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Sommario


Editoriale

Il momento difficile della nostra agricoltura

La scheda degli enti che operano nell’agricoltura

Una tutela per i prodotti regionali

Vacilla il sostegno dell’agroalimentare sardo

Obiettivo qualità per la viticoltura dell’isola

I vini sardi premiati a Vinitaly 2008

Eccellenza e originalità per conquistare nuovi mercati

TRASPORTI E NUOVE COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI - Atti del Convegno organizzato dall'Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari - Cagliari, 3 dicembre 2008

 

Obiettivo qualità per la viticoltura dell’isola

 

Vitigni di Cannonau in Oglistra
Vitigni di Cannonau in Ogliastra
Cala il vigneto Italia. Secondo stime elaborate dall’Istat, la superficie del nostro Paese sta conoscendo una fase regressiva che inizia da lontano. Nel 2007 sono stati persi 2 mila ettari – che hanno ridotto il patrimonio viticolo a 711.734 ettari – anche se sono risultati in crescita del 3 per cento gli ettari effettivamente in produzione, pari a 680.954. Frutto di vigneti risultanti da nuovi impianti e da appezzamenti sottoposti negli anni passati a espianto con successivo reimpianto, fattore agevolato dai fondi stanziati a livello comunitario per la ristrutturazione e la loro riconversione.
Analizzando la performance dei vigneti delle singole regioni, la Sardegna, seppure con un mezzo punto di percentuale in più, si inserisce tra quelle che guadagnano superficie. Secondo dati Agea (Agenzia per l’erogazione in agricoltura), al 15 settembre 2008, il patrimonio viticolo dell’isola risulta di 31.131 ettari su una superficie totale nazionale di 730.440. Nel 2007, secondo dati dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, era di 26.312 ettari, più 2.442 ettari di diritti di impianto, contro i 25.133 del 2001 e i 77 mila del 1982.
L’accertamento dell’esatta consistenza del potenziale produttivo vitivinicolo realmente esistente è essenziale per evitare che la Regione Sardegna perda quote produttive. I conduttori di vigneti che non avevano ancora provveduto a dichiarare la reale superficie vitata, sono stati quindi sollecitati dall’assessorato regionale dell’Agri­col­tura il quale, dal 2001 ad oggi,  ha recuperato quasi 6 mila ettari di vi­gne­to. Le aziende sono 36 mila.
Ultimata la prima fase della ristrutturazione dei vigneti, che permetterà di rinnovare il nostro patrimonio viticolo verso le qualità più richieste dal mercato e di realizzare interventi di miglioramento della qualità e delle modalità di gestione per rendere più razionali gli impianti e più competitiva la nostra vitivinicoltura, scatta ora la fase due. Con la precedente misura, dal 2001 al 2008, sono stati ristrutturati e riconvertiti vigneti su una superficie pari a 4.563 ettari a fronte di contributi erogati  pari a 32.118.820 euro. Con la nuova misura, una di quelle previste dalla nuova Ocm Vino,  è calato il plafond di risorse a disposizione. Nella prima campagna 2008-09, su 69,7 milioni stanziati, alla Sardegna andranno 2.559 mila euro.  A ristrutturazione avvenuta, l’isola potrà contare su una maggior quantità di vini  a denominazione.
Attualmente, la Sardegna vinicola vanta una Denominazione di origine controllata e garantita, 19 Doc, 15 Igt; una produzione che, nelle buone annate, sfiora il milione di ettolitri, 240 mila dei quali rappresentano l’èlite dell’enologia sarda. La provincia di Cagliari domina ancora il panorama regionale in termini di concentrazione di aziende e di superficie vitata. Sono i vitigni a bacca rossa a prevalere su quelli a bacca bianca e il Cannonau è al primo posto per estensione  (27,96% della superficie totale),  seguito da Nuragus (13,79) Monica (11,36), Vermentino (10,89) e Carignano (6, 49). Insieme, occupano quasi i due terzi della superficie vitata. 
La produzione degli ultimi due  anni, in crescendo calo a motivo delle continue bizzarrie del tempo, non riesce neppure a soddisfare il fabbisogno annuale dei sardi, pari a 900 mila ettolitri. Secondo le previsioni di Assoenologi, l’Associazione enologi ed enotecnici italiani, e dell’Ismea, nel nostro Paese  la vendemmia 2008 si è fermata a quota 44,7 milioni di ettolitri, segnando un recupero di appena il 5% sulla vendemmia dello scorso anno, passato agli annali come la vendemmia più scarsa da 50 anni. Quella del 2008 sarà comunque ricordata come un’annata complessivamente più che buona con diverse punte di ottimo e anche di eccellenza. La flessione sulla produzione ha riguardato soprattutto le regioni del Centro Nord; meglio è andata al Centro Sud, con un’unica eccezione: la Sardegna,  dove si sono prodotti 819 mila ettolitri di vino e mosto contro gli 862 mila ettolitri del 2007.
Nell’isola non è piovuto per mesi. I vigneti che hanno potuto contare su irrigazioni di sostegno hanno risposto positivamente, con prospettive interessanti sul piano della qualità e quantità. Diversa è stata la situazione nei vigneti che non dispongono di irrigazione, numerosi se si considera che le aziende sarde sono caratterizzate da un’elevata frammentazione e polverizzazione.
