentale di conservazione e valorizzazione di una memoria storica che costituisce l’essenza stessa del territorio. La nuova Provincia, dal canto suo, permetterà di avvicinare e decentrare una serie di poteri e competenze che, in taluni casi, si sono rivelati non molto rispondenti alle esigenze del Sulcis Iglesiente. È tuttavia sbagliato ritenere che i due istituti possano costituire la panacea per i mali del territorio. Ritengo sia indispensabile, soprattutto per la nuova Provincia, una stretta collaborazione fra tutti gli enti territoriali, economici, politici e sociali coinvolti, per definire una piattaforma programmatica comune che, mettendo al bando i campanili e partendo dalle risorse materiali ed umane presenti, individui le linee e gli indirizzi per uno sviluppo compatibile e credibile.


Gianfranco Porcina, sindaco di Giba 

1. Col senno di poi, premesso che alcuni effetti positivi sia sul piano occupazionale che dell’economia in generale con l’industrializzazione sono stati raggiunti, occorre puntare l’indice però contro la miopia della monocultura ma soprattutto contro il rapporto “clientelare” e tutto politico con cui si è sviluppata l’economia del Sulcis Iglesiente nel settore industriale ed estrattivo. Con la crisi del settore minero-metallurgico, avremmo dovuto puntare su uno sviluppo più compatibile con l’ambiente, più equilibrato nel rapporto costi/benefici per rilanciare settori ugualmente presenti in alcune parti del territorio ma piuttosto emarginati. Ma poiché tutto l’interesse era incentrato nel recupero e salvaguardia del poco industriale rimasto, non vi è mai stata alcuna reale possibilità di varare una legislazione che prevedesse finanziamenti adeguati ed una normativa per un rilancio coordinato dell’agricoltura, del turismo, dell’artigianato. 

2-3. Soltanto in questi ultimi anni ci si è resi finalmente conto che la qualità della vita, dell’ambiente, il recupero delle tradizioni della cultura e della archeologia, nonché il cibo genuino, sono fattori di successo e sviluppo, purché sostenuti da risorse finanziarie, dalla necessaria formazione imprenditoriale e da un’adeguata tecnologia. Il Basso Sulcis, soprattutto, così come una buona parte dell’intero Sulcis Iglesiente, possiede oltre che la seconda pianura della Sardegna, qualità ambientali ancora integre: mare, monti e cultura, che possono essere la base di uno sviluppo alternativo efficace, fatto di piccole e medie aziende ma anche di importanti investimenti privati. Ma è necessario preliminarmente risolvere alcuni grandi problemi, quali acqua, infrastrutture, energia, credito, trasporti, oltre che consentire alla scuola e alla formazione professionale di fare un gran salto di qualità, per rendere trainanti i settori in parola.  

4. Il Parco geominerario ha una sua valenza intrinseca, purchè non diventi un carrozzone dove si applica in termini aggiornati il voto di scambio tra partiti e sindacati. Potrà decollare solo se diventa un sistema aperto anche ai privati e venga quindi gestito con criteri di tipo privatistico. In primis, pertanto, potrà assumere i lavoratori socialmente utili solo se risultano adeguati agli obiettivi che si vogliono raggiungere (sviluppo del turismo, recupero ambientale, archeologia industriale), in termini di professionalità, di capacità fisiche e mentali, di possibilità di rigenerarsi e trasformarsi. 

5. La Provincia potrà avere un ruolo nel Sulcis Iglesiente se Stato e Regione le trasferiranno competenze ed adeguate risorse. Inoltre occorrerà ridistribuire nel territorio poteri, servizi e risorse confrontandosi con i comuni più piccoli che hanno diritto ad uno sviluppo che freni lo spopolamento in atto. Bisognerà, infine, ridefinire i rapporti con le Comunità montane, sempre che si ritenga necessario tenerle in piedi, riagganciandole però alla logica originaria di associazioni di comuni situati ad una altezza di oltre 600 metri e non giù sul mare o in territori pianeggianti, così come sono stati configurati.


