Bimestrale di informazione economica

 
Home page
Presentazione

Arretrati e abbonamenti

E-mail

Archivio

Riviste
Argomenti
Ricerca semplice
Ricerca avanzata
News

Sommario

Salvatore Cherchi *
Editoriale
Lucio Piga
Per un nuovo sviluppo investire in risorse umane
a cura della redazione
Valorizziamo le nostre ricchezze
Andrea Saba - Banco di Sardegna
L'economia del Sulcis Iglesiente - prima parte

L'economia del Sulcis Iglesiente - seconda parte

L'economia del Sulcis Iglesiente - terza parte

 

L'economia del Sulcis Iglesiente - terza parte

 

L'ECONOMIA DEL SULCIS IGLESIENTE - terza parte

6. Le Agenzie di sviluppo 

Nell’Area operano un buon numero di Agenzie di sviluppo. In primo luogo i Soggetti partenariali che hanno promosso i due Patti territoriali per l’agricoltura del Basso Sulcis e dell’Area Iglesiente e il Contratto d’area del Sulcis i quali, nello spirito della normativa, una volta conclusa l’attuazione dei progetti dovrebbero divenire le Agenzie di sviluppo dell’area interessata. Nel Sulcis diverse sono le iniziative di programmazione in attuazione, per un esame delle quali si rimanda al paragrafo successivo e alla Sezione sui progetti del recente Rapporto sull’economia della provincia di Cagliari, pubblicato dal Banco di Sardegna.
Oltre a quelle citate, vi sono altre istituzioni sovracomunali che svolgono compiti di programmazione per lo sviluppo: la Comunità montana n. 19 del Sulcis Iglesiente, la n. 22 del Basso Sulcis e il Gruppo di azione locale del Basso Sulcis.


7. I progetti dell’area

7.1. La Programmazione negoziata

 

Nell’area incidono diversi progetti di sviluppo locale. Si tratta dei seguenti:

1.  Contratto d’area del Sulcis

2.  Patto territoriale per l’agricoltura del Basso Sulcis

3.  Patto territoriale per l’agricoltura dell’Area Iglesiente

4.  Pia Ca 04 Centro Lattiero Caseario

5.  Pia Ca 07 Sistema turistico culturale

6.  Pit del Sulcis Iglesiente

7.  Piano di azione locale Sulcis

8.  Piano di azione locale Consorzio Ecosviluppo 

Per maggiori informazioni riguardo alle aree coinvolte, agli investimenti previsti, all’occupazione e allo stato di attuazione di tutti i progetti elencati si rimanda alla Sezione del Rapporto sull’economia della provincia di Cagliari prima richiamato. Rispetto al panorama illustrato va considerato anche il nuovo Piano di sviluppo locale presentato dal Gruppo di azione locale del Basso Sulcis a valere sul programma Leader Plus, attualmente in istruttoria presso il Centro di programmazione della Regione Sardegna. Un’ulteriore novità è rappresentata dalla stipula di un Atto aggiuntivo del Pia relativo alla realizzazione di un Centro lattiero-caseario. La versione iniziale del progetto puntava in particolare alla valorizzazione di una importante risorsa locale, il latte caprino, attraverso la realizzazione di un centro di trasformazione e di opere collegate. Le iniziative inserite nell’Atto aggiuntivo riguardano invece la messa a valore di un’altra importante risorsa, quella sughericola, attraverso la realizzazione di un impianto di prima lavorazione e di interventi finalizzati a creare la viabilità di penetrazione agraria necessaria per il suo sfruttamento. Entrambe le materie prime sono oggi lavorate prevalentemente all’esterno dell’Area Pit, con la perdita di buona parte del valore aggiunto. La risorsa sughero in molti casi non è valorizzata. Con gli interventi ipotizzati si intendono creare le condizioni sia per lo sfruttamento di tali prodotti sia per lo svolgimento in loco della loro trasformazione.

