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Editoriale

Una nuova strategia per il polo di Portovesme

Porto Torres: attesa per il piano industriale di E.On

In forse il progetto miniera-centrale elettrica

Le nuove strade dell'energia

Le nuove reti di distribuzione del gas

Centrali pulite nel rispetto dell’ambiente

Sintesi del Piano energetico ambientale regionale

 

Le nuove strade dell'energia

 

I progetti per il metanodotto della Galsi, per il cavo sottomarino Sapei di Terna e per lo sfruttamento del carbone Sulcis della società Sotacarbo, potrebbero dare un contributo di notevole portata alla soluzione del problema energia in Sardegna. Ma iniziative altrettanto importanti si stanno prospettando nel campo delle rinnovabili, come la realizzazione, a Macchiareddu, di un dimostratore solare termodinamico a concentrazione, progettato dal Crs4.

Simulazione al computer del sottomarino Hugin 3000, utilizzato per rilievi sul fondo marino in vista della posa del metanodotto della Galsi, accanto alla nave appoggio
Simulazione al computer del
sottomarino Hugin 3000,
utilizzato per rilievi sul fondo
marino in vista della posa del
metanodotto della Galsi,
accanto alla nave appoggio
"Geo Prospector"
 Il metanodotto
- Prosegue a ritmo serrato l’attività preliminare alla posa del metanodotto che trasporterà il gas algerino nella penisola, passando attraverso la Sardegna. Alla fine di febbraio ha gettato le ancore nel porto di Cagliari la flotta della Fugro, per uno scalo tecnico e per presentare i primi dati dei lavori di ricognizione del fondo marino, iniziati nell’ottobre 2007 e che si sono conclusi nell’agosto di quest’anno. Ecco i dati più significativi: cinquecento tra geologi, ingegneri, tecnici, geofisici ed esperti in elaborazione dati; sei navi, un piccolo sommergibile, una piattaforma autosollevante; dieci mesi di lavoro, quasi interamente in mare aperto; una montagna di dati raccolti dal sottomarino Hugin 3000 Auv (Autonomous underwater vehicle) in grado di effettuare indagini sismiche e magnetiche sul fondale a quasi tremila metri di profondità.
«L’Auv rappresenta – ha spiegato Giancarlo Cristofaro, project manager Fugro – il meglio della tecnologia disponibile in questo momento. Ha sessanta ore di autonomia ed è in grado di coprire fino a cento chilometri al giorno, studiando il fondale nei minimi particolari. Con l’appoggio degli altri mezzi a disposizione, che si occupano di prelevare campioni di sedimenti e testarli a bordo, siamo in grado di ottenere una perfetta immagine del fondo. E non è un risultato da poco, se si considera che il gasdotto poggerà su un fondale superiore ai duemila metri per circa il 20 per cento del suo percorso».
I dati immagazzinati dal sottomarino sono stati rielaborati direttamente a bordo della nave Geo Prospector e valutati insieme ai tecnici di Galsi, il consorzio che sta portando avanti il progetto per la realizzazione del metanodotto. Il Consorzio, costituito tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003, è composto da Sonatrach (società nazionale idrocarburi algerina), col 36 per cento; Edison Gas Italia, con il 18%; Enel Power Italia (società di ingegneria dell’Enel), 13,5%; Wintershall Ag (operatore energetico tedesco, facente capo al gruppo Basf), 13,5%; Eos Energia (società operante nel trading energetico controllata da Hera), 9%; società Sfirs e Progemisa (Regione Sardegna) 5% ciascuna; con un impegno complessivo di dieci milioni di euro.
Il percorso del gasdotto Algeria-Sardegna-Italia (830 km di cui 330 offshore)
Il percorso del gasdotto Algeria-Sardegna-Italia
(830 km di cui 330 offshore)
Tutte le informazioni fornite dalla Fugro serviranno per definire il tracciato migliore, capire dove fissare il cavo al terreno, dove sistemare le curvature e come programmare le stazioni di pompaggio.
