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Un nuovo progetto per la continuità territoriale

Dal Savoia Marchetti alla tecnologia del jet

Monopolio o libera concorrenza?

Tre nuovi scali per il traffico del Duemila

Rinasce Fertilia, porta d'oro del turismo sardo

Faticoso decollo per Elmas Duemila

Costa Smeralda: un aeroporto di livello europeo

Nuove prospettive per lo scalo di Tortolì

Fenosu: uno scalo strategico per i collegamenti regionali

Un ponte d’aria sul Tirreno

Un progetto di rilancio per la portualità turistica

 

Fenosu: uno scalo strategico per i collegamenti regionali

 

di Gherardo Gherardini

 

Oristano e la sua intera provincia aspettano ancora lo sviluppo che può arrivare dal cielo, fermandosi su Fenosu. Un aeroporto senza manie di grandezza («Sarebbe fuori dal mondo mettersi a competere con realtà totalmente diverse, più forti», dicono alla Sogeaor, la società di gestione dello scalo), ma sicuramente in grado di collegarsi con gli altri scali sardi e con quelli della penisola.

La posizione è felicissima: al centro della Sardegna, a due passi dalla statale 131. Turismo, agricoltura, piccole imprese a calamitare interessi e sviluppo. Un po’ di presente, ma soprattutto tanta speranza nel futuro, fondata su un passato che a Fenosu non è trascorso invano.

Uno scalo nato con la seconda guerra mondiale, avamposto degli apparecchi in arrivo dalla penisola e dalla Sicilia. Poi l’agonia del dopoguerra: erba alta nella pista cancellata dal tempo, buona per qualche atterraggio di fortuna e per l’Aero Club in embrione.

Negli anni ’60 il Consorzio industriale progetta la sistemazione dello scalo: si prevedono una pista di 1.200 metri, una rimessa e tutto quello che occorre per l’assistenza ai velivoli. Progetto ricco di idee, ma povero di soldi. Solamente nel 1977 l’Aero club decide di fare da sé: ripulisce la pista, sistema qualche locale ed acquista il primo aereo, un Cessna 206, ottimo per la scuola di paracadutismo.

Negli anni ’80 è la volta del Consorzio industriale, che crede fortissimamente nell’iniziativa ed ottiene dal ministero dei Trasporti la concessione provvisoria dello scalo. Ma, giusto per complicare le cose, la Provincia (e non il Consorzio) ottiene due miliardi di lire per la pista e le opere di recinzione. Il Consorzio non ci sta, tira fuori un vecchio progetto, accampa diritti che la Provincia non gli riconosce. E tutto si ferma.

Solamente nel 1996 viene siglata la pace e Fenosu inizia ad assumere la fisionomia di un vero aeroporto. Con i due miliardi, la Provincia realizza l’ampliamento della pista: 1.000 metri di lunghezza e 23 di larghezza. Viene anche costruita la torre di controllo e recintata l’area dell’aeroporto, di proprietà del ministero dei Trasporti, che misura 164 ettari.

Si potrebbe dire che manca poco per concretizzare la possibilità di ospitare i primi voli importanti? «Abbiamo le idee molto chiare sugli interventi che ancora servono e sulle priorità – risponde Egidio Loi, fresco presidente della Sogeaor –. Dovremo acquisire le aree, portare la pista a 1.600 metri di lunghezza e realizzare i servizi di prima necessità. Dopo di che potranno arrivare gli altri finanziamenti, necessari per far decollare l’aeroporto in piena funzionalità».

«Forse potrebbe esserci ancora posto per l’Aero club – sostiene Loi –, perché un aeroporto che si rispetti non può farne a meno». Ma intanto, dopo le recenti vicissitudini ed il cambio della guardia ai vertici della Sogear, i “piccoli” aviatori e paracadutisti hanno levato le tende e lasciato Fenosu al suo incerto destino.

Cambio della guardia, abbiamo detto. A metà settembre si è insediato, infatti, alla guida della società di gestione aeroportuale, Egidio Loi, dopo le dimissioni di Marco Deidda, avvenute per “motivi personali”, anche se qualcuno accenna a problemi di sintonie ed equilibri politici fra Comune, Provincia e Sogeaor stessa.