 

2.2. Altre iniziative rilevanti di rilievo

2.2.1. L’Università del Sulcis Iglesiente - L’Università del Sulcis Iglesiente nasce come sede staccata di quella di Cagliari. Viene creata nel 1996 sulla base di un accordo tra il comune di Iglesias e il Dipartimento di Chimica dell’Università del Capoluogo, nell’ambito del progetto di “Università diffusa” voluto dal Rettore. Il sostegno alle attività è assicurato dall’Associazione per l’Università del Sulcis Iglesiente (Ausi), costituita dal comune di Iglesias, dall’Igea e dall’Associazione operatori per lo sviluppo del Nucleo di industrializzazione del Sulcis Iglesiente (Asvisi). L’Igea è l’ultima rappresentante delle società minerarie del Sulcis Iglesiente, in cui sono confluite buona parte delle risorse umane. La società ha inoltre ereditato i loro beni immobiliari. L’Ausi sta realizzando il Polo universitario nell’ex Centro minerario di Monteponi con l’obiettivo di convertire gli edifici direzionali e gli stabilimenti in aule, laboratori, centri congressuali.

L’Università ha attivato due corsi di laurea:in Scienza dei materiali – frequentato da 100 studenti, con 23 lauree e 17 diplomi già attribuiti, e in Informatica, con 50 partecipanti. È previsto anche l’avvio di un terzo corso in Scienze dell’ambiente. Altra iniziativa già operante è quella del laboratorio di Geotecnica mineraria. L’Università ha organizzato anche un master in Telerilevamento Gis, con 11 frequentanti, che ha approfondito la tematica dei processi di desertificazione e degrado in atto in ambiente mediterraneo. I primi diplomi sono stati consegnati il 26 febbraio 2003 a Monteponi.

2.2.2. Il Parco geominerario- L’idea di recuperare il patrimonio ex-minerario del Sulcis Iglesiente a fini turistici è antica. La prima iniziativa in materia si chiama “Progetto di riabilitazione del bacino minerario dell’Iglesiente”. Nasce su iniziativa della Giunta regionale, sollecitata dai minatori dell’Iglesiente e dalle loro organizzazioni sindacali, attraverso un’intesa tra Regione, Stato ed Eni in base alla quale, a fianco di una chiusura programmata dell’attività produttiva nelle miniere della Società Miniere Iglesiente, si propone un Progetto di riabilitazione ambientale di quelle zone, degradate dall’attività mineraria. La proposta viene elaborata dalla Società Miniere Iglesiente, poi confluita nell’Igea, e presentata nel 1994. Trattandosi di una iniziativa volta al risanamento ambientale, rappresenta qualcosa di propedeutico rispetto alla valorizzazione vera e propria del patrimonio minerario. L’importo previsto è allora di 130 milioni di euro di investimento. L’Igea riesce a trovare i finanziamenti per una parte delle iniziative e le realizza. Gli interventi che rendono fruibili ai visitatori Porto Flavia, la Galleria Henry, la Grotta di Santa Barbara e la miniera di Funtana Raminosa sono tra queste.

Nel 1997, all’Assemblea dell’Unesco tenutasi a Parigi, la Regione Sardegna presenta una proposta per il riconoscimento internazionale del Parco geominerario dell’isola. In quello stesso periodo l’assessorato regionale all’Ambiente da seguito alla delibera della Giunta regionale che incarica l’Ente minerario sardo di elaborare uno studio di fattibilità. Nel dicembre del 1997 viene sottoscritta un’Intesa di programma dalla Regione Sardegna e dai ministeri dell’Ambiente, dei Beni Culturali e dell’Industria, in cui si prende l’impegno di avviare tutte le procedure per l’istituzione del Parco e si dispone un progetto di lavori socialmente utili per l’esecuzione di interventi a ciò propedeutici, attraverso l’impiego di 550 lavori distribuiti in tutte le aree del Parco, che si estende a questo punto non solo al Sulcis Iglesiente ma a tutto il territorio regionale.