Gli studi tecnici sono stati mirati, nella fase iniziale, all’individuazione del tracciato ottimale per la realizzazione dell’opera. È poi stata elaborata una configurazione del sistema di trasporto con capacità di 10 milioni di metri cubi annui, costituito dalle seguenti sezioni:
– metanodotto tra Algeria e Sardegna (off-shore) con diametro esterno di 24 pollici (609,6 mm) per una lunghezza compresa tra 278 e 309 chilometri. In funzione della rotta scelta, varia anche la profondità massima di posa, compresa tra 2.650 e 2.830 metri;
– metanodotto on-shore in Sardegna con diametro esterno di 42 pollici (1.066,8 mm) ed una lunghezza di 300 chilometri;
– metanodotto off-shore tra Olbia e Toscana con arrivo nell’area dedicata, del diametro esterno di 28 pollici (711,2 mm). La lunghezza stimata per questo tratto di condotta varia tra 270 e 300 Km in funzione del punto di arrivo selezionato (Piombino, Rosignano, Livorno). Le differenti rotte presentano una profondità massima di posa di circa 900 metri.
La parte preliminare dell’opera, che riguarda la realizzazione del metanodotto tra i giacimenti nel sud dell’Algeria e le coste del Mediterraneo, per oltre 500 chilometri, non comporterà grandi difficoltà. Il Galsi, infatti, entrerà in scena nel momento in cui il metanodotto, partendo dal giacimento di gas di Hassi-Rmel, nel Sahara, arriverà alla città di El-Kala, sulla costa Est algerina. Da qui il tubo si inabisserà: a sistemarlo in acqua, metro dopo metro, sarà una nave appositamente attrezzata. I tubi verranno saldati a bordo, coibentati e calati in mare con l’aiuto di uno speciale sistema di galleggianti. Il serpente d’acciaio si poserà sul fondo senza bisogno di ancoraggio, e poi si assesterà. Stando alle previsioni dei tecnici, la sistemazione del tubo in mare procederà a una velocità di quattro chilometri al giorno.
La motonave Geo Prospector, della flotta Fugro, attrezzata per la ricognizione del fondo marino, con l'ausilio del sottomarino autonomo Hugin 3000
La motonave Geo Prospector, della flotta Fugro,
attrezzata per la ricognizione del fondo marino, con
l'ausilio del sottomarino autonomo Hugin 3000
Sulla terraferma, una volta ottenute le autorizzazioni di rito, il serpentone viaggerà a circa tre metri di profondità, in uno scavo che poi sarà rinterrato. Sarà invece visibile in prossimità di strade e fiumi, dove transiterà su veri e propri ponti. Il progetto esecutivo stabilirà quali e quante stazioni di compressione e di rilancio dovranno essere installate, ma è certo che l’Algeria ospiterà quella di compressione e la Sardegna ne avrà sicuramente una di rilancio, nel Nord dell’Isola.
«Il ruolino di marcia procede secondo i tempi prestabiliti – ha dichiarato Gian Maria Iacobone, responsabile Galsi –. Conclusa la fase di raccolta ed elaborazione dati, siamo entrati nella fase di studio del percorso ottimale e manca poco alla posa dei primi tubi. Intanto, è già stata presentata la richiesta di inserimento di Galsi nella rete nazionale dei gasdotti».
Sarà poi la volta delle autorizzazioni per i circa trecento chilometri che il gasdotto percorrerà sulla terraferma sarda, secondo un percorso ancora allo studio, soprattutto per quanto riguarda gli approdi. Per lo sbocco a sud sono sorte alcune difficoltà, soprattutto per l’iniziativa dei comuni che si affacciano sul Golfo di Palmas. I primi cittadini di Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Masainas, Giba, Sant’Anna Arresi e Teulada hanno inviato una lettera all’assessore regionale dei lavori pubblici, Carlo Mannoni, e alla società Galsi per conoscere i dettagli del progetto. Un progetto già in possesso della Regione e della provincia di Carbonia Iglesias, ma ancora sconosciuto ai Sindaci dei centri costieri interessati.
