Cagliari-Elmas. Nell’aerostazione a pochi chilometri dal centro del capoluogo, pur con inevitabili disagi per i pazienti viaggiatori, fervono i lavori per “Cagliari-Elmas 2010”, la nuova, avveniristica struttura che potrà ospitare sino a quattro milioni di passeggeri all’anno.
Il cantiere dovrebbe chiudere entro il 31 dicembre 2001, pena la perdita dei finanziamenti dell’Unione europea. La ditta aggiudicataria dei lavori, che ammontano a 112 miliardi, è il Consorzio Elmas 2K (imprese T&T spa di Torino e Andanti spa di Bologna).
Dopo la costruzione della nuova hall arrivi, l’aerostazione sarà ampliata e completamente rivoluzionata nei servizi, ma anche negli accessi. Il nuovo scalo sarà costruito su tre livelli. Al primo piano il settore “partenze”, con un viadotto che consentirà l’accesso diretto delle auto. Un percorso pedonale sopraelevato e coperto permetterà invece di raggiungere l’aerostazione direttamente dal parcheggio multipiano. Ma la novità più grossa riguarda l’accesso a bordo: finalmente i cagliaritani non saranno più costretti ad utilizzare il pullmino sino agli aeromobili, perché vi si arriverà attraverso i cosiddetti fingers, in pratica quelle passerelle estensibili che terminano con un “soffietto” e che dalla porta di imbarco arrivano direttamente a bordo.
Novità anche all’interno degli spazi aeroportuali: nuove strutture commerciali, un ristorante “vero”, un business center (ci sarà anche la possibilità di collegamenti ad Internet), una farmacia e una zona di servizi bancari e assicurativi. Insomma, finalmente una stazione moderna, funzionale, “europea”.
«Qui cambierà tutto – fa sapere Alessio Grazietti, direttore tecnico della Sogaer, società di gestione dell’aeroporto, e responsabile dello staff dei progettisti –. Innanzitutto le dimensioni: da tredicimila a trentacinquemila metri quadri, la hall arrivi al piano terra, quella per le partenze sopraelevata. L’edificio – aggiunge Grazietti – avrà una forma decisamente aeronautica, con una curvatura variabile destinata a ricordare quei gioielli tecnologici che sono gli aerei: sempre più avanzati e sicuri, sempre più confortevoli e silenziosi».
Il presidente Renato Arba ha una certezza: «Abbiamo ideato un’opera in grado di sostenere i quattro milioni di passeggeri anno previsti per il 2010-2015. Senz’alcun dubbio, con la nuova aerostazione avremo un posto in prima fila sulla scena del trasporto nazionale ed internazionale. La grande porta dei sardi si presenterà come un gioiello».
«Anche perché – prosegue Arba – la nuova aerostazione rappresenta un momento fondamentale del piano di sviluppo dell’aeroporto elaborato dall’Azienda, che prevede nei prossimi anni la realizzazione di una serie di importanti interventi, tra i quali la Cargo City per lo smistamento delle merci, la razionalizzazione della rete viaria, il collegamento con la futura metropolitana di superficie ed ulteriori infrastrutture dedicate allo sviluppo dell’ aviazione da diporto».
L’ingegner Grazietti ha scritto sulle colonne di “Air Terminal”, la rivista edita dalla Sogaer per i passeggeri: «Vogliamo realizzare la “porta d’accesso” alla Sardegna nel migliore dei modi possibili, perché chi sbarca dall’aereo, atterrando nella nostra isola, possa subito essere accolto con la cordialità e la franchezza che caratterizzano la gente sarda, e possa subito cogliere il carattere e la bellezza della nostra regione e dei suoi tesori culturali».
Suggestivo, quasi poetico; forse perché un pizzico di romanticismo può rendere anche meno aridi i numeri di cui è zeppo il progetto. Come i numeri che sono il caposaldo dei bilanci Sogaer, mostrati, sempre con orgoglio, dal suo direttore, Giorgio Orrù: il fatturato dell’azienda continua a lievitare, sedici miliardi nel 1999 e venti nel 2000, se i trend di crescita verranno confermati. Orrù non ha dubbi: «La nostra società – puntualizza – è in continuo sviluppo; abbiamo diversificato le attività con le aziende collegate e adesso siamo impegnati con tutte le forze in quell’impresa che è la nuova aerostazione».
