Bimestrale di informazione economica

 
Home page
Presentazione

Arretrati e abbonamenti

E-mail

Archivio

Riviste
Argomenti
Ricerca semplice
Ricerca avanzata
News

Sommario


Editoriale

Un nuovo progetto per la continuità territoriale

Dal Savoia Marchetti alla tecnologia del jet

Monopolio o libera concorrenza?

Tre nuovi scali per il traffico del Duemila

Rinasce Fertilia, porta d'oro del turismo sardo

Faticoso decollo per Elmas Duemila

Costa Smeralda: un aeroporto di livello europeo

Nuove prospettive per lo scalo di Tortolì

Fenosu: uno scalo strategico per i collegamenti regionali

Un ponte d’aria sul Tirreno

Un progetto di rilancio per la portualità turistica

 

Un progetto di rilancio per la portualità turistica

 

Poco meno di cinquanta porti turistici, distribuiti lungo l’intero perimetro delle coste dell’isola, capaci di offrire circa 15 mila posti barca ai diportisti; un investimento nel settore, negli ultimi venti anni, di poco inferiore ai 500 miliardi di lire, di cui 430 a carico della Regione ed il resto dei fondi comunitari (Programma Interreg e Fio). Sono queste le cifre che danno la dimensione della portualità turistica in Sardegna. Un settore che però non riesce a decollare e che oggi dà lavoro agli addetti del settore solo per due-tre mesi all’anno.

In Sardegna sinora si sono costruite strutture senza pensare ad una logica di sistema. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Approdi privi di collegamenti stradali con i centri dell’entroterra, con gli aeroporti, spesso distanti da strutture ricettive, da attrattive culturali, e quel che è peggio, non collegati ad una rete telematica regionale dei porti turistici, possono costituire soltanto un casuale rifugio per la navigazione da diporto. In queste condizioni pensare al porto turistico come ad una azienda che può dare lavoro e reddito per tutto l’anno è soltanto un’illusione.

Di tutto questo si è reso conto l’assessore regionale del Turismo, Roberto Frongia, che ha dato il via, soprattutto nel corso di quest’ultimo anno, ad alcune iniziative, nel settore della portualità turistica, di notevole portata. Ne ricordiamo di seguito le più significative.

 

Progetto portualità turistica

Nel marzo scorso è stato presentato alla stampa uno studio di fattibilità tecnico-economica dei porti turistici dell’isola. Uno studio che dovrebbe diventare entro l’anno un vero e proprio progetto, in base al quale dare finalmente una svolta decisiva al settore. Di questo progetto abbiamo già parlato nei numeri precedenti di “Sardegna industriale”. Ci limitiamo quindi a darne una brevissima illustrazione.

Il documento precisa come «la Sardegna vuole proporsi come un grande terminale mediterraneo, luogo di accoglienza e smistamento dei traffici turistici, con particolare riferimento al comparto della nautica da diporto». In quest’ottica «l’impegno è quello di trasformare tale opportunità in una risorsa non più effimera ma in un riferimento sicuro e costante per l’economia regionale, conferendo all’isola il ruolo di un unico vasto porto, in una suggestiva sintesi tra il fascino delle sue coste e quello delle sue zone interne».

In primo luogo – secondo il documento – occorre attuare iniziative che permettano di ridurre l’impatto negativo della stagionalità e quindi favorire lo sviluppo dei porti a stretto contatto con le realtà urbane.

È poi necessario intervenire sulle tariffe aeree e marittime con speciali pacchetti in bassa stagione; intervenire sul costo del posto barca per incentivarne l’uso in bassa stagione; definire il flusso dei finanziamenti secondo uno strumento che privilegi le infrastrutture che garantiscono i più elevati livelli di efficienza, in modo da pervenire all’anno 2010 al completamento della rete; individuare per il suddetto obiettivo la forma più idonea di partecipazione degli operatori privati. Sarà determinante avviare immediatamente l’operatività di una agenzia regionale che promuova e coordini le attività delle singole infrastrutture secondo una configurazione sistemica della portualità sarda.

