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Editoriale
Gherardo Gherardini
L'Europa rivaluta la risorsa carbone
Claudio Allevi
Targas: un impianto all'avanguardia

Uno strumento per orientare lo sviluppo

Sintesi del documento di programmazione economica e finanziaria per la Sardegna - 2003-2005

Una nuova stagione per i trasporti?

Sintesi dei Piani regionali dei trasporti e delle merci

 

Editoriale

 

Insufficiente disponibilità ed alti costi dell’energia elettrica sono ancora oggi fra i più grossi ostacoli allo sviluppo economico dell’isola. Nel 2001 contro una media nazionale di interruzione della fornitura dell’energia elettrica di circa 8 minuti, la mancata alimentazione in Sardegna è stata di oltre 152 minuti, con gravissime ripercussioni soprattutto per le industrie. Il deficit di produzione elettrica rispetto al fabbisogno si è attestato negli ultimi due anni nell’isola fra il due e il quattro per cento, secondo i dati forniti da Grtn. Ma a preoccupare maggiormente sono le difficoltà in cui sono costrette ad operare le industrie “energivore”, soprattutto quelle del polo metallurgico, costrette a pagare all’Enel bollette ben più salate di quelle pagate dalle imprese dello stesso settore operanti nel continente.

Emblematico il caso della società Portovesme (ex Nuova Samim) decisa a chiudere i battenti se la Regione non la dovesse autorizzare a diventare autoproduttrice di energia elettrica con una propria centrale termica a carbone.

Quali soluzioni adottare per risolvere in tempi brevi il problema energia? La panacea potrebbe essere il metano, che oltre ad alimentare le centrali termiche risolverebbe da subito i problemi del consumo domestico, già in buona parte servito da una rete di distribuzione metanocompatibile.

Ma i tempi di realizzazione del nuovo metanodotto Algeria-Sardegna-Corsica, con diramazioni in Toscana e Francia meridionale, non saranno brevi, anche se il Senato, proprio in questi giorni, ha detto sì all’iniziativa approvando il disegno di legge che stanzia 250 milioni di euro per avviare i lavori della grande opera.  Oltre al fattore tempo bisogna considerare inoltre l’aleatorietà di una fornitura legata all’esistenza di buoni rapporti fra l’Unione europea ed i paesi terzi del Mediterraneo.

Ecco perché appare del tutto ingiustificato l’abbandono dell’opzione carbone per alimentare tutte le centrali termoelettriche dell’isola. Quella del carbone è una scelta su cui punta con decisione il Sindacato, che ha trovato oggi un insperato aiuto nell’Unione europea, che per motivi soprattutto strategici ha rivalutato la risorsa carbone in Europa.

L’aver accantonato il progetto di gasificazione  del carbone appare oggi, a pochi mesi dalla dichiarazione di non bancabilità del progetto Ati Sulcis, una decisione affrettata. Del resto, anche le più alte istituzioni regionali sembrano volere tornare sui propri passi. È il caso del Consiglio regionale, dove la commissione Industria, dopo la visita alla centrale di gasificazione del carbone nella provincia di Limburgo, in Olanda, ha potuto constatare  l’alta efficienza di quell’impianto ed il suo positivo impatto ambientale col territorio circostante.

Secondo le organizzazioni sindacali le due fonti energetiche, metano e carbone, potrebbero “convivere” nell’isola. Il carbone alimenterebbe le centrali termiche ed in particolare l’impianto di gasificazione, sfruttando le enormi disponibilità del sottosuolo sulcitano. L’energia elettrica prodotta sarebbe indirizzata soprattutto alla grande utenza industriale. Il metano, utilizzando la rete di distribuzione in via di avanzata realizzazione, sarebbe invece destinato sopra tutto alla piccola e media industria e alle utenze domestiche.