In attuazione dell’Intesa, l’Ente minerario sardo istituisce presso l’Igea, società controllata, un Gruppo di coordinamento col compito di strutturare e rendere operativo il progetto. Tra l’aprile e l’agosto del 1998, il Gruppo predispone i progetti relativi alle otto zone del Parco geominerario individuando le aree su cui intervenire, i lavori da svolgere, i lavoratori da impiegare, e dà avvio ai lavori. Dei lavoratori socialmente utili impiegati il 67% sono uomini e il 33% donne. L’età media è di 42 anni. Nel frattempo, l’Ente minerario sardo viene posto in liquidazione con la legge regionale n. 33 del dicembre 1998. Gli interventi effettuati però proseguono. Sono in tutto 39, mentre i cantieri aperti sono 77. Le tipologie prevalenti sono il recupero di aree minerarie abbandonate, la manutenzione straordinaria di edifici e pertinenze, la pulizia di aree di siti archeologici, la piantumazione di superfici ormai prive di vegetazione, la manutenzione e realizzazione di sentieri entro aree boschive. I lavori, che originariamente avrebbero dovuto avere la durata di un anno, vengono realizzati tra il settembre del 1998 ed il dicembre del 2001. Alla conclusione delle attività, e in attesa della costituzione del Parco, è stato posto dai lavoratori socialmente utili il problema di una loro “stabilizzazione” occupazionale, risolto attraverso la costituzione di un Associazione temporanea di imprese destinata ad assumerli e a utilizzarli per la realizzazione del Parco. Si stima che le risorse finanziarie a disposizione saranno di circa 130 milioni di euro – curiosamente lo stesso importo del Progetto di riabilitazione del bacino minerario dell’Iglesiente predisposto nel 1994 – di cui una trentina destinate a pagare stipendi e costi di struttura per un triennio. Va considerato che oltre a tali risorse ve ne sono di ben maggiori per il Piano di risanamento ambientale della aree. Ancora si attende, però, l’istituzione del Parco.

2.2.3. Il progetto Sulcis qualità- L’iniziativa, finanziata con un mutuo ex lege 144/99, consiste in un insieme coordinato di azioni di sensibilizzazione e assistenza alle imprese di prodotti tipici per l’ottenimento di certificazioni di qualità. L’intervento, predisposto dal Gruppo di azione locale (Gal) del Basso Sulcis e fatto proprio dalla Comunità montana n. 22, consiste in un programma articolato di attività che si pone l’obiettivo di adeguare i prodotti tipici dell’Area alle crescenti esigenze di qualità, attraverso la creazione di un marchio collettivo. Tale marchio prevederà l’applicazione di una metodologia coerente con i principi dell’Haccp e delle norme Uni-En-Iso 9000. L’iniziativa prevede una prima fase di animazione e sensibilizzazione, volta a coinvolgere attivamente gli imprenditori sulle procedure di certificazione di qualità, compresi gli aspetti tecnici ed economici. In questa fase si promuoveranno forme di concertazione fra le imprese locali per favorire la standardizzazione delle produzioni e la creazione di eventuali consorzi di settore. Seguirà un’attività di studio destinata a concludersi con l’elaborazione di linee guida e disciplinari di qualità per la produzione e per l’erogazione dei servizi, l’ideazione e la creazione di un marchio collettivo privato, la definizione di un regolamento d’uso del marchio che preveda la concessione dello stesso ai soggetti che dimostreranno di rispettare i requisiti dei disciplinari. È infine prevista una fase di assistenza tecnica alle imprese locali ai fini dell’aggiornamento dei Sistemi di autocontrollo Haccp e dell’allestimento di Sistemi di gestione per la qualità basati sulle norme Uni-En-Iso 9000 e sull’eventuale certificazione da parte di enti accreditati. L’assistenza riguarderà tutti gli operatori coinvolti nell’ambito del marchio collettivo e prevede anche la creazione di itinerari enogastronomici certificati secondo un modello sperimentale e innovativo di certificazione volontaria. 

9. Il quadro di sintesi

Le caratteristiche strutturali e le tendenze congiunturali più significative rilevate per l’Area del Sulcis Iglesiente possono essere sintetizzate schematicamente come segue:

1. Densità demografica superiore alla media regionale, che testimonia la sua specificità e la rilevanza avuta, sino al recente passato, nell’economia dell’isola; forte concentrazione della popolazione a Carbonia e Iglesias, che possiedono insieme ben il 40% di quella dell’area Pit.

2. Notevole deflusso di risorse umane nell’ultimo decennio. A determinare tale risultato è l’impennata del movimento migratorio. Il fenomeno colpisce con particolare forza Carbonia e Carloforte.

3. Indici di vecchiaia e di dipendenza molto elevati. Il Sulcis Iglesiente sembra perdere progressivamente la connotazione di realtà produttiva e acquisire sempre più quella di terra di ex-lavoratori e pensionati, che basa la sua economia sui trasferimenti da pensioni e piuttosto che sui redditi da lavoro.

4. Riduzione progressiva del contributo dato dall’Area alla generazione di ricchezza nell’isola, come anche della sua capacità relativa di offrire opportunità di lavoro e di reddito. Aumenta invece, in misura notevole, l’attrattività del Cagliaritano, verso cui sono dirette la gran parte delle risorse umane che fuoriescono dall’Area.