Il quadro è completato dal vicepresidente Desiderio Melis, anch’egli di recente nomina, da Mario Atzori (in rappresentanza della Sfirs), da Guido Bertolusso (Camera di Commercio), dall’ex presidente Marco Deidda (scelto dalla Regione) e da Gianni Salis, (Consorzio industriale), già vicepresidente, che ha il grande merito storico di aver riscoperto Fenosu quando molti non lo avevano più in testa e di averlo lanciato nelle rotte internazionali grazie al paracadutismo di gran scuola.

Le persone interessate a Fenosu non mancano, specie nel settore turistico. Tutti d’accordo nel ritenere che l’aeroporto funzionerà da propulsore dello sviluppo di una provincia che passi avanti in questi anni ne ha fatto veramente pochi. Dal turismo all’agricoltura, da sempre alla rincorsa dei mercati nazionali, senza trascurare l’agroalimentare, che nella terra di Eleonora ha antiche radici.

Insomma, tutti a giurare che un aeroporto di terzo livello a bocca di città agevola i discorsi, rende comprensibili quelli economici e sbroglia complicate matasse sociali. «Già oggi – sostiene Franco Cuccu, assessore provinciale ai trasporti – potrebbero atterrare a Fenosu almeno 10 tipi di aerei, adibiti a traffico commerciale. L’abbiamo visto nel ’97, con i voli di prova di un Atr 42. Se ciò non avviene ancora è perché mancano i presupposti economici vantaggiosi per i vettori. Ma contiamo, una volta completate le opere, di poterli invogliare con prospettive allettanti».

La Sogeaor ha stimato che nel solo Oristanese esiste un bacino di utenza di circa cento passeggeri al giorno, che oggi gravitano sugli altri scali isolani. «Con una domanda così ampia – sostengono a Fenosu – e collegamenti sia locali che nazionali, le proiezioni economiche danno risposte decisamente lusinghiere».

Fenosu, uno dei sogni legati alla ripresa dell’Oristanese, dunque va. O meglio, potrebbe andare, perché non basta una pista, non sono sufficienti una società di gestione ed un presidente pieno di entusiasmo per far decollare un aeroporto. Occorrono aerei, merci, movimento sul rombo potente di uno sviluppo che ancora tarda ad arrivare.

 

La gestione alla Sogeaor

Dopo circa trent’anni di stand by il Ministero ha deciso: dal novembre 2002 è stato individuato chi gestirà lo scalo. Naturalmente la Sogeaor (Società gestione aeroporto di Oristano), con un capitale sociale sottoscritto da Comune di Oristano, Camera di Commercio, Provincia, Consorzio industriale, Regione e Sfirs.

Nata per far volare mezzi e passeggeri dalla pista di Fenosu, finora però ha solo rigirato qualche miliardo di appalti per conto di Regione e Provincia. Ha lavorato su parecchi progetti, piazzali e torre di controllo, ma senza potersi occupare della gestione per mancanza di titolo. Assurdo, ma vero.

Ora che le carte sono a posto, la Sogeaor dovrà spingere al massimo non solo per chiudere il cantiere di Fenosu, ma anche e soprattutto per lavorare sulla gestione. «Si tratta di un grosso passo in avanti. L’affidamento ufficiale della gestione alla società da parte degli organi ministeriali toglie qualunque alibi all’apertura dello scalo», sostiene il presidente della società, Loi. Come dire: basta con le scuse, anche perché assieme all’ottenuta gestione ci sono pure i soldi per chiudere l’eterno cantiere. La Sogeaor, infatti, raschiando fra i contributi, ha messo insieme circa 300 mila euro. Niente di eccezionale, è vero, ma sufficiente per aprire la pista almeno agli aerei da turismo.

Il neo-presidente è fiducioso e determinato. «Non dovremo – dice – ma dobbiamo farcela». Per aprire forse entro il 2003? «Per scaramanzia preferisco starmene zitto e non lanciarmi in date o scadenze, ma forse ci siamo vicini», risponde. “Anche se – aggiunge – sino a quando non verrà eletto il nuovo Consiglio di amministrazione, credo che cambieranno poche cose. Si tratta di aspettare ancora qualche mese e poi si vedrà. Una cosa è certa: bisogna avere un programma almeno a media scadenza, per investire al meglio in soldi disponibili”.