Sull’incidenza che i lavori hanno sulla funzionalità dello scalo, il direttore dell’aeroporto Riccardo Meaggia si è così espresso: «Ormai è tutto un cantiere. Si tratta, però, di un disagio che bisogna sopportare con pazienza, perché alla fine quello di Cagliari-Elmas diventerà uno dei più belli aeroporti del Mediterraneo. Malgrado i lavori procedano alacremente, difficilmente potranno essere del tutto conclusi entro il 31 dicembre 2001».
Questa l’attuale situazione: i nuovi piazzali per gli aeromobili sono in fase avanzata di realizzazione, il fabbricato polifunzionale è stato ultimato, le strutture del viadotto avanzano davanti al fronte dell’attuale edificio. Inoltre, il piazzale aeromobili è stato recintato per consentire l’avvio dei lavori di realizzazione del molo partenze nazionali e gli aerei vengono attualmente parcheggiati nei nuovi parking stands predisposti in corrispondenza delle piste di rullaggio.
I disagi, comunque, sono stati limitati grazie alla nuova disposizione provvisoria delle aree operative, elaborata dai tecnici delle imprese e della stazione appaltante, con la supervisione dell’Enac e della direzione aeroportuale. Le principali modifiche per i viaggiatori sono la dismissione della sala imbarchi nazionali, trasferita in quella dei voli internazionali. Arrivi e partenze internazionali sono concentrati nell’area arrivi internazionali.
Certo, non mancano le lamentele, a partire dalla limitatezza dei parcheggi liberi sino alla disagevole dislocazione della zona taxi, che quando piove si trasforma in un acquitrino. Insomma, nell’aerostazione-cantiere si presentano ogni giorno inevitabili inconvenienti.
«La Sogaer fa il suo lavoro: costruisce il nuovo aeroporto. E non può essere il parafulmine di tutti gli eventi che succedono da quelle parti». Così Romano Mambrini, presidente della Camera di commercio, azionista di maggioranza della Sogaer. «Non è colpa della Società di gestione se l’aeroporto si trova tra uno stagno, i binari di una ferrovia e una strada statale. Se succede il finimondo per una buca in pista – incalza Mambrini – ci sarebbe da domandarsi perché a Elmas di pista ce ne sia una sola. Ecco, la Sogaer ha ereditato un aeroporto con una pista sola. E anche con pochi servizi igienici, visto che è un’altra lamentela ricorrente. E ancora, se si rompe l’impianto di avvicinamento strumentale, in mano ai militari, la colpa non è della Sogaer. L’aeroporto, ricordiamolo, è militare, adattato alle esigenze civili. Vi convivono, insomma, due realtà, con rapporti tra i ministeri della Difesa e dell’Aviazione civile». Conclude Mambrini: «Se è vero che l’ultimo che prende il testimone si sobbarca le croci di tutti, è anche vero che la Sogaer ha il grande merito di aver aperto il cantiere che consentirà a Cagliari di avere un’aerostazione degna di questo nome».
«E sta cercando – sostiene Renato Arba – di ridurre al minimo, non dico di eliminare, gli inconvenienti. Si va facendo ciò che è umanamente possibile. Ma, chi viaggia, sa bene che, in Italia e nel mondo, sono tanti gli aeroporti che hanno conosciuto e stanno conoscendo interventi di ampliamento e ristrutturazione. E, credetemi, la situazione di Cagliari non è la peggiore, anzi».
Situazione destinata a migliorare già da marzo del 2001, quando si potrà finalmente disporre della seconda pista. Oggi, per la chiusura del cantiere, le operazioni di imbarco e sbarco avvengono lungo la pista d’appoggio (realizzata dal ministero dei Trasporti), ma questo non frena i lavori per le segnalazioni notturne. Appaltato dal demanio militare (Stato maggiore dell’Aeronautica), l’intervento ne consentirà un altro, attesissimo: il rifacimento del manto d’usura nella pista principale, che costerà tre miliardi e mezzo.