Sergio Puddu, sindaco di Gonnesa 

1. La crisi della regione ed in particolare del nostro territorio, risente come sempre di una situazione generale nazionale. Il rallentamento delle attività produttive e la contrazione dei consumi della famiglia sono elementi significativi di una società in crisi non supportata da iniziative significative da parte della Regione. La grave situazione internazionale ha ancor di più accentuato la preoccupazione in tutti i settori. 

2. Credo che alcuni settori importanti della nostra economia, come la zootecnia e l’agricoltura, debbano essere potenziate e ricevere ancor di più quelle attenzioni per un bilanciamento economico e di sviluppo necessario, integrativo agli altri settori produttivi in flessione. 

3. La situazione di crisi del comparto industriale ed in particolare del settore minerario richiede sicuramente di operare scelte differenziate soprattutto indirizzate nei settori del turismo (potenziando le strutture ricettive), dell’artigianato, dell’agricoltura, puntando sulla promozione dei prodotti e delle specialità tipiche del territorio. 

4. Il Parco geominerario, una volta avviata la bonifica ed il recupero di tutti i siti minerari dismessi, costituirà sicuramente, inserito in un percorso di visite guidate attraverso tutte le attrazioni del nostro territorio, un indubbio motivo di interesse per i tanti turisti sensibili a tali conoscenze. Avranno sicuramente ragione quanti sino ad ora hanno, con convinzione, condiviso l’iniziativa. 

5. Il ruolo che ci attendiamo è sicuramente quello di una maggiore attenzione ai problemi reali del territorio amministrato. 


Marisa Concas, sindaco di Musei 

1. La chiusura delle miniere ha contribuito ad aggravare lo stato di disoccupazione. Il settore primario è in forte crisi e la mancanza delle strutture adatte alla lavorazione dei prodotti nelle successive fasi a quella primaria non riesce a decollare. 

2. Bisognerebbe fare molta più attenzione al settore agricolo ed impegnarsi per risolvere i problemi principali, come, ad esempio, quello dell’irrigazione. 

3-4. Per un diverso sviluppo il Sulcis Iglesiente dovrebbe orientarsi anche sul turismo. Grazie anche all’istituzione del Parco geominerario, si è cercato di dare un nuovo input per una diversificazione del territorio, cercando di valorizzare tutte le risorse. 

5. Con la costituzione delle nuove province, si spera in una distribuzione equa e razionale delle risorse a favore di tutti i comuni della Sardegna.


Giovanni Melis, sindaco di Narcao 

1. Anzitutto il venir meno dei contributi statali, il gap dell’insularità e la quasi totale mancanza delle seconde, se non terze, lavorazioni sono le motivazioni per cui l’area del Sulcis Iglesiente è andata fuori mercato a causa degli alti costi e quindi si è dimostrata non assolutamente in grado di competere con le altre realtà del settore. 

2. La presa d’atto della cecità della classe politica nell’individuare i settori produttivi sui quali puntare. Il caso poi dell’agricoltura è emblematico: dopo aver distribuito finanziamenti a pioggia per le strutture e per le coltivazioni, non è stata conseguente nel dare sostegno alle aziende per la trasformazione e la commercializzazione del prodotto che tutti sappiamo essere la parte più redditizia. 

3. Il Sulcis Iglesiente avrà reali possibilità di sviluppo, a mio avviso, se saprà puntare sullo valorizzazione delle sue risorse. Del resto, come tutta la Sardegna, anche nel Sulcis Iglesiente ambiente, clima, tradizioni, gastronomia sono già da soli elementi più che positivi sui quali puntare per un nuovo sviluppo. Per far si che queste nostre peculiarità possano produrre un’autentica crescita economica, abbiamo bisogno di nuove strutture ricettive, infrastrutture nel settore dei trasporti (ferroviari e stradali, marittimi e aerei) e, soprattutto, di formazione professionale. 