Il completamento per un aeroporto di terzo livello coi fiocchi si potrà avere con i 5 miliardi di vecchie lire che la Provincia ha già in cassa, ma ancora non spende per motivi “progettuali”. Non appena li avrà risolti, sarà possibile allungare la lingua d’asfalto fino a 2.000 metri ed ampliare l’aerostazione, che così com’è oggi può al massimo contenere, ben costipati, cinquanta passeggeri.

Si vola, dunque? Forse, sempre che – adesso che Fenosu sta per diventare una bella realtà, attesa come il pane dagli imprenditori turistici, dall’Ala Birdi ad Is Arenas, e le poltrone della Sogeaor sono belle calde – non si scateni l’ennesima rissa politica per accaparrarsele. Col rischio di non riuscire neanche ad accendere i motori.

 

Finanziamenti e lavori

Del completamento dell’aeroporto di Fenosu si è occupata anche l’ultima legge finanziaria regionale, quella del 2003. Il Consiglio regionale ha infatti approvato un emendamento proposto dai tre oristanesi Alberto Sanna, Antonio Biancu e Gian Valerio Sanna, in base al quale sono stati attribuiti 5 milioni e 165 mila euro (l’equivalente di 10 miliardi di lire) a titolo di contributo straordinario per il completamento ed il potenziamento funzionale delle infrastrutture dell’aeroporto oristanese.

Nell’emendamento approvato è precisato che «l’attuazione degli interventi è data in concessione alla Sogeaor, a seguito della stipula di apposita convenzione». Con quella cifra, la pista, che oggi è di 1.300 metri, potrà essere allungata a 1.600 e resa pertanto idonea a qualsiasi aereo in servizio sulle rotte nazionali. Potrà essere realizzata una pista di rullaggio, completato l’impianto di illuminazione per l’uso della pista e della struttura anche di notte, costruito un parcheggio per aerei ed automezzi, adeguata la stazione passeggeri e realizzati idonei uffici.

Soddisfazione per l’accoglimento dell’emendamento è stata espressa dai consiglieri regionali proponenti. In particolare, Alberto Sanna ha dichiarato che «è un risultato che si inquadra nella battaglia per l’aeroporto di Oristano. Ora c’è il riconoscimento da parte del Consiglio regionale dell’utilità di Fenosu per lo sviluppo dell’Oristanese e della Sardegna centro-occidentale».

L’idea è quella di fare dello scalo oristanese un punto d’arrivo per aerei medio-piccoli e di convogliare un traffico turistico che abbia per destinazione anche altre zone della Sardegna. Ma soprattutto l’allungamento della pista permetterà l’atterraggio anche a mezzi che trasportano dai 50 ai 110 passeggeri, come ad esempio i Bae-146 costruiti dalla British Aerospace, oppure gli Atr 42. Difficile invece prevedere che in futuro possano arrivare mezzi più grossi, come quelli utilizzati ad Alghero, Cagliari ed Olbia. Le nuove strumentazioni della torre di controllo, che verrà dotata anche di una stazione meteo, saranno tutte all’avanguardia, il che consentirà l’avvicinamento anche strumentale (cioè non a vista) al punto di atterraggio, superando così il possibile ostacolo rappresentato dalla vicinanza del monte Arci.

Un ulteriore aggiornamento sull’intervento regionale a favore di Fenosu ci viene oggi dallo stesso assessore regionale dei Trasporti, Tore Amadu: «Proprio in questi giorni ho stipulato la convenzione con la Sogeaor per l’assegnazione della somma di 10 miliardi di lire. Ora, finalmente, si potrà dar corso alla realizzazione delle opere».

 

Ottimismo, ma con cautela

Un ottimismo condizionato dalla domanda di sempre: la pista di Fenosu, fino ad oggi utilizzata solo da piccoli mezzi, potrà servire anche il traffico commerciale? E ancora: meno di un’ora di auto da Cagliari ed un bacino di appena 160 mila abitanti basteranno a giustificare la necessità di un nuovo aeroporto?

Un quesito di difficile soluzione, al quale vengono date risposte differenti. Esistono infatti due diverse tesi che si confrontano. La prima sostiene che la vicinanza e soprattutto la comodità dei servizi erogati dall’aeroporto di Elmas siano di ostacolo alla crescita commerciale di Fenosu, per quanto riguarda il traffico passeggeri. Altri sostengono che esistano i margini anche per l’avvio di voli di linea.