L’annuncio ufficiale lo ha dato il colonnello Massimo Olivetti, da tre anni comandante del 30° Stormo di stanza all’aeroporto militare. È il primo ad ammettere che «la pista è sicuramente usurata, ma in sicurezza». Lunga 2.805 metri, viene ispezionata tutti i giorni dai militari. Si deve a loro, infatti, l’intervento di “rappezzo” effettuato domenica primo ottobre.
Elmas e Ciampino sono gli unici due aeroporti d’Italia “promiscui”. I militari hanno competenza sulla pista e sulle radio-assistenze. «Sono nostre», spiega il colonnello Olivetti, «perché qui esiste un gruppo di volo. Il giorno in cui non ci sarà più, cederemo la pista al ministero dei Trasporti». Per il momento, però, la base resta dov’è. È stato infatti congelato il piano di “ottimizzazione” dell’Aeronautica, che prevedeva (entro il 30 giugno 2000, scadenza posticipata sine die) la soppressione del 30° Stormo “Cap. Valerio Scarabellotto” e il trasferimento a Sigonella degli aerei Atlantic.
Un piano che non metteva in discussione l’esistenza della base (vi lavorano 800 persone, un centinaio civili), ma che avrebbe declassato Cagliari-Elmas al ruolo di aeroporto militare per le manutenzioni di secondo grado.
Insomma, prima di tre o quattro anni non dovrebbe cambiare nulla. Dovrebbe invece migliorare l’Ils, l’impianto di avvicinamento strumentale di precisione, utile per i piloti in fase di atterraggio: consente di ridurre le distanze minime di sicurezza in caso di nuvole basse o nebbia.
Tornando al cantiere che entro il 2001 dovrebbe consentire la metamorfosi dell’aeroporto, va detto che su di esso grava l’ombra minacciosa di un ricorso amministrativo, presentato dal consorzio giunto secondo nella gara d’appalto. Dopo un passaggio al Tar, la questione è approdata al Consiglio di Stato che, tuttavia, prima di entrare nel merito della sospensiva, impiegherà non meno di un anno. Insomma, le decisioni dei giudici amministrativi di secondo grado potrebbero arrivare dopo il completamento del cantiere.
C’è un altro problema, anzi, una data, che assilla Sogaer e impresa. È il 31 dicembre del prossimo anno, giorno in cui, come abbiamo ripetutamente detto, le opere dovranno essere completate, ordine dell’Unione europea, talvolta generosa nell’erogazione di fondi ma severissima nel rispetto dei tempi per la chiusura dei cantieri, pena la perdita dei finanziamenti. Principio che, in Italia più che altrove, mal si addice al mondo delle opere pubbliche, regno dei ritardi e dei ricorsi che dilatano tempi e prorogano le scadenze. «Saremo molto attenti nel cercare di rispettare la data del 31 dicembre 2001 – assicurano alla Sogaer –. Stiamo anche cercando eventuali soluzioni per non essere penalizzati dall’Unione europea».
Sarebbe comunque da privilegiare la prima strada, ovvero il rispetto della scadenza prevista: non si correrebbe il rischio di perdere nulla e si regalerebbe ai sardi, tra poco più di un anno, un aeroporto degno del capoluogo dell’isola delle vacanze.
Oristano-Fenosu. Scalo chiuso e lavori in corso. Da febbraio. «Un vero dramma – dichiara Gianni Salis, presidente dell’aeroclub di Oristano. «Spero che si portino avanti al più presto i lavori, ma che non venga bloccata tutta l’attività dello scalo».
Un appello ed un auspicio che provengono anche dal Presidente della Sogeaor, Marco Deidda, eletto di recente dal rinnovato Consiglio di amministrazione della società di gestione. «L’importante è procedere – sostiene – chiudere i lavori e finalmente aprire l’aeroporto. Per Oristano e la sua provincia possono presentarsi prospettive di grande interesse».
