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Ugo Cappellacci
Piano Sulcis: una risposta straordinaria alla crisi
Paola Ferri
Un'area in crisi senza redditi di lavoro
Gherardo Gherardini
Portovesme: un polo vitale per l'economia del territorio

Ripresa del Sulcis: il parere di Confindustria
Gabriella Lai
Un piccolo Piano di Rinascita per il rilancio del territorio
Alberto Monteverde
Parco geominerario: una risorsa per l'isola
Documenti
Protocollo d'Intesa sul Piano Sulcis

Il contenuto redazionale è aggiornato alla data del 30 aprile 2013. Vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e l'utilizzazione di questo numero monografico in incontri, convegni, seminari, se non previa autorizzazione scritta dell'editore.

 

Un'area in crisi senza redditi di lavoro
Paola Ferri

 

SARDEGNA INDUSTRIALE n. 1-2/2013 - 30 Aprile 2013

 

Un’area in crisi senza redditi di lavoro

Spopolamento diffuso, ritardi nella valorizzazione del patrimonio minerario, scarsa utilizzazione delle risorse ambientali, bassa offerta ricettiva, dipendenza dalla monocultura della metallurgia: sono alcuni dei punti di debolezza dell’economia del Sulcis Iglesiente, un territorio che ha perso ormai la sua connotazione storica di realtà produttiva per acquisire quella di un territorio che basa sempre meno la sua economia sui redditi di lavoro.

di Paola Ferri



Un'immagine del centro storico di Iglesias
Un'immagine del centro stori-
co di Iglesias

La provincia di Carbonia Iglesias si colloca nella parte occidentale della Sardegna meridionale e comprende due ambiti territoriali distinti, separati dalla valle del Cixerri: l’Iglesiente, costituito da un ampio tratto montagnoso delimitato dalla citata valle a Sud, dal Campidano a Est e dal Guspinese-Arburese a Nord, e il Sulcis, che include tutto il territorio a Sud Ovest della valle del Cixerri. Il primo gravita attorno alla città di Iglesias, fondata nel 1050 con il nome di Villa di Chiesa. Il Sulcis ha invece in Carbonia, creata nel 1935, il suo centro principale.
La Provincia, nella sua delimitazione attuale, è stata istituita nel maggio 2005. Il recente referendum regionale ne ha sancito la soppressione, ma continua ad operare in attesa del “come” e del “quando” terminare l’operatività. Comprende 23 comuni e si estende per 1.495 kmq, corrispondenti al 6,2% della superficie territoriale della Sardegna.
La popolazione residente al 31 dicembre 2010 era di 129.840 unità, pari al 7,75 % della popolazione regionale. Emergono tre centri rilevanti: Carbonia, Iglesias e Sant’Antioco, nei quali risiedono 68.887 persone (53,05% della popolazione provinciale).
L’area storica del Sulcis-Iglesiente, che sostanzialmente coincide con l’attuale provincia, è sempre stata quella in cui si sono concentrate le attività estrattive e industriali di maggiore dimensione, che hanno determinato un forte afflusso di popolazione proveniente dalle zone più depresse dell’isola.
Veduta aerea parziale della città di Carbonia
Veduta aerea parziale della città di Carbonia
Per questo motivo, e la conseguente importanza economica rivestita nel recente passato, la provincia è ancora oggi caratterizzata, malgrado il calo demografico, da una densità superiore alla media regionale (87 abitanti per kmq, contro 70).
A partire dagli anni 90,  è iniziato un lento e progressivo decremento della popolazione. Una tendenza dai risvolti preoccupanti, se si considera che tale fenomeno interessa soprattutto le fasce di età produttive. La quota delle persone anziane rispetto alle giovani sta infatti aumentando più rapidamente rispetto alla media regionale e, di conseguenza, la quota di giovani che possono sostituire gli anziani che escono dal mondo del lavoro va progressivamente riducendosi. Il Sulcis Iglesiente sembra dunque aver perso progressivamente la connotazione di realtà produttiva, che lo ha storicamente caratterizzato, per acquisire via via la fisionomia di una terra di ex-lavoratori e pensionati, che basa sempre meno la sua economia sui redditi da lavoro.  