Oggi il sistema della portualità turistica è giudicato inefficiente. Resta tuttavia il fatto che gli investimenti finora effettuati (oltre 480 miliardi di lire) consentono di disporre di una vasta base infrastrutturale (44 approdi con una disponibilità complessiva di 14 mila posti barca) in grado di favorire, in un immediato futuro, la realizzazione di un importante sistema di riferimento per il diporto nautico mediterraneo.

Punto di forza del piano, come più volte sottolineato dai tecnici, sarà la metodologia del “project financing”, e delle strategie di partnership, come strumento fondamentale per il finanziamento di infrastrutture per il diporto nautico nel prossimo futuro. Il settore della portualità rappresenta infatti – secondo lo studio – un campo nel quale è sempre stata alta la predisposizione all’investimento da parte dell’iniziativa privata, peraltro molto spesso scoraggiata, nel passato, da una miriade di intralci burocratici e amministrativi. Da notare inoltre che una certa propensione all’investimento in tale settore comincia a venire anche da importanti istituti di credito. Nelle previsioni avanzate dall’assessorato al Turismo, l’ingresso di finanziatori privati nel settore delle opere pubbliche orientate al turismo dovrebbe privilegiare, evidentemente, quelle infrastrutture cui compete, con alti margini di certezza, una elevata redditività.

Gli assi portanti del piano sono rappresentati dalle grandi realtà portuali di Cagliari, Olbia e Porto Torres-Alghero, ove, anche grazie ad un potenziamento delle strutture commerciali esistenti, dovrebbe essere possibile realizzare, a basso costo d’investimento, un gran numero di posti-barca di elevata qualità.

Sarà inoltre indispensabile, secondo lo studio, uno stretto coordinamento degli interventi di recupero delle zone confinanti con le aree portuali e l’entroterra urbano. Si tratta di una scelta ormai diffusa e largamente privilegiata in tutto il mondo, ove le città storicamente marinare attivano interventi tesi a creare un rapporto stretto tra le strutture urbane e quelle portuali. «Tali grandi polarità, pur con le loro naturali differenze, costituiranno – precisano i progettisti – oltre che l’offerta per le esigenze della popolazione residente, e del naviglio di transito, anche un produttivo polmone di alimentazione della portualità diffusa sulla costa».

Un capitolo importante riguarda il modello gestionale sia delle singole infrastrutture che del sistema regionale dei porti turistici. Molto probabilmente sarà un’Agenzia regionale che dovrà promuovere il diportismo nautico della Sardegna e coordinare le singole gestioni, in modo che l’utente possa fare riferimento ad un insieme coordinato di strutture.

 

Convenzione con Italia Navigando

Nell’agosto scorso, nell’ambito di un protocollo d’intesa con la società Sviluppo Italia, società partecipata del ministero dell’Economia e delle Finanze, è stato concordato un programma congiunto di messa a sistema e potenziamento del settore previsto dalla convenzione con Italia Navigando, facente parte dello stesso Gruppo Sviluppo Italia. L’accordo prevede la messa a sistema e potenziamento della portualità turistica regionale, con la realizzazione e gestione di una rete di porti turistici e la valorizzazione dei porti già esistenti.

«Il nostro obbiettivo primario – ha spiegato in quella occasione Renato Marconi, amministratore delegato di Italia Navigando – è quello di creare una rete nazionale di portualità turistica per colmare una lacuna che penalizza notevolmente il nostro turismo. Attualmente in Italia i diportisti esteri sono allontanati, invece di essere attirati, come accade in altre nazioni del Mediterraneo. Dobbiamo, quindi, puntare a promuovere il nostro turismo nautico in tutta Europa e anche negli Usa».

In Sardegna, secondo l’amministratore di Italia Navigando, i nodi principali della portualità turistica saranno rappresentati da Alghero, Olbia e Cagliari, con una stretta interconnessione con le altre strutture. «Attualmente la stagione della nautica da diporto in Sardegna è limitata a 45-60 giorni – ha detto ancora Marconi – noi invece puntiamo ad estenderla a sei mesi o, addirittura, a tutto l’anno».