A quel che è dato sapere, il gasdotto attraverserà l’intero Golfo di Palmas, con un tracciato di circa dodici chilometri di lunghezza che, partendo dal braccio di mare che separa l’isolotto della Vacca da Sant’Antioco, atterra nel territorio comunale di San Giovanni Suergiu, dove sorgerà la stazione di pompaggio. Un’opera da cinquantaseimila metri quadrati praticamente nei pressi del mare.
Il ministro algerino per l'Energia e attuale presidente dell'Opec, Chakib Khelil
Chakib Khelil, ministro
algerino all'Energia e attuale
presidente dell'Opec
Le sei amministrazioni comunali sopra citate sono interessate a capire quali conseguenze per i fondali marini e per le attività di pesca e marittime in generale potrebbero derivare dai lavori di posa del gasdotto e dalla servitù successiva. Ciò prima che scadano i termini per l’invio di eventuali osservazioni sulla Valutazione di impatto ambientale dell’opera.
Anche per lo sbocco a Nord esistono perplessità, sia per la stazione di rilancio (un edificio alto 10 metri e che si estende per 15 ettari) sia per il tracciato del gasdotto, che pur interrato richiede una fascia di rispetto di 50 metri. Secondo il progetto, il super impianto sorgerà nella zona di Chentu Accas a Spritu Santu, mentre il tubo sbucherà nella spiaggia delle Saline. «Valuteremo l’impatto con l’ambiente – dichiara il sindaco di Olbia, Gianni Givannelli – e l’opportunità di presentare eventuali osservazioni».
«Solo quando saranno rilasciate tutte le autorizzazioni – sottolinea Iacobone – si prenderà la decisione finale sulla procedura operativa. Se tutto procede come previsto, l’arrivo del gas avverrà nel 2012. Sicuramente Galsi migliorerà la sicurezza di approvvigionamento, garantendo il transito di otto miliardi di metri cubi all’anno. Permetterà poi la metanizzazione della Sardegna, creando nuove opportunità di sviluppo industriale, per non parlare poi degli indubbi vantaggi per tutto l’indotto durante la fase dei lavori di costruzione».
Proprio questo aspetto preoccupa gli imprenditori sardi, che temono di essere esclusi dai benefici che arriveranno dalla realizzazione del progetto da parte di Galsi e di Snam Rete Gas (l’azienda dell’Eni che si occuperà dei lavori in Sardegna e nella Penisola). L’infrastruttura richiederà uno sforzo enorme in termini di appalti e forniture, ma Ance-Confindustria, Api sarda e Cna temono che le imprese locali restino a bocca asciutta.
Per loro Snam – che dovrà commissionare all’esterno, tramite bandi, i vari interventi per realizzare il gasdotto – pone paletti invalicabili. Per partecipare agli interventi di manutenzione, posa in opera e ripristino del suolo, Snam chiede agli appaltatori requisiti difficili da ottenere in appena un anno, cioè dall’avvio dei primi investimenti. E nemmeno la possibilità di consorziarsi appare semplice: saranno accettate solo le associazioni temporanee di impresa (Ati), in cui la capofila si deve accollare il 40 % del costo complessivo del progetto.
Infine, i lotti messi in gara d’appalto saranno di 50-80 chilometri l’uno, distanze difficilmente gestibili da piccole imprese sarde.
«Siamo delusi – sostiene Gianni Gavassino, presidente dell’Api sarda – perché con questi limiti non possiamo che accontentarci di diventare subappaltatori». Per Maurizio De Pascale, numero uno dell’Ance e vicepresidente di Confindustria Sardegna, e Francesco Porcu, leader della Cna, «c’è troppa rigidità. Serve una maggiore flessibilità nella fissazione dei requisiti, altrimenti siamo fuori della partita».
È invece ottimista il presidente della Regione, Renato Soru, investito del problema dalle associazioni di categoria: «Le gare d’appalto saranno bandite l’estate prossima. Le imprese sarde hanno quindi un anno di tempo per qualificarsi, associarsi e completare le proprie competenze».