L’ondata di caldo che ha investito l’isola dopo la metà di agosto ha reso ancora più difficile la situazione, portando verso il basso la produzione prevista. Paradossalmente, come il resto dell’Italia, anche l’isola, in questa annata,  può essere divisa in  due parti: Centro-nord e Centro-sud, con la differenza che nella Penisola le perdite si sono verificate soprattutto al Centro-nord, in Sardegna al Centro-sud. La prolungata siccità ha colpito duro soprattutto nel Campidano di Cagliari, in Trexenta, nel Gerrei e nel Sulcis, dove  si sono registrate contrazioni del 35-40%. Qualche produttore non ha neppure vendemmiato. Le varietà più compromesse Nuragus, Vermentino e  Cannonau.
Cala la produzione ma regge la qualità, che sempre più fa apprezzare i nostri vini non solo oltre Tirreno ma soprattutto oltre Oceano, anche affrontando grandi sfide, come la dura competizione proveniente dai nuovi mercati dell’Australia, della Cina, dell’India, e delle Americhe. L’Australia ha quasi triplicato in dieci anni la superficie vitata e oggi produce 15 milioni di ettolitri all’anno di cui il 75% esportati. Il Cile è passato in pochi anni da 4 a 10 milioni di ettolitri, di cui esporta quasi l’80 per cento. Delle circa 130 aziende vinicole cilene, infatti, il 90% indirizza la propria produzione esclusivamente all’estero. 
Una fase di lavorazione del vino in una cantina del Cagliaritano
Una fase di lavorazione del vino in una cantina del
Cagliaritano
In questa economia globalizzata sopravvive solo chi riesce a distinguersi e a caratterizzare in modo chiaro e univoco; vince solo chi ha qualcosa di unico e inimitabile da proporre ai mercati internazionali.
Se i vini italiani sono espressione altissima del made in Italy che vince nel mondo, quelli sardi conquistano il palato e diventano indimenticabili. Sono vini unici e inimitabili che esprimono appieno il sapore del territorio dal quale provengono. Secondo un’elaborazione dell’Ice su dati Istat,  dal 2003 al 2007  l’export dei vini sardi ha registrato un aumento del 3%; il primo semestre del 2008, con un fatturato di 9, 6 milioni di euro su 1.716,7 a livello nazionale, ha fatto registrare un aumento dell’1,3% rispetto al primo semestre del 2007  (elaborazione Ice su dati Istat - Corriere vinicolo n. 45 del 17 novembre 2008).
Il ruolo di verifica sulla qualità dei vini Doc e Docg affidato ai Consorzi volontari di tutela da un  decreto  del ministero delle Politiche agricole ha riacceso lo spirito associativo di un gruppo di esperti, che già in passato avevano tentato di convincere i produttori dei vini a denominazione a superare i localismi. Il gruppo, animato da Gigi Picciau, produttore vitivinicolo e presidente di Assoenologi Sardegna, sorretto da Unioncamere, con la Camera di Commercio di Cagliari in testa, in sintonia con gli obiettivi dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, è riuscito a dare vita a quattro consorzi che si sono aggiunti al già costituito Consorzio del Cannonau di Sardegna Doc: il Consorzio dei vini di Sardegna (Cannonau di Sardegna, Vermentino di Sardegna, Moscato di Sardegna, Monica di Sardegna e Sardegna Semidano), presidente Gigi Picciau; il Consorzio dei vini di Cagliari ( Nuragus di Cagliari, Malvasia di Cagliari, Nasco di Cagliari, Moscato di Cagliari, Girò di Cagliari), presidente Maurilio Zuddas; il Consorzio dei vini di Alghero e Sorso-Sennori (Alghero e Moscato di Sorso-Sennori), presidente Stefano Biscaro; Consorzio del vino Carignano del Sulcis, presidente Paolo Franco Balia.
L’enologia sarda vanta etichette di grande pregio con vini che, attentamente vinificati e affinati con sapienza, hanno raggiunto un importante livello qualitativo e grandi punte di eccellenza.  Un immenso patrimonio che rischia di essere strangolato dalle norme dell’Unione europea con i nuovi premi per l’estirpazione dei vigneti. Per l’Italia gli ultimi espianti sono quelli effettuati negli anni fra l’89 e il ’98 quando, in base al regolamento 1442/88, furono estirpati in Europa circa 490 mila ettari di vigneto. Di questi, 120 mila furono cancellati in Italia, 15 mila dei quali in Sardegna.  Con il Regolamento 479/2008 (Programma comunitario di estirpazione vigneti) la Comunità europea prevede l’ulteriore cancellazione di 175 mila ettari in Europa. Il Regolamento si applica per tre annate (2008/9-2009/10-2010/11). In risposta alle preoccupazioni avanzate dai produttori, dai consorzi di tutela e dagli enologi, l’assessorato regionale dell’Agricoltura ha precisato che «il Regolamento europeo prevede che possano essere dichiarate inammissibili all’estirpazione quelle superfici la cui eliminazione causerebbe danni  alla protezione dell’ambiente e non devono superare il 3% della superficie vitata totale di ciascuna Regione. Inoltre, ai premi previsti possono accedere solo coloro i quali, negli ultimi cinque anni, hanno effettuato ad Agea (l’organismo pagatore nazionale) la dichiarazione sulle rese storiche. Da una prima analisi risulta che ben il 70% dei viticoltori sardi non ha prodotto questa documentazione quindi non potrebbe estirpare neppure un ceppo. In ogni caso, per l’attuale campagna 2008/2009, il regolamento Ue non provocherà alcuna estirpazione selvaggia sui nostri vigneti, tanto meno in quelli più pregiati, anche perché se la produzione primaria è adeguatamente remunerata dagli enopoli questa non ha alcun interesse a praticare l’estirpazione».
Secondo dati provvisori elaborati da Agea, al 15/9/2008, in Sardegna sono state presentate 153 domande, su 17.271 a livello nazionale, per l’estirpazione di 221 ettari su 25.927 a livello nazionale. Nei prossimi mesi Agea e gli organismi pagatori avranno il compito di controllare l’ammissibilità delle domande. I numeri potrebbero quindi subire delle variazioni al ribasso.