Caratteristiche sociali ed economiche

Come rileva il 18° rapporto del Crenos, elaborato sui dati Istat 2008, la provincia di Carbonia Iglesias rappresenta il 6% del valore aggiunto regionale, piazzandosi al sesto posto fra le province sarde. Nel periodo 2004-2008 ha registrato un tasso di crescita della ricchezza dell’1,1%, superiore alla media regionale (0,6%). Il medesimo dato, rapportato al periodo 2007-2008, fa tuttavia emergere un trend negativo (-2,9): grave segnale della crisi economica del territorio, se si considera che nel periodo 2006-2007 la percentuale si assestava addirittura a un + 5,37 per cento. 
Estremamente interessante anche l’analisi, su base provinciale settoriale della distribuzione della produzione, rilevata attraverso la scomposizione del valore aggiunto per macrosettore di attività economica.
Nel 2008, il valore aggiunto è cresciuto in Sardegna del 1,7%, ma l’andamento provinciale è alquanto differenziato. Sui dati totali, la performance migliore è raggiunta dalla provincia del Medio Campidano. Mentre tutte le province fanno segnare un andamento positivo, l’unica in controtendenza è quella di Carbonia Iglesias, che fa segnare uno - 0,3% totale.


 
Nel Piano Sulcis si legge che il dato deriva, tuttavia, da una disomogeneità che emerge se si analizza l’andamento del valore aggiunto per settori. Spicca il record negativo della provincia di Carbonia Iglesias in riferimento all’agricoltura e pesca (- 8,2%), contro un 10,9% della provincia di Nuoro per lo stesso settore.
Per quanto riguarda l’industria, la provincia dell’Ogliastra fa registrare un 13,8%, mentre sono tre le province con andamento negativo, fra le quali quella di Carbonia Iglesias (-1%). L’unico settore nel quale la provincia di Carbonia Iglesias non fa segnare un andamento negativo è quello dei Servizi (0,4%). Tuttavia, resta fanalino di coda rispetto alle altre province sarde, che in questo settore crescono maggiormente (sino al 3,4% fatto registrare dalla provincia del Medio Campidano).
Altro indicatore importante rispetto alla ricchezza, è il Pil pro capite, indicatore usato anche a livello di politica regionale europea per classificare i territori in base al loro ritardo di sviluppo. In relazione a questo parametro, la situazione della provincia di Carbonia Iglesias è decisamente negativa sia nel 2009 che nel 2010 (penultimo posto, davanti solo alla provincia del Medio Campidano).
Taglio di una placca di alluminio presso lo stabilimento di Portovesme dell'Alcoa Trasformazioni srl
Taglio  di una  placca di alluminio nello stabilimento 
di Portovesme dell'Alcoa Trasformazioni srl
Dai dati rilevati emerge come, mentre il Pil pro capite della Provincia di Carbonia Iglesias è di poco superiore ai 15 mila euro annui, nelle province di Olbia Tempio e di Cagliari si aggira sui 23 mila euro annui.  Il divario tra il Pil pro capite provinciale e quello nazionale è di circa 10 mila euro. Questo dato colloca la provincia di Carbonia Iglesias, su 107 province italiane, al 105° posto nel 2009 e al 103° nel 2010.
Attraverso i dati Istat e l’analisi degli indicatori forniti dai Sistemi locali del lavoro (Sil) è possibile anche valutare l’andamento della disoccupazione a livello provinciale, a partire dal 2008. Per gli anni 2008 e 2009 il tasso di disoccupazione si attesta a un livello inferiore alla media sia regionale che del Mezzogiorno: nel 2008, al 10% contro il 12,2% della Sardegna e il 12% del Mezzogiorno; nell’anno successivo, il dato sale al 11,8%, ma crescono anche quelli della Sardegna (13,3%) e del Mezzogiorno (12,5%). Il dato nazionale, invece, risulta nettamente inferiore (6,7% nel 2008 e 7,8% nel 2009).
La situazione diventa critica nel 2010: la provincia di Carbonia Iglesias passa infatti a un tasso di disoccupazione del 19,1%, nettamente al di sopra di tutte le province sarde (quella che più si avvicina è l’Ogliastra, col 17,1%), del dato regionale (14,1%), del Mezzogiorno (13,4%) e dell’Italia (8,4%).
È un segno incontestabile della profonda crisi in cui è caduto il territorio: per avere un’idea complessiva, si consideri che nella graduatoria nazionale la provincia di Carbonia Iglesias si colloca quell’anno al penultimo posto, davanti soltanto alla provincia di Agrigento (19,2%).
Occorre peraltro sottolineare come il dato sulla disoccupazione registrato al 31 dicembre 2010 non rifletta la circostanza che ben 3.300 lavoratori beneficino della cassa integrazione straordinaria o della mobilità in deroga. In una Provincia che ha solo l’otto per cento della popolazione sarda, si concentra oltre un terzo dei lavoratori assistiti da ammortizzatori sociali straordinari, per una spesa pari a 43 milioni e mezzo di euro. Una cifra ingente, necessaria per sostenere le famiglie, che però sottrae risorse altrimenti destinabili a investimenti e riconversioni produttive.
Se gli attuali 3.300 lavoratori che beneficiano degli ammortizzatori sociali non troveranno ricollocazione, il tasso di disoccupazione aumenterà di circa 10 punti percentuali. Un dato che, nella sua drammaticità, non necessita di commenti. 