4. Il Parco geominerario è innanzitutto parte della nostra memoria storica, quindi appartiene alla nostra cultura. Il che potrebbe già costituire un valido motivo per la sua conservazione. Ma, naturalmente, le miniere dismesse possono rappresentare un ulteriore tassello che si va ad aggiungere alle peculiarità, già citate prima, per creare nuovo reddito. 

5. La nuova Provincia dovrà essere il centro attorno al quale dovrà necessariamente ritrovarsi tutto il territorio per progettare e realizzare lo sviluppo e la crescita del Sulcis Iglesiente. Se avrà la capacità di credere e puntare sulle direzioni indicate nelle precedenti risposte, sicuramente la nuova istituzione giocherà un ruolo propulsivo e determinante.


Antonello Pilloni, sindaco di Nuxis e presidente della Cantina sociale di Santadi 

1. L’industrializzazione nel settore primario del Sulcis Iglesiente è in crisi perché tutta una serie di gestioni del settore sono state profondamente sbagliate e anche la risposta dei lavoratori e dei sindacati non è stata all’altezza di assumere le posizioni tese a proteggere e salvaguardare gli interessi riguardanti l’economicità delle aziende per metterle nella condizione di affrontare i mercati mondiali dove le produzioni delle nostre industrie si ritrovano a competere nel rapporto qualità/prezzo. Peraltro, anche la politica è andata avanti per le pressioni esercitate nel tempo dai lavoratori e dai sindacati sposando atteggiamenti emozionali e non progetti tecnologicamente competitivi. 

2. Il quadro non positivo dell’economia del territorio è chiaramente condizionato dalla crisi dell’area industriale, che la diversificazione produttiva, comprendente le produzioni agricole a carattere generale, le intraprese nel settore turistico come quello artigianale, non bastano da sole a riequilibrare gli aspetti economici. 

3. Sostegni economici al turismo e all’artigianato; incentivi per la verticalizzazione delle produzioni industriali e aiuto per alcuni settori di maggiore interesse dell’agricoltura, con razionali sistemi irrigui; ammodernamento e ampliamento delle industrie agro-alimentari con tecnologie avanzate; una rete di trasporti efficiente. Sono questi i fattori che rilancerebbero l’economia del territorio del Sulcis Iglesiente, per poter competere con i prodotti delle altre regioni italiane, europee e mondiali. 

4. La parola fine sulle miniere, soprattutto per le carbonifere, non andrebbe al momento scritta, così come non è stata ancora scritta in altri paesi del mondo che dispongono di miniere carbonifere in fiorente attività produttiva. Per quanto riguarda l’istituzione del Parco geominerario, ritengo che i suoi detrattori si facciano trascinare e condizionare da considerazioni politiche motivate spesso da interessi che non sono quelli della Sardegna e delle sue popolazioni. Chi, invece, è sorretto dalla volontà di operare seriamente nutre grandi speranze sull’utilizzazione delle vecchie miniere e, più in generale, sulla realtà Parco geominerario inclusa in un sistema turistico e ricettivo di livello medio-alto, sicuramente in grado di produrre benefici economici di notevole interesse.

5. Il ruolo della nuova Provincia sarà positivo se le verranno affidate le risorse finanziarie per realizzare le strutture e dotarsi delle risorse umane adeguate al funzionamento dell’istituzione.
Le brevi considerazioni espresse, pur condizionate dalla necessità di sintesi, racchiudono in sé la proposta di creare un sistema di valorizzazione delle risorse del territorio, un rilancio dell’occupazione ed una ricchezza economica sicura, in grado di ripagare gli sforzi finanziari occorrenti per la realizzazione delle opere strutturali necessarie. 


