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Editoriale
Gabriella Lai
Un nuovo mercato per l'energia elettrica

La liberalizzazione del mercato elettrico
di Gherardo Gherardini
Un progetto per la Cagliari del futuro

SINTESI DEL PIANO STRATEGICO DELLA CITTA' DI CAGLIARI
di Paolo Argenti
Mezzogiorno: a rischio nove miliardi di fondi comunitari

"AUTOTRAPORTO MERCI E PROVINCE" - Atti del convegno organizzato dall'Assessorato ai Trasporti della Provincia di Cagliari - Cagliari, 23 maggio 2009

"LA COOPERAZIONE NELL'ISOLA: LA STORIA, IL RUOLO, LE PROSPETTIVE DEL MOVIMENTO COOPERATVO IN SARDEGNA": è il tema del prossimo numero monografico di "Sardegna industriale"

 

Editoriale

 

SARDEGNA INDUSTRIALE 1-2/2009

 

Una maggiore capacità di spesa da parte dell’Italia dei fondi comunitari contribuirebbe innegabilmente a riattivare nel nostro Paese diversi settori dell’economia, a creare occupazione, a sostenere l’imprenditoria e rianimare il settore della formazione, dell’istruzione e della ricerca penalizzati dalle ultime manovre Finanziarie. Lo ha detto recentemente Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, presentando un’inchiesta condotta dal suo Istituto sull’utilizzazione dei fondi comunitari da parte dell’Italia, della quale ci occupiamo diffusamente su questo numero di “Sardegna industriale”.

Il confronto tra il contributo al Bilancio dell’Unione europea e i finanziamenti da quest’ultima erogati all’Italia per programmi di sviluppo economico, crescita occupazionale, sostegno all’imprenditoria, mette in rilievo, secondo lo studio Eurispes, come negli ultimi 12 anni l’Italia sia stata un “contribuente netto” dell’Unione europea, con un saldo negativo di 30 miliardi di euro, pari alla differenza tra risorse da noi versate all’Ue (135 miliardi di euro) e risorse accreditate, a vario titolo e sui diversi Fondi comunitari, al nostro Paese (105 miliardi).

È incomprensibile, ad esempio, agli occhi dei nostri più diligenti partner europei, il fatto che dei finanziamenti Por ricevuti nel biennio 2006-2007 le regioni del Mezzogiorno rischiano di perdere circa 9,3 miliardi di euro: una cifra che da sola coprirebbe una Finanziaria e che fa dell’Italia il paese meno virtuoso dell’Ue in questo settore. Ciò che può avvenire, secondo Fara, «a causa dell’incapacità di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete tra gli Enti locali, della mancanza di una diffusa informazione presso i cittadini sull’esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli tra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi». Un’accusa che, purtroppo, vede coinvolta anche la Sardegna, anche se l’Isola, con il suo 84,5% contro una media del 79,6%, è fra le regioni del Mezzogiorno quella con la più alta percentuale di utilizzazione dei fondi Por.

«L’affannosa ricerca di risorse e le ipotesi più disparate per affrontare la crisi economica, che contraddistinguono il lavoro delle forze politiche degli ultimi mesi, potrebbero trovare maggiore riscontro e più senso – sottolinea Fara – se incanalate verso la risoluzione di un così evidente spreco, indirizzando energie e mezzi per ovviare a questa “distrazione” tutta italiana».

Ultimamente, le difficoltà incontrate dall’Italia nello spendere i fondi si è concretizzata in una esplicita richiesta alla Commissione europea, che ha deciso di concedere al nostro Paese una proroga di sei mesi alla scadenza per l’ammissibilità delle spese, spostandola dal 31 giugno 2008 al 30 giugno 2009. Ciò nonostante, il rischio di “disimpegno automatico” dei finanziamenti destinati ai Programmi operativi regionali rimane particolarmente elevato, dovendo le Regioni destinatarie dei fondi utilizzarne mensilmente non meno di 1,5 miliardi di euro. Un’impresa che, vista l’esperienza del passato, si presenta quasi impossibile.