Il tessuto produttivo

Il porto
Lo scalo di Portovesme ha assunto sempre più negli
anni il ruolo di porto industriale al servizio dei grossi
complessi operanti nel territorio
Il Sulcis Iglesiente presenta un grado di diversificazione della struttura produttiva secondo solo a quello dell’Area vasta di Cagliari. Rivestono infatti un ruolo rilevante sia l’attività industriale – qui più proiettata verso la manifattura e meno sull’edilizia – che quella dei servizi. Quest’ultima sconta peraltro, con l’eccezione delle isole, un basso grado di sviluppo turistico e una limitata offerta ricettiva e di servizi connessi.
Come si ricava dal citato “Piano strategico provinciale”, le imprese attive nel 2010 nella provincia di Carbonia Iglesias erano 9.923, pari al 5,82% del totale delle imprese attive in Sardegna. Poiché la provincia comprende circa l’8% per cento della popolazione, si conclude che il tasso di imprenditorialità, misurato come numero di imprese per mille abitanti  è significativamente più basso di quello medio regionale (7,64 provinciale a fronte di un 10,29 su base regionale).
Il settore nel quale la provincia di Carbonia Iglesias è maggiormente rappresentata nel panorama regionale (sempre come numero di imprese attive) è quello dei servizi (6,9%), seguito dalla ricettività (6,7%).
Il più alto numero di imprese è concentrato nei tre comuni più popolosi (Carbonia, Iglesias e Sant’Antioco). Questo vale sicuramente per l’industria e per il commercio, non per l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca, dove comunque Iglesias e Carbonia risultano essere al primo e secondo posto per numero di imprese attive.
Per quanto riguarda la ricettività in senso stretto, i comuni che presentano valori più elevati sono Sant’Antioco e Carloforte.
Se raffrontiamo i dati del 2010 con quelli del 2005, appare evidente come la situazione generale della Provincia, in termini di andamento del numero di imprese, non sia per niente positiva. 
Il tasso di variazione medio annuo è negativo per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca (- 2,09%) e per l’industria in senso stretto (- 3,88%).
Il dato maggiormente negativo riguarda i servizi finanziari, le attività immobiliari e via dicendo, che hanno fatto registrare un decremento del 12,28% (trend che comunque rispecchia l’andamento regionale).
Se esaminiamo il totale dei settori, il decremento medio annuo si attesta sullo 0,87%, contro un decremento medio annuo regionale dello 0,26%. Rispetto all’andamento regionale, l’unico elemento di differenziazione riguarda il settore dei Servizi, dove la provincia di Carbonia Iglesias decresce dello 0,5%, mentre il dato regionale è positivo dello 0,35 per cento.
Nel complesso, è fuor di dubbio che la crisi economica che ha colpito il comparto industriale si è propagata alle piccole e medie imprese, con effetti negativi su tutti i settori, ma in particolare su quello manifatturiero. 