Così, fra disagi, lamentele e ritardi i lavori vanno avanti. Lavori, ricordiamolo, finanziati col patto territoriale: quattro miliardi e duecento milioni (il trenta per cento garantito dalla Sogeaor) per l’allungamento della pista, oltre a cinquecento milioni che serviranno per acquistare tutta la strumentazione della torre di controllo.
Pochi mesi fa, l’assessore regionale dei Trasporti, Ignazio Manunza, oristanese doc, ha annunciato la concessione di altri tre miliardi alla struttura aeroportuale oristanese. «Si tratta di fondi che verranno utilizzati per il rifacimento dell’aerostazione per il traffico passeggeri», spiega Deidda.
Le premesse dunque ci sono tutte, anche se non sono pochi i problemi da risolvere. A cominciare dal fatto che l’aerostazione ha bisogno proprio di una radicale ristrutturazione per ospitare i passeggeri. I tre miliardi messi a disposizione dalla Regione serviranno anche per acquistare i mezzi necessari per il servizio antincendio dell‘aeroporto.
L’allungamento della pista permetterà l’atterraggio anche a mezzi che trasportano dai cinquanta ai 110 passeggeri, come ad esempio il Bae-146 costruiti dalla “British aerospace”, oppure gli Atr 42. Le nuove strumentazioni della torre di controllo, che verrà dotata anche di una stazione meteo, saranno tutte all’avanguardia, spiegano alla Sogeaor. Questo permetterà l’avvicinamento anche strumentale (cioè non a vista) al punto di atterraggio, superando così il possibile ostacolo rappresentato dalla vicinanza del monte Arci, anche se appare piuttosto difficile che in futuro possano arrivare mezzi più grossi, come quelli utilizzati ad Alghero, Cagliari e Olbia.
«Si dovranno solo stabilire alcuni accordi con l’aeronautica militare, dal momento che vicino a Fenosu esistono limitazioni di volo» spiega Pierluigi Niccolai, il direttore tecnico, ex controllore di volo, che dal primo gennaio si occupa dell’organizzazione dell’aeroporto, dopo aver fatto nascere quello di Tortolì.
Una volta risolti questi problemi, rimane da chiarire quali saranno i tempi per vedere Atr 42 e Bae-146 atterrare a Fenosu. Alla Sogeaor regna l’ottimismo, malgrado i ritardi accumulati nei lavori per l’allungamento della pista che passerà da mille a milletrecento metri e sarà larga trenta, contro i 23 attuali.
Anche le gare per la fornitura di tutta la strumentazione della torre di controllo sono state espletate.
Una volta concluse queste operazioni, tuttavia, si dovrà attendere che arrivino le autorizzazioni di collaudo da parte di Enac ed Enav, i due enti ministeriali cui spetta la supervisione a livello nazionale delle strutture aeroportuali di terra e delle strumentazioni necessarie per il controllo del volo.
«Si tratta di operazioni che portano via del tempo, anche se cercheremo di sveltire tutti i passaggi burocratici necessari a far partire l’aerostazione proprio durante i prossimi mesi, sfruttando al meglio i tempi necessari per la conclusione dei lavori», osserva Niccolai.
A mano a mano che procedono i lavori, ricorre sempre più frequentemente una domanda: la pista di Fenosu, fino ad oggi utilizzata solo da piccoli mezzi, potrà servire anche il traffico commerciale? E ancora: un’ora di auto da Cagliari e appena centosessantamila abitanti basteranno a giustificare la necessità di un nuovo aeroporto?
Un quesito di difficile soluzione, al quale vengono date risposte differenti. Esistono infatti due diverse tesi che si confrontano. La prima sostiene che la vicinanza e soprattutto la comodità dei servizi erogati dall’aeroporto di Elmas siano di ostacolo alla crescita commerciale di Fenosu, per quanto riguarda il traffico passeggeri. Altri sostengono che esistano i margini anche per l’avvio di voli di linea. «Sulla base dei dati che mi sono stati forniti», spiega Niccolai «potremo avere un volo giornaliero per Roma e un trisettimanale per Milano». «Attualmente», aggiunge Marco Deidda, presidente della Sogeaor, «sono circa duecento le persone che si muovono quotidianamente dalla nostra provincia verso la penisola ed esistono già numerose compagnie di piccole dimensioni che sono pronte a sbarcare a Fenosu».