«Sulla base dei dati che mi sono stati forniti quando ero presidente – spiega Marco Deidda – si potrebbe avere un volo giornaliero per Roma ed un trisettimanale per Milano. Attualmente, infatti, sono circa duecento le persone che si muovono quotidianamente dalla nostra provincia verso la penisola ed esistono già numerose compagnie di piccole dimensioni che sono pronte a sbarcare a Fenosu».

Per gli operatori turistici, l’obiettivo da perseguire è quello di convogliare su Oristano un traffico turistico non di solo smistamento per altre zone della Sardegna, ma per mantenerlo nelle strutture alberghiere della zona. «Con quelle esistenti (circa mille posti letto) ed una volta completato il progetto di Is Arenas e Torregrande – sottolinea il sindaco di Oristano, Antonio Barberio – l’intera provincia acquisterà un diverso peso turistico. Oristano potrebbe davvero mettersi al centro degli interessi di una buona fetta di turismo medio. In questo quadro – prosegue Barberio – Fenosu acquista un’importanza strategica».

La notizia degli ultimi stanziamenti e l’affidamento della gestione alla Sogeaor rende fiduciosi gli imprenditori, che formulano l’auspicio che questa possa essere la volta buona. Agenti di viaggio, albergatori, imprenditori, vogliono credere che presto l’aeroporto possa entrare in funzione. È pur vero che in passato troppo spesso è stata ventilata questa opportunità, salvo poi doversi ricredere, ma stavolta tutti sembrano animati da ottimismo e dalla voglia di crederci.

«La disponibilità di un aeroporto a due passi dalla città – dichiara l’albergatore Andreas Koch – può essere la carta vincente per il turismo oristanese, quella capace di cambiare molte cose che ora non vanno certo bene. Basti pensare, per esempio, alla possibilità di far partire linee a basso costo. Farle arrivare a Fenosu sarebbe l’ideale, con il risultato di creare movimento in più per la nostra zona».

La disponibilità dello scalo rappresenterebbe una buona possibilità anche per il trasporto delle merci. «Occorre naturalmente vedere quale tipo di aereo potrà essere accolto – spiega Danilo Secchi, spedizioniere –. Certo, se fosse possibile utilizzare Oristano nel trasporto delle merci sarebbe un notevole risparmio di tempo ed un vantaggio innegabile. In realtà, lo sarebbe in ogni caso e mi auguro che Fenosu possa finalmente entrare nel circuito aereo, perché significherebbe un’apertura importante per la città».

Lo stesso parere espresso dal presidente della Confartigianato, Silvio Pulisci. «È ora che Oristano smetta il ruolo di eterna Cenerentola dell’isola ed acquisti un proprio spazio. L’entrata in funzione dello scalo aeroportuale di Fenosu sarebbe certo uno strumento importante in quest’ottica, che darebbe una svolta all’economia, dal turismo all’agroalimentare».

Sul versante degli imprenditori, c’è anche chi si è stancato di aspettare. Dopo vent’anni di tira e molla, di “apro e non apro”, una decina di volonterosi oristanesi si è riunita per costruire un nuovo scalo, tutto per loro. Pronti a mettere la mano al portafoglio ed a realizzare quanto occorre per far decollare gli aerei da turismo e quelli merci. “Per ora, niente di deciso – afferma Pino Canalis, impegnato nel commercio auto e nel turismo -. Confermo la volontà comune di procedere direttamente, convinti come siamo che l’aeroporto serva per lo sviluppo dell’oristanese. Abbiamo individuato il vecchio scalo militare di Milis, stiamo verificando le proprietà per procedere all’acquisto dei terreni”.

 

Su Fenosu volano solo le polemiche

Della storia dell’aeroporto di Fenosu, che stando alle cronache avrebbe dovuto essere aperto minimo dieci anni fa, e che invece è ancora bloccato, non è che si capisca gran che. Ognuno se la gira a modo suo e le carte sono così complicate che uno finisce per perdersi. C’è di tutto: lavori che non partono perché la Provincia non spende milioni di euro; incarichi dati a voce; parcelle contestate.