La struttura produttiva non industriale 

Cantina
La  presenza di alcune realtà consolidate nel Basso
Sulcis  ha  rivitalizzato il  settore vitivinicolo, stimo-
lando l'incremento delle superfici vitate. Nella foto:
interno  di  una cantina  con  un  vecchio  torchio  in
primo piano
Agricoltura -
Sulla base dei dati del V Censimento generale dell’agricoltura, il settore agricolo nel suo complesso ha subito, nell’ultimo decennio, una considerevole flessione, sia pur leggermente mitigata dal recente fenomeno di rientro della manodopera in uscita dagli altri settori produttivi. L’agricoltura svolge quindi, in questa particolare contingenza storica, il ruolo di “settore rifugio” capace di assorbire le forze lavoro provenienti da altre attività in crisi.
I comuni della Provincia di Carbonia Iglesias, sulla base della classificazione territoriale elaborata all’interno del Piano di sviluppo rurale della Regione Sardegna, ricadono interamente all’interno della categoria “Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo”.
In tale categoria sono stati inseriti tutti quei comuni che, per la loro posizione altimetrica e geografica, hanno spiccate caratteristiche di ruralità ma presentano un rapporto valore aggiunto/superficie agricola utilizzabile (Sau) inferiore alla media regionale e alla media nazionale. Queste aree sono caratterizzate da una densità demografica della popolazione inferiore al dato medio regionale e da fenomeni di spopolamento molto accentuati, accompagnati da indici di invecchiamento elevati.
Le imprese attive operanti nel settore agricolo nel 2009 sono state stimate in 2.094, mentre gli occupati nel settore agricoltura desunti dalla rilevazione sulle forze lavoro effettuata dall’Istat per l’anno 2009 assommano a poco più di 2mila unità.
Relativamente agli indici di qualificazione agraria, la superficie agricola totale rilevata è pari a 93.561 ettari, così caratterizzati: per il 49% superficie agricola aziendale (Saa), per il 44% boschi, per l’1% arboricoltura da legno e, per il restante 6%, superfici agrarie non utilizzate. L’utilizzo dei suoli appare dedicato in larga misura alle coltivazioni di seminativi, che rappresentano il 60% della superficie agraria utilizzata; a seguire l’utilizzo a prato e pascolo (32%) e, in ultimo, le coltivazioni legnose (8%).
Nell’ambito di queste ultime, emerge la coltivazione della vite, le cui superfici dedicate (sulla base dei dati del Catasto regionale vitivinicolo, aggiornamento giugno 2009) risultano pari a 2.454,19 ettari, per una produzione stimata dall’Istat nel 2009 di 174.224 quintali. Il vitigno su cui sono riposte le maggiori ambizioni di sviluppo e che rappresenta un prodotto ormai consolidato anche in ambito extraregionale è il Carignano, con una superficie dedicata pari a ettari 1.632,69 ed una incidenza pari al 66,53% della superficie totale vitata. Con 84.325 ettolitri di vino prodotto nel 2009, la provincia di Carbonia Iglesias è la terza provincia della Sardegna dopo quelle di Cagliari (110.165) e Nuoro (88.551). La trasformazione delle uve da vino viene attuata prevalentemente nelle numerose cantine ubicate nella zona meridionale della Provincia. La presenza di alcune realtà consolidate nel territorio del Basso Sulcis ha rivitalizzato il settore vitivinicolo, stimolando l’incremento delle superfici vitate, che appaiono chiaramente in crescita rispetto all’anno del censimento dell’agricoltura, e favorendo l’affermazione di vini Doc e Igt dal carattere fortemente identitario. 

Zootecnia - I segmenti di maggiore specializzazione si riscontrano negli allevamenti ovini e caprini. Al 31 dicembre 2009 sono stati censiti 166.182 capi ovini e 35.075 caprini. In termini percentuali, il patrimonio zootecnico caprino della provincia rappresenta circa il 13% del totale dei caprini presenti in Sardegna, mentre il comparto ovino è pari a circa il 5% dell’aggregato regionale.
Le produzioni lattiero casearie costituiscono nella Provincia uno dei comparti a maggiore potenzialità di sviluppo, per il fatto che all’interno dell’ambito provinciale esistono varie strutture di trasformazione in grado di lavorare la produzione primaria. 

