L’XI Rapporto Nomisma sull’agricoltura italiana, promosso da Confagricoltura, ha messo in luce, in maniera puntuale, i punti di forza e le criticità del sistema agroalimentare nazionale e ribadito, una volta di più, la necessità per le imprese agricole di migliorare la propria competitività. Un obiettivo da raggiungere attraverso l’intervento su alcune leve come quella dell’organizzazione produttiva (mediante processi di aggregazione, concentrazione dell’offerta e ulteriore qualificazione delle produzioni) e della commercializzazione (attraverso uno sviluppo dell’internazionalizzazione e delle relazioni con la Grande distribuzione organizzata), ai quali devono essere affiancati nuovi strumenti in grado di migliorare la gestione del rischio (anche a tutela del reddito, alla luce della progressiva riduzione della “rete di sicurezza” fornita dalla Politica agraria comunitaria) e politiche specifiche più efficaci sui singoli fattori di competitività delle imprese: per il lavoro (costi meno elevati della manodopera, adeguata formazione professionale), per la semplificazione burocratica (la maggior parte degli imprenditori agricoli ritiene che negli ultimi dieci anni le problematiche aziendali collegate alla burocrazia siano addirittura peggiorate), per l’accesso al mercato e al credito. Soprattutto per quanto riguarda il credito, il Rapporto è critico nei confronti del sistema bancario: per il 50% degli imprenditori agricoli il credito rappresenta uno dei principali problemi da risolvere; gli ostacoli da superare, oltre la questione dei tassi troppo elevati, sono riconducibili alla mancanza di comprensione delle peculiarità del settore agricolo, nonché all’inesistenza di strumenti di credito bancario adeguati alle esigenze dell’impresa. In sintonia con lo studio Nomisma, Confagricoltura, in occasione della presentazione a Roma del Rapporto, ha delineato lo scenario in cui versa il settore primario, stretto tra la diminuzione della produzione, la contrazione dei consumi e una prospettiva relativamente meno sostenuta dell’export. Dall’inizio del 2008, secondo l’organizzazione degli agricoltori, i prezzi all’origine dei prodotti agricoli hanno subìto una contrazione del 13 per cento. Mentre i costi di produzione sono aumentati nello stesso periodo del 3,3% e di quasi il 7% da ottobre 2007 a ottobre 2008. In queste condizioni, la redditività ne risente. «Nei prossimi mesi – ha avvertito il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni – potrebbe verificarsi un calo del valore della produzione agricola e del valore aggiunto. La riduzione delle vendite al dettaglio degli alimentari, che si aggrava giornalmente, è la conferma di una crisi estesa». In tale ottica, Confagricoltura ha predisposto un “progetto anticrisi” che ha rivolto al governo nazionale, ma anche ai governi regionali. Sollecitando, tra l’altro, una revisione dei piani di sviluppo rurale, che vanno ridefiniti per riorientare le risorse per rilanciare il sistema delle imprese agricole e della competitività.
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