Uno dei compiti istituzionali di Italia Navigando è quello di attuare lo sviluppo e l’integrazione delle economie locali attraverso la valorizzazione del territorio, per aumentare le capacità di attrazione e di radicamento produttivo. Nella promozione e nella valorizzazione della portualità turistica sarà particolarmente importante lo studio di fattibilità tecnico-economica dei porti turistici della Sardegna, predisposto dall’assessorato regionale del Turismo, con lo scopo di fornire all’amministrazione regionale uno strumento operativo che consenta la programmazione degli interventi e delle risorse finanziarie per arrivare alla definizione dei porti turistici sardi.

Allargando il panorama alla realtà nazionale, l’amministratore delegato di Italia Navigando ha sottolineato che l’obiettivo della sua società è quello di realizzare nello spazio di otto anni 50 porti turistici. «È una scommessa ambiziosa, ma realistica – ha sottolineato Marconi –. Si tratta di creare e qualificare un prodotto e saperlo “vendere” bene sui mercati esteri, per rilanciare il turismo di qualità e farne realmente una leva per sviluppare economia e nuova occupazione, in particolare nel Mezzogiorno». Una rete di porti turistici in Italia può essere realizzata in tempi ragionevolmente brevi mediante il riuso, la ristrutturazione o l’adeguamento funzionale delle numerose strutture portuali esistenti».

Il sistema prevede la realizzazione ex novo solo di pochi porti turistici, finalizzati a conferire una logica di continuità strategico-operativa alla “rete” e a mitigare situazioni di grave tensione tra domanda e offerta di posti barca attrezzati.

L’attuazione del Progetto prevede la costituzione di “società di scopo” a livello locale, una per ciascun porto turistico, in eventuale partnership con operatori privati ed enti locali territoriali. «Qualunque iniziativa legislativa che consenta di semplificare o incentivare il settore – sottolinea Marconi – è senz’altro utile anche se dobbiamo ricordare la necessità di una attenta pianificazione degli interventi e del rispetto dell’ambiente litoraneo solitamente molto fragile. Attualmente ogni comune costiero si sta adoperando per avere un marina sul suo territorio: ciò non è tecnicamente possibile e potrebbe comportare gravissime ripercussioni sull’ ambiente costiero nazionale».

 

Il Salone nautico di Genova

La terza iniziativa dell’assessore Frongia è stata infine una “mirata” partecipazione al 43° Salone internazionale della nautica di Genova.con uno stand dedicato quasi esclusivamente alla portualità turistica in Sardegna. Un significativo pezzo dell’isola di oltre 80 metri quadrati dotato di grandi pannelli, poster, dépliant e carte turistiche, ma anche prodotti editoriali e materiale informativo sulle principali manifestazioni nautiche e i porti turistici dell’isola. Una presenza, quella della Sardegna, che ha avuto un grande successo fra i visitatori della manifestazione di Genova. Nello stand hanno trovato posto anche un’area dedicata all’accoglienza e schermi di grandi dimensioni sui quali scorrevano le immagini delle manifestazioni nautiche più importanti, come la Regata della vela latina. I visitatori hanno potuto contare, inoltre, su un efficiente servizio di hostess al quale è stato affidato il compito di veicolare l’immagine del turismo nautico targato Sardegna. Un’importante operazione di promozione, dunque, che non mancherà di avere le giuste ricadute sul piano economico e sullo sviluppo complessivo del turismo sardo. Nella “postazione sarda” c’erano anche la Provincia di Cagliari, la Marina di Portisco con Italia Navigando, la Marina di Porto Rotondo, la Marina di Carloforte con le Marine Sifredi. Fra le manifestazioni comprese nel ricco cartellone di appuntamenti, c’è stata l’illustrazione, da parte del direttore generale dell’assessorato regionale del Turismo, Giorgio Valdes, del Piano regionale dei porti, di cui abbiamo parlato; la presentazione della nuova edizione della Carta dei porti turistici della Sardegna, pubblicata da Carlo Delfino editore, in lingua francese e tedesca, che si aggiunge a quella già realizzata in inglese; la premiazione delle gare di vela latina svoltesi nel 2003. «È stata una partecipazione – ha commentato l’assessore Frongia – che dovrebbe garantire una maggiore evidenza alle nuove opportunità da noi offerte nell’isola e che ha costituito certamente una presenza strategica nel quadro dell’importante manifestazione, a maggior ragione se si considera che la passata edizione al Salone di Genova è stata visitata da 330 mila visitatori provenienti da oltre 40 paesi».