Il rigassificatore - Un’ultima considerazione, perché parlare di metano non significa limitarsi al gas algerino. La ricetta per ridurre il prezzo del metano e la bolletta energetica dell’Italia passa anche attraverso la ricerca di una pluralità di fonti di approvvigionamento. Non si può prescindere, dicono gli esperti, dai rigassificatori, i terminali costieri dove trasformare il metano liquido trasportato via mare in gas, da vendere poi a centrali elettriche, famiglie e imprese. E un rigassificatore potrebbe nascere anche in Sardegna, dove il comune di Porto Torres si è già offerto per ospitarlo.
«Abbiamo ricevuto almeno due proposte per la realizzazione di un rigassificatore in Sardegna, presentate da società che fanno parte del consorzio Galsi», ha confermato ad Alghero l’assessore regionale dell’Industria, Concetta Rau, a margine del vertice tra Italia e Algeria svoltosi il 14 novembre 2007. «Peraltro – ha osservato la Rau – il rigassificatore è anche previsto nel Piano energetico regionale».
La realizzazione di un rigassificatore era stata auspicata tempo fa anche da Endesa, la società spagnola allora proprietaria dello stabilimento di Fiume Santo. La proposta di trasformare due gruppi della centrale per utilizzare il metano che arriverà dall’Algeria, infatti, aveva destato qualche perplessità tra i manager del colosso energetico spagnolo.
Per quale motivo? Perché se il gas arriva da un unico canale il prezzo è stabilito alla fonte, per cui produrre energia da metano potrebbe risultare troppo costoso e poco remunerativo. Da qui l’ipotesi del rigassificatore, che invece permette di comprare il gas nelle aree del pianeta dove il prezzo è più basso. In quel caso, infatti, il metano arriverebbe oltre che dal gasdotto, anche via mare, trasportato dalle navi metaniere, per cui si può scegliere dove acquistare, con buone prospettive di risparmio.