Una recente tonnara nelle acque di Carloforte
Una recente tonnara nelle acque di Carloforte
Pesca -
Il comparto riveste un notevole significato per il territorio, grazie all’attività delle marinerie di Sant’Antioco, Calasetta, Carloforte, Buggerru e Sant’Anna Arresi.
Le attività prevalenti consistono nella pesca di prossimità e in laguna, mentre un ruolo minore è rivestito dalla pesca d’altura; negli anni recenti anche l’acquacoltura ha vissuto una fase di crescita. Alcune marinerie hanno evidenziato uno stato di crisi. Altri problemi derivano dall’indisponibilità di alcune zone di pesca, gravate da servitù militari, e dalle limitazioni imposte dall’Unione europea alla pesca del tonno rosso. Oltre ai prodotti per il mercato del fresco, sono presenti attività produttive di trasformazione, specializzate nella produzione di conserve di tonno e di bottarga.
Il settore della pesca conta nel territorio della Provincia oltre 500 operatori. Presenta interessanti potenzialità di crescita (sfruttamento dei tratti di mare attualmente interdetti, in quanto interessati da esercitazioni militari; attività cantieristica navale e rimessaggio delle barche; trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca), ma necessita di urgenti e sostanziosi interventi per evitarne una pericolosa regressione. 

Attività di servizio - Stando ai dati raccolti in occasione dell’ultimo “Censimento dell’industria e dei servizi”, l’attività commerciale nell’area in esame è soggetta a una contrazione (sia come numero di imprese che di addetti): più precisamente, si riscontra una leggera crescita per l’insediamento di diverse iniziative della Grande distribuzione organizzata (Gdo) a fronte della chiusura di numerosi piccoli esercizi.
L’occupazione cresce nelle altre attività di servizio, pubbliche e private. Sono soprattutto queste ultime, insieme all’agricoltura, ad assorbire – anche se solo in parte – le risorse umane in uscita dagli altri settori.
Il Piano Sulcis documenta l’incremento dell’occupazione e del peso del settore pubblico, in controtendenza rispetto ai contesti di riferimento. A Carbonia esso raggiunge il 30%, a fronte di un calo registrato a Iglesias (meno 4,3%). Carbonia tende quindi a configurarsi sempre più come centro di servizio dell’area. Il trend positivo di questo comune è evidenziato dal numero e dalla tipologia delle imprese. Si nota una costante, anche se lieve, flessione nel settore agricolo e un parallelo aumento nei settori manifatturiero, delle costruzioni, alberghiero e della ristorazione, di intermediazione e attività immobiliare.
Il settore dei servizi vendibili ruota prevalentemente attorno all’attività commerciale. Gli altri comparti, tra cui i trasporti, sono infatti sottodimensionati.
I dati relativi agli ultimi anni non inducono all’ottimismo. Descrivono infatti un  territorio che vede diminuire anno dopo anno, e in misura crescente nell’ultimo quadriennio, la propria appetibilità. A subire la contrazione più marcata sono i maggiori poli produttivi. Sant’Antioco perde il 15% delle imprese attive, Portoscuso il 12%, Carbonia il 7,3% e Iglesias il 6,8%, mentre nel resto dell’isola la crescita media supera il 6 per cento.
Un andamento che segnala l’ulteriore deterioramento di una situazione già critica e che richiede massima considerazione e tempismo nell’adozione di appropriate iniziative di politica economica. 