Giorgio Pintus, assessore dei Lavori pubblici del Comune di Piscinas 

1. Il settore primario industriale nel Sulcis Iglesiente iniziò ad entrare in crisi già negli anni Settanta. Risalgono a quel periodo, infatti, le prime riorganizzazioni in campo industriale che avevano come scopo principale il taglio occupazionale e produttivo. La concorrenza dei paesi in via di sviluppo, la carenza di strutture adeguate (come porti e strade), la mancanza di una vera politica industriale, il disimpegno dello Stato, l’inesistenza di siti per lo stoccaggio dei rifiuti di lavorazione, gli alti costi energetici sono alcuni dei motivi che hanno portato l’industria del Sulcis Iglesiente allo stato attuale. 

2. L’agricoltura è un settore molto importante nel Sulcis Iglesiente. Purtroppo il suo sviluppo è fortemente penalizzato dalla carenza di un bene fondamentale: l’acqua. La scarsa piovosità unita alla cattiva gestione di questo bene fanno si che questo settore non trovi la giusta crescita economica. Una più accurata gestione del bene acqua e una più efficiente capacità di raccolta, attraverso la costruzione di nuovi bacini, darebbero maggiore sicurezza economica ed impulso anche alle altre attività produttive, come l’industria agroalimentare, l’allevamento, l’artigianato, il commercio. Tutte attività che attualmente contribuiscono a mantenere un’economia accettabile nel nostro territorio.

3. Come sopra accennato, visto il fallimento della grande industria, resterebbe la reale possibilità di puntare ad uno sviluppo turistico, artigianale, agricolo. È ovvio che questi settori necessitano di una infrastrutturazione adeguata affichè il territorio diventi appetibile agli imprenditori che vogliono investire in questi settori. La recente importante manifestazione tenutasi a Carloforte nel mese di maggio (il Girotonno) ha evidenziato la carenza di quelli che sono i tasselli di uno sviluppo turistico futuro: i trasporti via mare e le aree attrezzate per il parcheggio e il ristoro nei porti. Sono tutti problemi che si possono risolvere con piccoli interventi, creando però un’immagine e un ritorno positivi.

4. Sul Parco geominerario, a mio giudizio, non esiste chi ha ragione o chi ha torto. È una realtà di sviluppo turistico da prendere in considerazione per il fatto che gran parte delle miniere sono vicine al mare e possono essere parte integrante dei vari percorsi turistici. È molto importante il ripristino ambientale che si sta effettuando con i finanziamenti del Geoparco. Dobbiamo, però, stare attenti a non creare false illusioni, perché il Geoparco non sarà da solo fonte di reddito per molti lavoratori, ma dovrà, necessariamente, essere integrato in un contesto ampio di collegamento con tutti gli altri settori di sviluppo locale. 

5. Il ruolo della nuova Provincia sarà determinante per il futuro del Sulcis Iglesiente. I problemi che impediscono il rilancio dell’economia del territorio potranno essere affrontati con maggiore autonomia e per conoscenza diretta . La gestione del territorio, la salvaguardia ambientale, la viabilità sono soltanto alcuni degli obiettivi più importanti che le popolazioni del Basso Sulcis contano di raggiungere nell’immediato futuro con la nuova Provincia. Il fatto che si abbia una presenza istituzionale con la quale ci si potrà e ci si dovrà confrontare dovrà essere motivo per la risoluzione, in tempi non biblici, dei problemi locali sopra evidenziati. 


Elio Sundas, sindaco di Santadi 

1. La situazione di crisi del polo industriale del Sulcis Iglesiente, ed in particolare di Portovesme, è, a mio avviso, da addebitare a due ordini di fattori: uno di carattere generale, collegato alla grave crisi del settore, e l’altro, di ordine locale, dovuto alle problematiche legate all’ambiente, che in qualche modo possono scoraggiare vecchi e nuovi investimenti. 

2. Nella diversificazione delle attività produttive, l’agricoltura è sicuramente quella che gioca il ruolo più importante, nonostante problemi di varia natura, da quelli idrici a quelli legati alle condizioni meteorologiche. Si può sicuramente affermare che oggi l’agricoltura del Sulcis Iglesiente è più di qualità che di quantità. 