 

Portualità turistica e Dpef

Ma al di là del gran numero di visitatori e della qualificata partecipazione di Aziende e Istituzioni alla manifestazione di genovese, l’importanza di questo 43° Salone internazionale della Nautica, e, quindi, l’opportunità della presenza a Genova della Regione Sardegna, è stata posta in rilievo dalla stessa cerimonia di inaugurazione che ha visto, fra gli altri interventi, quello, in buona parte centrato sulla portualità turistica, del ministro Lunardi, che si è soffermato in particolare sul progetto dei cento porti in Italia. «Sin dai mesi di giugno e di luglio scorso – ha ricordato il Rappresentante del governo nazionale –, negli incontri con le Regioni, nella fase di redazione del Documento di Programmazione economica e finanziaria, ho avuto modo di appurare che tutte le iniziative legate al rilancio dei porti turistici sono condivise da tutte le Regioni. Tutte, infatti – ha sottolineato il Ministro –, hanno accettato di partecipare alla definizione del Piano Cento Porti. Tale Piano ha, a mio avviso, un percorso obbligato: deve tenere conto della realtà portuale italiana e cioè della presenza di numerosi porti scarsamente utilizzati e riconvertibili in vocazione turistica. Bisogna costruire dove è necessario e nell’ assoluto rispetto dell’ ambiente. In tale linea non sono condivisibili iniziative che tendono a giustificare speculazioni edilizie sull’altare della portualità turistica, portualità che, se ben utilizzata, può migliorare l’ambiente spesso deturpato da centinaia di approdi abusivi».

«Bisogna domandarsi – ha aggiunto Lunardi – perché alcuni porti turistici dislocati sul territorio hanno scarsa frequentazione, qual è il bacino di utenza, che cosa il diportista trova alle spalle del porto (bacini culturali, città). Immaginare che sia sufficiente costruire un porto turistico su una costa molto bella per averne assicurata la fruibilità, indipendentemente dalla sua localizzazione, è un esercizio destinato sicuramente al fallimento – ha ricordato il Ministro –. Infatti, la portualità turistica risponde sostanzialmente a due funzioni: quella di scalo, necessariamente legata alla possibilità per il diportista di percorrere un tratto di costa con possibilità di scalo giornaliero; quella stanziale che rappresenta, a ragione, l’obiettivo almeno parziale di tutti i gestori di porti, peraltro perseguibile in tratti di costa a ridosso di grandi centri urbani. Tutti devono comunque costituire sistema, almeno locale (regionale), per poi collegarsi con gli altri sistemi e quindi formare una rete modernamente gestita».

«Le idee – ha sottolineato Lunardi – ci sono; gli strumenti legislativi, come ho detto prima, sono stati approntati ed attuati. Lo stesso Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2004-2007, approvato lo scorso mese di luglio dal Parlamento, prevede che il Governo, nell’individuare le infrastrutture e gli insediamenti strategici, deve tener conto anche delle strutture dedicate alla nautica da diporto».

«Sarà quindi necessario – ha concluso Lunardi – identificare le forme più idonee per attuare un progetto così essenziale per lo sviluppo del comparto. Sono state approvate da parte del Consiglio Superiore le “Raccomandazioni” tecniche per la progettazione dei porti turistici, proposte dalla Sezione italiana dell’Associazione Internazionale di Navigazione. Il tavolo di coordinamento Stato-Regioni con altri operatori è pronto a partire e, per quanto concerne le risorse, stiamo identificando sia la dimensione pubblica delle stesse, sia come poter utilizzare già i fondi disponibili, tenendo in considerazione che in tale campo l’interesse privato è sicuramente motivabile. Credo quindi che riusciremo, tutti insieme, a realizzare questo progetto e sono sicuro che già nella fase di approvazione del disegno di Legge finanziaria sarà possibile identificare adeguate risorse».