Un'immagine di Porto Flavia, ripresa dal mare
Un'immagine di Porto Flavia, ripresa dal mare
Turismo -
Il patrimonio ambientale e culturale del Sulcis Iglesiente, molto ampio e variegato, rappresenta un’importante potenzialità ai fini dello sviluppo turistico ma, nonostante il settore venga considerato strategico per lo sviluppo e la crescita di competitività del territorio, le risorse esistenti non sono ancora pienamente fruibili, a causa della mancanza di una politica integrata di valorizzazione che operi in una logica di rete, per contrastare efficacemente la concorrenza, globale e locale, di aree maggiormente competitive.
La risorsa mare e numerosi siti di notevole pregio naturalistico sono stati finora l’unico vero attrattore di domanda turistica, peraltro esigua e fortemente stagionalizzata, mentre il consistente patrimonio culturale, archeologico, enogastronomico e religioso non viene percepito all’esterno come elemento caratterizzante, a fronte della forte identità industriale e mineraria che costituisce ancora, nell’immaginario comune, il “marchio” del territorio.
A queste risorse vanno aggiunte le produzioni tipiche vinicole, alimentari ed artigianali (le ceramiche, i mobili intagliati e i coltelli di Carbonia; i tappeti di Giba; le barche a vela di Sant’Antioco), espressione della cultura materiale del luogo, e una serie di eventi enogastronomici, sportivi, musicali e religiosi diffusi su tutta l’area.
Un maestro d'ascia nel suo laboratorio a Sant'Antioco
Un maestro d'ascia nel suo laboratorio, a Sant'Antioco
Il Piano strategico provinciale evidenzia come l’offerta ambientale, culturale, archeologica ed enogastronomica sia indubitabilmente di grande pregio, ma le performance del settore appaiono a tutt’oggi non in linea con le potenzialità riconosciute e con le aspettative riposte nel settore. Il movimento turistico appare infatti sottodimensionato rispetto ad altre aree regionali, probabilmente a causa di una carenza storica nelle attività di caratterizzazione turistica del territorio e per una mancata integrazione in un’ottica di rete delle molteplici declinazioni turistiche del territorio.
La recente realizzazione di azioni di sistema per la diffusione di un’immagine del territorio rappresentativa delle risorse che racchiude può contribuire in modo importante allo sviluppo.
Nel 2006, per sviluppare il settore turistico a livello provinciale sono stati istituiti i Sistemi turistici locali (Stl). In particolare, quello del  Sulcis Iglesiente è l’organo strategico e operativo di gestione delle attività di sviluppo competitivo e promozione turistica della provincia di Carbonia Iglesias.
Il panorama dell’offerta ricettiva della provincia è costituito da un insieme di strutture presenti in tutte le tipologie di classificazione. La maggior parte delle strutture si concentra nel settore alberghiero ed extra alberghiero.
Cala Domestica, lungo la costa di Buggerru
Cala Domestica, lungo la costa di Buggerru
Complessivamente, nella Provincia la capacità di accoglienza offerta da esercizi ricettivi classificati è di 5.940 posti letto, distribuiti in 280 strutture. Le località con la maggiore disponibilità di posti letto sono Sant’Antioco (1.462 posti letto), Sant’Anna Arresi (985), Calasetta (658), Carloforte (608) e Iglesias (454).
La distribuzione attuale dell’offerta ricettiva evidenzia la concentrazione della stessa negli ambiti costieri, a conferma che il prodotto turistico di maggior richiamo, come nel resto della Sardegna, è quello marino balneare. Obiettivo condiviso è tuttavia quello di sviluppare un costante collegamento fra la costa e i comuni dell’interno, in maniera tale da creare anche per queste economie valore aggiunto costante e attrarre il turista per tutto l’anno.
Le località turistiche che registrano i flussi turistici più importanti sono Sant’Antioco e Sant’Anna Arresi, seguite da  Calasetta, Carloforte e Iglesias.
Sebbene quindi il Sulcis Iglesiente vanti un’offerta culturale e ambientale di notevole spessore, e il Sistema turistico locale abbia conseguito buone performance, le analisi dei dati 2010 e gli studi di settore dimostrano come le performance appaiano ancora non in linea con le potenzialità riconosciute e con le aspettative riposte.
I dati relativi alla stagione 2012 attestano un calo considerevole negli arrivi e nelle presenze, strettamente legato a  variabili di carattere extraterritoriale, come il caro trasporti e la sempre più ridotta disponibilità economica delle famiglie e dei singoli, nel poter effettuare vacanze anche a medio raggio.
Risulta comunque evidente che la destinazione “Sulcis Iglesiente” non ha retto, in termini di competitività, con le altre destinazioni della Sardegna.

 

 

 

Foto: Sardegna industriale (n. 1); Provincia Carbonia Iglesias-Uff. Stampa (nn. 2, 5, 6, 7, 8, 9); Alcoa Trasformazioni srl (n.3); Regione Sardegna-Uff. Stampa (n. 4)