3. Il Sulcis Iglesiente ha delle reali e concrete potenzialità e possibilità di sviluppo ma occorre compiere uno sforzo a tutti i livelli perché il sistema ambiente, cultura, storia e turismo diventi una realtà. 

4. Il Parco geominerario è una grande opportunità di sviluppo per il territorio, purché si lascino da parte posizioni di forti poteri esterni e si permetta agli organismi interessati di realizzare una gestione diretta, abbandonando, una volta per tutte, l’idea di trasformare le miniere in contenitori di scorie radioattive. 

5. La nuova Provincia non sarà certamente la soluzione di tutti i problemi ma darà sicuramente l’opportunità alle popolazioni di partecipare in modo più diretto alle scelte di crescita e di sviluppo del territorio.


Eusebio Baghino, sindaco di Sant’Antioco 

1. Perché, nonostante si sapesse sin dall’inizio che l’era industriale avrebbe avuto un ciclo di vita ventennale, non sono stati inseriti elementi nuovi a sostegno dei settori economici paralleli e tradizionali. Ad esempio, i costi dell’energia per le industrie della Sardegna: non riesco a capire per quale motivo le tariffe in vigore nell’isola debbano essere più elevate di quelle in vigore nel resto del territorio nazionale. La privatizzazione ha affrontato questi ostacoli con una razionalizzazione che è andata a vantaggio delle aziende, ma ha creato uno scompenso sui livelli occupazionali che il territorio aveva fino agli anni '80. Con il venir meno delle Partecipazioni statali il territorio si è ritrovato a fare i conti non solo con gli esuberi ma anche con una drastica diminuzione di posti di lavoro in termini di potenzialità occupazionale.  

2. La domanda conferma il concetto espresso precedentemente sulla necessità di inserire elementi a sostegno dei settori economici tradizionali. L’agricoltura, per vocazione naturale del territorio ma anche perché non è mai stata abbandonata dagli organi istituzionali competenti, ha dimostrato di essere un elemento forte in grado di superare difficoltà infrastrutturali arcaiche, e quindi andrebbero considerate ulteriori possibilità di sostegno e di potenziamento del settore che comincia a trovare la sua giusta collocazione sul mercato nazionale ed internazionale. 

3. Di fronte a una realtà industriale ridimensionata, il rilancio economico del territorio passa attraverso il turismo, la pesca e l’agricoltura. Tre settori in stretta correlazione fra loro, lasciando le porte aperte ad un’industria diversa. Il mare, la terra e il sole sono gli elementi naturali che costituiscono un’indicazione ben precisa, sicuramente suggerita da Dio per rilanciare l’economia del territorio. Sino ad oggi queste risorse sono state sfruttate poco o niente. Bisogna cominciare a farlo.  

4. Al di là delle esaltazioni o degli attacchi, c’è una drammatica situazione occupazionale che necessita di risposte. Una di queste è sicuramente il posto di lavoro per alcune centinaia di padri di famiglia. Questo è l’elemento fondamentale che mi porta a condividere tutte le idee e i progetti che non solo salvano i posti di lavoro esistenti ma che potrebbero determinare domani la creazione di altri. 

5. Un ente intermedio più vicino alla realtà del territorio significa necessariamente che debba essere dislocato nel territorio stesso. La “nuova” Provincia, deve essere nuova in termini di rappresentatività del territorio, più vicina alle istituzioni locali e maggiormente presente, con azioni, progetti e iniziative che siano soluzione dei problemi esistenti ed elemento di sviluppo concreto, soprattutto nella realizzazione di opere e infrastrutture di cui il Sulcis Iglesiente purtroppo è carente. Ritengo indispensabile quindi un decentramento con la partecipazione del territorio alla provincia e con un dislocamento e una distribuzione programmata degli strumenti della provincia stessa nel territorio. 