Proviamo a riassumere. La Provincia da cinque anni tiene in cassaforte due milioni e mezzo di euro per il completamento dell’aerostazione. Il motivo sta tutto, secondo Gianni Salis, fino a poco tempo fa vicepresidente della Sogeaor, nel progetto generale «che parrebbe essere stato commissionato per le vie brevi e per il cui mancato pagamento sarebbe in atto una vertenza tra il progettista e l’amministrazione provinciale». Un progetto che la Sogeaor disconosce e che si rifiuta di prendere in carico perché, a detta di Salis, «ritenuto inadeguato e non funzionale» dal Consiglio di amministrazione.

Fatto sta che il progetto da cinque anni gira come una trottola, la Provincia dice “prendetevelo” e la Società di gestione risponde «grazie, tenetevelo pure».

Gianni Salis ricorda che la Sogeaor già nel 2000 motivò il rifiuto e che «anche io stesso, quale presidente dell’Aero club, informai l’amministrazione provinciale di diverse anomalie nel progetto e nei lavori». Aggiunge Salis che «di quel progetto generale la Provincia ha realizzato uno stralcio di circa due miliardi di lire, con questi risultati: la torre di controllo non è idonea allo scopo e dovrà essere abbattuta; non esistono in Provincia gli atti sulle caratteristiche dell’allungamento a mille metri della pista; il piazzale di sosta degli aeromobili è stato realizzato in conglomerato bituminoso e la Sogeaor ci ha dovuto rimetter mano per eliminare alcuni problemi; l’impianto di distribuzione del carburante non è collaudato né collaudabile; la recinzione non è rispondente alle norme».

Possibile che tutto sia così catastroficamente negativo? Strana storia davvero. Secondo Paolo Melis, padre di tutti i progetti di Fenosu (e sono davvero tanti), di cui solo due appaltati, c’è da impazzire di rabbia. Il professionista cagliaritano arrivò nel 1986, chiamato dall’allora assessore regionale ai lavori pubblici, Bachisio Morittu, per impegnare due miliardi di finanziamento. La Sogeaor non c’era ancora ma esisteva il Consorzio industriale, che i progetti voleva fossero “mega” (anche campi da tennis). Il Comune tardava a rilasciare la licenza edilizia. Insomma, tutto difficile, lavori tormentati sin dall’inizio.

Comunque, si chiuse con una pista da mille metri (dove, per sfidare gli scettici che la volevano da 1.500, Melis un bel giorno si prese il gusto di far atterrare un Atr), la torre di controllo, la colonnina per il carburante e la recinzione. «Sono queste le opere collaudate e funzionali su cui si appuntano le critiche di Gianni Salis, che non perdona al sottoscritto – chiarisce Paolo Melis – l’interessamento dimostrato per trasformare l’aviosuperficie di Fenosu in aeroporto. O forse Salis non ha sopportato l’interruzione per lavori delle attività dell’Aero club, scuola peraltro eccezionale, per carità».

A chi rileva che la torre di controllo non serve e che occorrerà costruirne un’altra, il progettista ribatte che «la torre è stata autorizzata da Civilavia. Il posizionamento e l’altezza permettono di seguire i velivoli in tutte le fasi. Le critiche provengono da persone che non hanno veste, capacità e conoscenze specifiche in materia. Le opere che qualcuno dice inutili sono funzionali e sarebbe un colossale errore demolirle».

Resta il problema di chi pagherà Paolo Melis, progettista di tutto quel che esiste a Fenosu e, forse, anche di quello che esisterà. La Provincia dice di no, la Sogeaor rimanda a chi ha commissionato gli studi, quindi la stessa Provincia. In conclusione, il tecnico prima o poi farà causa, perché qualcuno dovrà pur pagarlo per il lavoro fatto e, dicono i massimi gradi dell’aviazione civile, fatto bene.

Un particolare di tutta questa vicenda, che forse può dare un’interessante chiave di lettura e che “i contendenti” sussurrano a bassa voce, è che il Consiglio di amministrazione della Sogeaor è prossimo alla scadenza. È probabile, quindi, che ci si trovi di fronte ai primi fuochi dello spettacolo pirotecnico per l’occupazione di quelle ambite poltrone.