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Un piano di rilancio per un nuovo Sud

Obiettivo innovazione per le nostre imprese

Immigrazione e sviluppo del Paese

 

Obiettivo innovazione per le nostre imprese

 

SARDEGNA INDUSTRIALE n. 5-6 2015, 31 Dicembre 2015

 

Obiettivo innovazione per per le nostre  imprese

 

I diversi aspetti della nuova tendenza dell'imprenditoria del Paese sono presi in esame nell’ultimo rapporto su Impresa e Competitività curato dall’Osservatorio permanente sui rapporti Banche-Imprese che evidenzia il costante aumento del numero delle imprese italiane che investono su innovazione: che raggiungeranno il 64% secondo le previsioni per il 2015.  Il 69,9% dichiara di non avere fatto ricorso ad alcuna risorsa pubblica, l’8,1% a finanziamenti a fondo perduto, il 17,2% a finanziamenti agevolati o icorsocontributi in conto interessi, il 3,9% al credito di imposta. 

 

In costante aumento il numero delle imprese italiane che investono su innovazione. Nel 2014 il 51,5% delle imprese che hanno effettuato investimenti produttivi ha introdotto innovazione, percentuale che sale al 64% per le previsioni 2015. Il 69,9% dichiara di non avere fatto ricorso ad alcuna risorsa pubblica, l’8,1% a finanziamenti a fondo perduto, il 17,2% a finanziamenti agevolati o contributi in conto interessi, il 3,9% al credito di imposta.

Sul fronte della geografia delle esportazioni, l’89,1% preferisce i vicini Paesi dell’Ue, e circa il 35% altre destinazioni, come i mercati Brics, mentre solo il 30% predilige i mercati maturi del Nord America e il 26,1% quelli asiatici. 
Lavoro, energia e basso cash flow, sono i principali problemi di competitività individuati dalle aziende.

Lo si legge nell’ultimo rapporto su Impresa e Competitività curato dall’Osservatorio permanente sui rapporti Banche-Imprese, costituito dall’Abi e le più importanti organizzazioni imprenditoriali nazionali, con l’obiettivo di migliorare il dialogo tra il mondo del credito e delle imprese.

L’inchiesta prende in esame i diversi aspetti della nuova tendenza dell’imprenditoria del Paese, qui di seguito illustrati brevemente.
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Competitività. Il 70% delle imprese italiane si ritiene abbastanza competitivo, il 15% più che adeguato, mentre l’11% non si giudica all’altezza della concorrenza, a causa dei modesti tassi di innovazione tecnologica e di una scarsa capacità di cooperazione. Il settore delle costruzioni è quello in cui vengono rilevate le situazioni più critiche del livello di competitività avvertito. Viceversa quello dell’Ict ha i più alti livelli di competitività. 

In generale, le cause che limitano il potenziale competitivo delle imprese italiane sono costo del lavoro, inefficienza dei servizi alle imprese e difficoltà di accesso al credito.
 

Effetti della crisi. Nel sistema industriale del nostro Paese sono le imprese più piccole (10-49 addetti) a soffrire maggiormente delle ricadute della crisi globale. Sotto il profilo della localizzazione la crisi sembra avere penalizzato maggiormente le microimprese del centro e sud Italia, con un saldo negativo della propria attività.

Nel 2014-2015 sono più alte le percentuali di imprese che non hanno ritenuto gli investimenti una leva strategica fondamentale per la ripresa della crescita. 

Per tutte le imprese intervistate gli investimenti condotti rispondono al principale obiettivo di rinnovare i locali e le attrezzature. Come seconda e terza scelta si registrano l'introduzione di innovazioni di processo ed organizzazioni e l'ampliamento dell'offerta formativa da destinare ai dipendenti. 

Credito. Il ricorso al credito bancario di breve termine ed il finanziamento pubblico sono le modalità preferite al Nord Est mentre il credito di lungo termine (in primis l'accensione di mutui) al Nord Ovest. Le maggiori criticità di finanziamento delle imprese del Sud hanno indotto le imprese a ricorrere con maggiore intensità rispetto alle altre macro regioni a strumenti di garanzia offerti dallo Stato. Inoltre nel 2014 si è verificato un incremento del ricorso a forme di garanzia collettiva offerte dal sistema dei Confidi (17,6% contro il 16% del 2013). Sono soprattutto le imprese edili a subire con maggiore intensità la stretta creditizia poiché tali condizioni sono divenute più rigide, in particolare al Sud Italia e per le piccole imprese.
 

Propensione all’innovazione. La propensione ad innovare prevista nel 2015 aumenterà rispetto al 2014. Diverse saranno le performance dei settori produttivi: tra questi il manifatturiero risulterà il più positivo, mentre più in difficoltà sarà essere il settore delle costruzioni, pesantemente colpito dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni. Difficoltà maggiori, anche se emergono decisi segnali di recupero per il 2015, caratterizzeranno ancora in media le regioni del Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese. Dai risultati dell'indagine emerge che nel 2014 il 51,5% delle imprese che hanno effettuato investimenti produttivi ha introdotto innovazioni, percentuale che sale al 64% per le previsioni per il 2015. Al contempo, aumenta anche l'incidenza media che gli investimenti produttivi per innovazione hanno sul fatturato: dal 23,8% del 2014 al 25,2% previsto per il 2015. 

Esportazioni. La ricerca evidenzia che circa quattro decimi delle imprese italiane sono presenti nei mercati esteri e per il 2015 si prevede un lieve incremento percentuale.Le imprese manifatturiere si distinguono per intensità di internazionalizzazione superiore alla media nazionale, con quota di fatturato medio realizzato nei mercati esteri paria circa il 41 per cento. Per quanto riguarda il dato territoriale, le imprese del Nord e centro si attestano a valori di internazionalizzazione pari a circa il 45% del campione intervistato e un fatturato superiore ai quattro decimi. Nel Sud, si registra un andamento crescente verso mercati esteri, pari a più di un terzo del fatturato estero su quello totale.
  

Politica monetaria. Per il 43% delle imprese italiane la politica monetaria espansiva condotta dalla Banca centrale europea non sarà in grado di rilanciare il mercato del credito in Italia. 

L’indagine dell’Obi, inoltre, ha permesso di esplorare altre importanti tematiche riguardanti l’utilizzo delle fonti pubbliche da parte delle imprese. Il 69,9% dichiara di non avere fatto ricorso ad alcuna risorsa pubblica, l’8,1% a finanziamenti a fondo perduto, il 17,2% a finanziamenti agevolati o contributi in conto interessi, il 3,9% al credito di imposta. Il 40%, con valori più alti tra le imprese del manifatturiero e tra quelle del Nord ovest, dichiara che non farebbe ricorso per finanziare i propri investimenti.