Andrea Busia, sindaco di Siliqua 

1. Perché non ha saputo affiancare al settore industriale primario le seconde e terze lavorazioni. Il comparto dei metalli non ferrosi sta vivendo una crisi mondiale e gli alti costi energetici incidono sulla competitività. Inoltre, in questi ultimi anni, sia da parte della Regione che da parte del Governo nazionale assistiamo ad un totale disinteresse per un serio rilancio dell’apparato industriale. Talvolta si percepisce una volontà di smantellamento.

2. L’agricoltura, in maniera spontanea, sta cercando di migliorarsi, assumendo un ruolo quasi sostitutivo. Manca però, anche in questo settore, una programmazione politica seria e lungimirante. Tutto è in mano all’iniziativa e all’intuizione di imprenditori privati, che si barcamenano, talvolta rischiando di compiere investimenti improduttivi per la mancanza di programmazione, che a medio e lungo termine rischiano di rivelarsi dannosi per le stesse aziende. 

3. Partendo dal risanamento e riqualificazione di ampie aree minerarie, si possono creare condizioni per nuove imprese di piccole dimensioni, più flessibili e diversificate. Dobbiamo incentivare la costruzione di strutture turistiche, creando e valorizzando nel territorio le numerose ricchezze naturali presenti (mare, coste, montagna, beni ambientali e culturali), creando alcuni poli di forte interesse turistico. 

4. Il Parco geominerario è un’occasione unica perché ci permette di recuperare aree minerarie importanti dal punto di vista economico e sociale. Non risolve i problemi emergenti (disoccupazione giovanile) però ci permette di guardare al territorio con unitarietà, mantenendo viva la cultura mineraria, offrendo opportunità concrete di sviluppo sostenibile. Inoltre, come parco culturale, storico e ambientale, ci permette di valorizzare il nostro patrimonio, coinvolgendo le popolazioni e le forze produttive del territorio. 

5. Così come sono concepite oggi le province, con la nuova Provincia del Sulcis Iglesiente rischiamo di procurarci nuovi problemi anziché risolvere quelli che già abbiamo. Se invece si procederà ad un rapido riordino di competenze tra enti, la nuova istituzione potrà assumere un ruolo propulsivo. Alla nuova Provincia, unico ente intermedio tra comuni e Regione, dovranno essere date nuove competenze e maggiori risorse. 


Walter Secci, sindaco di Villamassargia 

1. Un sistema economico prima basato sull’attività mineraria e successivamente sull’attività metallurgica, sostenuto in misura determinate dal capitale pubblico, quindi con potenzialità produttive ed occupazionali assistite, alla chiusura dell’attività estrattiva prima e della privatizzazione del comparto metallurgico poi, non è stato assistito dalla nascita di nuove attività produttive capaci di assorbire la forza lavoro del territorio. Questo è avvenuto sia a causa della debolezza finanziaria del sistema produttivo locale che per la carenza di infrastrutture in grado di attirare nel territorio investimenti privati esterni. Contestualmente si è registrata l’incapacità da parte della Pubblica Amministrazione di puntare su un progetto di sviluppo locale capace di mettere in campo strutture al servizio del marketing territoriale e sostenuto da una normativa agile, in grado di assicurare, ad esempio, tempi brevi per il rilascio di tutte le autorizzazioni amministrative. 

2. Il dato relativo all’agricoltura è sicuramente positivo sotto il profilo economico, mentre appare debole in termini di occupazione prodotta. È necessario favorire la trasformazione dei prodotti agricoli, sostenendo lo sviluppo delle filiere agroalimentari, puntando soprattutto sulla qualità delle produzioni. Per quanto riguarda poi la diversificazione produttiva, evidenziata dall’inchiesta del Banco di Sardegna, essa costituisce senz’altro un dato positivo, ma è un fenomeno collegato all’esistenza di un tessuto di piccolissime imprese, deboli sotto il profilo finanziario e quindi spesso non in grado di sostenere programmi di sviluppo aziendale. Sempre in tema di diversificazione produttiva, ritengo che andrebbero sostenute soprattutto le attività che richiedono grande specializzazione, in modo da ricavare importanti margini di guadagno, che potrebbero essere investiti in altri settori produttivi.