Per gli operatori turistici, l’obiettivo da perseguire è quello di convogliare su Oristano un traffico turistico non di solo smistamento per altre zone della Sardegna, ma per mantenerlo nelle strutture alberghiere della zona.
«Con quelle esistenti (circa 1.000 posti letto) ed una volta completato il progetto di Is Arenas e Torregrande, la provincia acquisterà un diverso peso turistico. Oristano potrebbe davvero mettersi al centro degli interessi di una buona fetta di turismo medio. In questo quadro – sottolinea il sindaco di Oristano, Piero Ortu – Fenosu acquista un’importanza strategica».
Tortolì-Arbatax. Il futuro turistico dell’Ogliastra dipende da 250 metri di pista per aeromobili. Può anche sembrare assurdo, ma a sentire i dirigenti della Gearto (società di gestione della struttura aeroportuale di Tortolì-Arbatax) ed il presidente del Cot (Consorzio Ogliastra turismo), Walter Mameli, i fatti, allo stato attuale, sono proprio questi. «Le cose – afferma Giorgio Mazzella, amministratore delegato della Gearto – stanno così: o riusciamo ad allungare la pista, consentendo l’atterraggio di grandi aeromobili, o andremo sempre peggio».
Dei 12 mila turisti che quest’anno hanno “saltato” la pista ogliastrina, seimila sono stati fatti atterrare dalle agenzie nell’aeroporto di Olbia, mentre l’altra metà è approdata in diversi paradisi delle vacanze, dove il biglietto aereo è più conveniente. Per Mazzella, come abbiamo detto, il calo dipende da un dato strutturale: l’inadeguatezza della pista che non permette l’atterraggio e il decollo di velivoli superiori agli 80 passeggeri. «Le compagnie interessate – precisa l’imprenditore ogliastrino – si servono in buona parte di Atr da 42 posti. Questo spiega perché il biglietto costa 440 mila lire, rispetto alle 220 di un Boeing 717 che può trasportare 120 passeggeri. L’allungamento della pista per poter ospitare aerei di tale portata è quindi diventata per noi e per l’industria turistica locale una questione di vitale importanza».
Anche stavolta, come in altre vicende passate, la piccola pista di Tortolì si trova dunque al centro di grandi problemi. Una pista che venne realizzata nel periodo d’oro della cartiera, per farvi atterrare i jet di Fabbri e Bonelli. Per tantissimi anni nessuno s’interessò alla struttura, fino a quando, nell’autunno 1985, l’allora presidente del Consorzio industriale di Tortolì-Arbatax, l’avvocato Luigi Fanni, commissionò uno studio alla società “Santagostino” di Milano.
La perizia doveva verificare la possibilità di far nascere il primo aeroporto di terzo livello in Ogliastra. In quell’occasione, si affacciò per la prima volta alla ribalta l’imprenditore oristanese Corradino Corrias, che aveva già avuto una piccola compagnia aerea in un paese dell’Africa. L’imprenditore si propose come gestore della struttura aeroportuale, parlando di collegamenti con Roma e gli altri scali aerei isolani.
Tanto fece che, nel 1987, riuscì prima ad avere in affitto la struttura e poi, nel corso della gestione commissariale della cartiera da parte di Mario Lupo, chiese di acquisirla. Venne siglato un contratto in tal senso e l’“Air Sardinia” – questo il nome della società aerea di Corrias – cominciò ad effettuare collegamenti aerei con Roma Fiumicino e con gli altri scali isolani con aeromobili “Islander” e “Cessna” da otto e dodici posti.
Ma le cose andarono male e l’11 ottobre 1990 si registrò l’ultimo collegamento aereo (con Fiumicino) della compagnia, che aveva i quattro mori disegnati sul muso degli aerei. Corrias non era riuscito neanche ad onorare le rate per il pagamento della pista, e tutto finì con il fallimento della sua compagnia aerea.