L'amministratore delegato di Terna spa, Flavio Cattaneo
Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Terna
Il cavo elettrico sottomarino -
La rete di distribuzione sarda, vecchia e congestionata, è collegata alla penisola da un cavo sottomarino (Sacoi, vale a dire Sardegna-Corsica-Italia) a 200 kV in corrente continua, che parte da Codrongianus, fa tappa a Lucciano (Corsica) e termina a Suvereto (Toscana). Il cavo, in funzione dal 1965, ha una capacità di interscambio con la rete elettrica nazionale di 300 megawatt, 50 dei quali garantiti alla Corsica, per l’attraversamento del proprio territorio.
Si tratta, come è evidente, di una capacità molto bassa, che non permette né di aumentare le contrattazioni né di abbattere il costo dell’energia. Da qui l’utilità della realizzazione del nuovo cavo sottomarino (Sapei, acronimo che sta per Sardegna-Penisola italiana), della potenza di 1.000 megawatt, che garantirà un maggiore flusso energetico e consentirà di partecipare alla Borsa con riflessi positivi sui prezzi.
Il piano messo a punto da Terna spa, la società che gestisce la rete di distribuzione dell’energia sul territorio nazionale, contempla una serie di opere da realizzare entro il 2015, tra le quali figura con priorità proprio la realizzazione, entro il 2010, del nuovo collegamento sottomarino.
Il Sapei (Sardegna-Penisola Italiana) è una delle opere strategiche più importanti programmate da Terna spa, la società che gestisce la rete di distribuzione dell’energia elettrica sul territorio nazionale, per potenziare il sistema elettrico nazionale. Si tratta di un doppio cavo sottomarino in corrente continua a 500 kV, destinato ad entrare nel Guinness dei primati per diversi motivi: lunghezza, profondità, investimento. Ecco i numeri del record: un costo di 700 milioni di euro; 1.600 metri di profondità, la più alta mai raggiunta al mondo per la posa di un cavo sottomarino; 420 km, la più lunga linea elettrica mai realizzata in Italia e il secondo collegamento più lungo al mondo, inferiore solo a quello tra Olanda e Norvegia.
La posa in opera del Sapei, che si snoderà tra la Sardegna e il Lazio, avverrà  nel pieno rispetto dell’ambiente sottomarino e della fauna marina, in particolare i cetacei presenti nel bacino del Mediterraneo, facendo tesoro delle esperienze maturate in lavori analoghi nei mari australiani.
Qualche dato sullo stato di avanzamento dell’opera. Autorizzati in soli 12 mesi (anche questo un record), i lavori sono stati avviati nell’ottobre del 2006 con indagini geofisiche e geotecniche sul fondale marino dove dovrà essere posato il cavo. Durante il 2007, sono state compiute con successo le prove di posa di 10 km di cavo a 1.600 m di profondità. Nel dicembre scorso, sono state effettuate le prime attività in mare sia a Nettuno che in Sardegna, nella zona compresa tra Fiumesanto e Punta Tramontana. Sono attualmente in corso le attività di posa dei primi 150 km di cavo nel tratto in alto fondale.
La tempistica generale dei lavori prevede il completamento del primo cavo, con un funzionamento dell’impianto a metà potenza (500 MW), entro la metà del 2009, ed il completamento del secondo cavo entro la fine del 2010.
In totale, finora, sono stati prodotti 300 km di cavo del primo polo; i restanti 120 km sono in corso di produzione. Completate, inoltre, le attività di progettazione e qualifica delle stazioni di conversione, per le quali sono in corso le realizzazioni delle apparecchiature principali. L’inizio dei montaggi è iniziato a febbraio 2008, in linea con i tempi programmati.
I due cavi che compongono il collegamento sono realizzati dalla Prysmian Cable & Systems (ex Pirelli Cavi). A posarli sul fondo del mare tocca alla “Giulio Verne”, di proprietà della stessa Prysmian Cables & Systems. Si tratta della nave posacavi più grande del mondo, una delle poche in grado di effettuare la posa di qualunque tipo di cavo, anche in avverse condizioni atmosferiche.
Le stazioni elettriche di conversione sulle due sponde del Tirreno saranno costruite invece dal gruppo ABB. Gli impianti verranno costruiti a Fiumesanto, vicino al carbonile, e nell’ex centrale nucleare di Latina, dotata di quattro linee da 380 chilowatt. Se a Latina sarà indispensabile prolungare la linea con un cavo terrestre lungo 15 chilometri, l’area di Fiumesanto offrirà invece una soluzione molto più semplice: appena 800 metri di cavo interrato, dal punto d’ingresso in mare alla superficie dove Terna costruirà la struttura per l’impianto di conversione. Le opere civili sono affidate all’Ati (Associazione temporanea di imprese) Pellegrini Acmar.
Questi i benefici che deriveranno dal cavo sottomarino: aumento della sicurezza del sistema elettrico sardo (i 1.000 Mw del Sapei corrispondono a oltre il 50% del fabbisogno dell’isola); possibilità di esportare verso il continente produzione termoelettrica più efficiente (1/3 delle centrali elettriche è alimentato a carbone) e produzione da fonte rinnovabile, in particolare eolica, in forte sviluppo; opportunità per gli operatori elettrici della Sardegna di partecipare con minori vincoli di scambio alle contrattazioni del Mercato elettrico, garantendo allo stesso tempo maggiore flessibilità e sicurezza di esercizio del sistema; possibilità di far fronte alla dismissione, prevedibile nei prossimi anni, dell’attuale collegamento a 200 kV in corrente continua tra Sardegna, Corsica e Italia (Sacoi), per l’obsolescenza del cavo che è in esercizio da oltre 40 anni.
Ottenere l’autorizzazione in un solo anno – un tempo piuttosto breve se confrontato, ad esempio, con i quattro anni del cavo Italia-Grecia – è stato possibile grazie ad un approccio innovativo di concertazione che Terna ha condiviso con tutte le amministrazioni coinvolte. In tal modo, ogni aspetto tecnico e ambientale è stato affrontato in via preliminare alla realizzazione del progetto.
Ai primi di maggio di quest’anno, Terna ha firmato un accordo con la Banca europea di investimenti (Bei) per un prestito di 300 milioni di euro, finalizzato alla realizzazione del Sapei, il cui costo complessivo ammonta, come già detto, a 700 milioni. Il prestito avrà una durata di vent’anni e sarà rimborsato in rate semestrali a partire dal quinto anno. Le condizioni economiche prevedono un costo annuo del finanziamento pari al tasso Euribor 6 mesi, maggiorato di un margine di 5 punti base.
«Il Sapei – ha commentato l’amministratore delegato, Flavio Cattaneo – guida il piano delle opere strategiche programmate da Terna e sarà la più importante infrastruttura di rete mai realizzata in Italia, grazie a numeri da primato, sia in investimenti che in tecnologia, nonché per i benefici in termini di sicurezza per l’intero sistema elettrico italiano».