3. Occorre rivedere l’organizzazione scolastica del territorio, favorendo una scuola più vicina al mondo della produzione, grazie anche al coinvolgimento delle Università. Investire sulla risorsa umana è il primo passo verso la predisposizione di un piano di sviluppo locale capace di creare nuove imprese e quindi nuova occupazione. Bisognerebbe investire soprattutto nella formazione dei quadri dirigenti, che possono rappresentare la nuova classe imprenditoriale del territorio. Le risorse finanziarie pubbliche, quindi, dovrebbero essere impiegate innanzitutto nella formazione e nella ricerca, ma contestualmente anche per la tutela ambientale e nella creazione di infrastrutture (ad esempio, nel settore della viabilità) in grado di far fronte alla grande richiesta di posti di lavoro esistente nel territorio. 

4. Basandosi soprattutto sulla valorizzazione del patrimonio storico del territorio, il Parco geominerario potrebbe costituire in futuro un’iniziativa ideale per la promozione del caratteristico sistema produttivo locale, unico nel suo genere in Italia. Il richiamo di storia, tradizione, ambiente, potrebbe favorire al massimo la commercializzazione delle ricca e diversificata produzione locale, realizzata soprattutto nei comparti dell’agroalimentare e dell’artigianato artistico. Avessimo già il soggetto di gestione nella sua piena operatività, potremmo sin da oggi destinare per il meglio le risorse disponibili nell’ambito del Programma operativo regionale Por Sardegna 2000-2006. Ho la sensazione, invece, che si stia andando in ordine sparso con il rischio di realizzare piccole iniziative, che poco o nulla incidono nel mercato dell’offerta turistica.

5. La nuova Provincia sarà un’istituzione utile per il Sulcis Iglesiente se non commetterà l’errore di utilizzare buona parte delle risorse di bilancio per creare una burocrazia inutile, ma sarà capace di utilizzare i fondi a sua disposizione per promuovere progetti da realizzare in tempi certi, verificabili, finalizzati allo sviluppo sociale ed economico del territorio, quali, ad esempio: l’istituzione di un’Agenzia per lo sviluppo locale, oppure l’istituzione di aziende per la gestione associata dei servizi rivolti ad una città virtuale di circa 140 mila abitanti. In tal caso, la Provincia potrebbe rappresentare un utile strumento per il territorio. Ancor più determinante potrà essere il suo ruolo se la Regione le trasferirà nuove competenze e risorse.


Alberto Matta, sindaco di Villaperuccio 

1. La situazione di crisi del polo industriale del Sulcis Iglesiente, ed in particolare di Portovesme, è, a mio avviso, da addebitare alla  situazione di carattere generale,  nonché  alla  specifica  concorrenza dei paesi  produttori delle materie prime, importate a  prezzi concorrenziali rispetto ai costi di produzione locali. 

2. Nella diversificazione delle attività produttive, l’agricoltura torna ad occupare un ruolo  sicuramente importante nell’economia locale, nonostante i problemi di varia natura, da quelli idrici  a quelli  della commercializzazione dei prodotti stessi. 

3. Il Sulcis Iglesiente ha concrete potenzialità di sviluppo caratterizzate da un ricco patrimonio culturale, archeologico e ambientale. Ma per rendere fruibile questo invidiabile patrimonio occorre compiere uno sforzo a tutti i livelli perché si realizzino, fra l’altro, strutture ricettive e opere viarie. 

4. Il Parco geominerario è una grande opportunità di sviluppo per il territorio, purché venga  collegato in modo organico alle altre potenzialità che il territorio possiede. 

5. La nuova Provincia dovrà saper colmare quel vuoto che attualmente esiste tra Amministrazione  regionale e Amministrazioni locali, nonché rendersi interprete delle esigenze specifiche di sviluppo del territorio.