5. Rilevanza del contributo dato da Portoscuso alla creazione della ricchezza. Ciò sottolinea la rilevanza del ruolo che ancora svolge la grande industria. Proprio a Portoscuso e nella vicina Portovesme si concentrano infatti alcune delle aziende più rappresentative e di maggiori dimensioni dell’industria regionale. Ciò dovrebbe spingere a considerare con la massima attenzione e cautela i segnali di crisi che vengono da alcuni importanti operatori, per la rilevanza delle conseguenze che potrebbero derivarne

6. Carbonia e Iglesias detengono il 45% del reddito totale dell’Area Pit. Migliore dinamica produttiva di Carbonia nell’ultimo decennio – anche se insufficiente a soddisfare l’offerta di lavoro – mentre Iglesias rivela preoccupanti segnali di crisi. Alla luce di tale evoluzione, e dei segnali di allarme provenienti anche dall’attività produttiva localizzata a Portoscuso – cui Carbonia è particolarmente legata – l’Area nel suo complesso corre gravi rischi di depauperamento della struttura demografica e produttiva, che pongono seri interrogativi sul futuro della sua economia.

7. Buon grado di diversificazione della struttura produttiva, secondo in provincia solo a quello dell’Area vasta di Cagliari. Rivestono infatti un ruolo rilevante sia l’attività industriale – qui più proiettata verso la manifattura e meno sull’edilizia – che quella dei servizi. Quest’ultima sconta peraltro, con l’eccezione delle isole, un basso grado di sviluppo turistico e una limitata offerta ricettiva e di servizi connessi.

8. Ruolo importante ancora giocato dall’agricoltura. Nell’ultimo anno incremento delle imprese agricole iscritte alla Camera di commercio, in controtendenza rispetto all’andamento regionale Ciò è in parte conseguenza della diminuita capacità degli altri settori di creare nuove opportunità di lavoro e di mantenere quelle esistenti. L’agricoltura nei momenti di crisi assorbe la manodopera in uscita dalle altre attività.

9. Dicotomia tra i centri maggiori con prevalenza delle attività industriali e di servizio e tutti gli altri, la cui economia fa invece molto affidamento sul settore primario. Settore zootecnico che sta lentamente superando una delle crisi sanitarie più difficili degli ultimi anni, per cui sia il numero delle aziende che quello dei capi si è notevolmente ridimensionato.

10. Mutamento consistente nella distribuzione dell’occupazione tra i settori e tra i territori. Notevole contrazione del settore industriale. Iglesias, Buggerru e Portoscuso subiscono il colpo più duro. Per converso l’occupazione industriale aumenta a Carbonia. La città, che nel 1991 risultava solo terza per numero di addetti, diventa prima. Questo cambiamento della distribuzione degli occupati tra i territori avviene peraltro in un quadro di progressiva crisi, per l’Area nel suo complesso, della capacità relativa di creare opportunità di lavoro.

11. Crescita rilevante dell’occupazione nelle altre attività di servizio, pubbliche e private. Sono soprattutto queste ultime, insieme all’agricoltura, ad assorbire – anche se solo in parte – le risorse umane in uscita dagli altri due settori. Incremento dell’occupazione e del peso del settore pubblico superiore rispetto alla media regionale.

12. Concentrazione della maggior parte addetti manifatturieri nella metallurgia. Elevato rischio insito nella presenza di una sostanziale monocoltura. Se dovessero rivelarsi irrisolvibili le crisi latenti e manifeste del polo metallurgico, il rischio è quello di un’implosione di buona parte dell’attività industriale.

13. Tra gli altri segmenti dell’industria di trasformazione, consistenza apprezzabile solo dell’alimentare, della lavorazione dei minerali non metalliferi e dell’industria del legno. Scarsa presenza del tessile e della meccanica

14. Settore dei servizi vendibili sempre più imperniato sull’attività commerciale. Sottodimensionamento altri comparti. Industria turistica poco sviluppata. Limitata offerta di posti letto. Servizi connessi poco presenti. Notevoli ritardi accumulati nella valorizzazione delle testimonianze dell’esperienza mineraria.

15. Riduzione appetibilità in accentuazione nell’ultimo quadriennio. Tra il 1997 ed il 2002, in forte controtendenza con l’andamento manifestatosi a livello regionale e provinciale, il Sulcis Iglesiente vede diminuire infatti il numero delle imprese. A subire il calo più marcato sono i maggiori poli produttivi del territorio.                                                                                                                                           (fine)