Per poco più di tre miliardi, da tale fallimento, nel 1993 la struttura venne acquisita dall’“Aliarbatax”, che fa capo a Giorgio Mazzella. All’inizio di settembre dello stesso anno, per la terza volta, Mazzella inaugurò l’aeroporto costiero con un volo di turisti proveniente dall’aeroporto Ronchi dei Legionari (Trieste). Si trattava di un Atr-42 dell’Air Dolomiti.
Da allora, lo scalo aereo di terzo livello è cresciuto di anno in anno, con un sempre maggiore numero di passeggeri trasportati, fino a raggiungere nel ’98 la cifra record di 44.412 e 923 voli, collegati – da fine maggio ad ottobre – con vari aeroporti nazionali ed internazionali.
Poi, il flop della stagione appena conclusa (1.200 passeggeri in meno e la perdita di cento voli), che per la prima volta segna in rosso i conti Gearto. «Occorre portare la pista dagli attuali 1.250 a 1.500 metri» è la ricetta di Giorgio Mazzella. Mentre il Comune di Tortolì ha già predisposto a tempo di record le modifiche del Piano regolatore per l’allungamento della pista, i problemi non si prensentano altrettanto facili su altri versanti.
Per comprendere esattamente i termini della vicenda, occorre risalire a quattro anni fa, quando la Regione concesse alla Provincia un finanziamento di quasi 15 miliardi per l’acquisizione pubblica della struttura, il suo miglioramento e la creazione di servizi a supporto della stessa.
La convenzione tra le due Amministrazioni parlava di acquisizione, ma era carente sotto altri aspetti, perché non prendeva in considerazione l’esistenza di un’attività che, secondo l’Aliarbatax (proprietaria della struttura), produce reddito. La Società ha sempre sostenuto, infatti, che non si potesse acquisire un’azienda tramite la procedura dell’esproprio senza prendere in considerazione anche il suo valore commerciale.
Questo spiega perché tra la valutazione della Provincia e quella del privato vi fosse una differenza abissale (sei miliardi). Tanto grande che la trattativa fu interrotta, con le conseguenti polemiche e l’inserimento di Barisardo, che lanciò la proposta di creare un nuovo aeroporto nel suo territorio.
Solo recentemente, con l’intervento dell’assessore regionale ai trasporti, Ignazio Manunza, la situazione è sembrata sbloccarsi. Le parti in causa hanno raggiunto un accordo, per cui sarà una Commissione mista, composta da sei tecnici (2 per parte: Regione, Provincia, proprietà), a fare una stima non solo dell’immobile, ma anche della società.
Se l’accordo venisse raggiunto, si tratterebbe di un’operazione un po’ in controtendenza rispetto a quanto avviene in campo nazionale: intervento del pubblico nel privato, quando altrove succede il contrario. «Non si tratta di un ritorno dal privato al pubblico inteso come passo indietro nel contesto economico del nostro territorio – precisa il presidente della Provincia di Nuoro, Francesco Licheri –. Si tratta, al contrario, di un preciso obiettivo di questa amministrazione, che considera la presenza del pubblico un elemento di forza e di garanzia, indispensabile in un territorio debole come il nostro, dove molto spesso i privati, da soli, non possono sostenere l’intero costo degli investimenti. Nel caso specifico, si tratta di dare il massimo contributo possibile per fare in modo che l’Ogliastra, e quindi la provincia di Nuoro, abbiano il loro aeroporto di terzo livello».
«Abbiamo istituito la commissione paritetica Regione, Provincia e Aliarbatax – prosegue Licheri – per dare un senso compiuto alla convenzione stipulata a suo tempo fra la Regione e la nostra amministrazione. Compito della commissione è quello di esprimersi sulla valutazione delle strutture e, contemporaneamente, verificare la fattibilità tecnica ed economica del progetto». La stima della nuova commissione dovrebbe insomma portare ad una soluzione dell’annosa vicenda.
«Come sindaco – dice il primo cittadino di Tortolì, Mauro Pilia – ho cercato di fare luce sulla destinazione delle somme, ritenendo che dovessero essere utilizzate nella struttura esistente. Il Comune è interessato al potenziamento della struttura, per far sì che possa funzionare per dodici mesi all’anno, e non solo d’estate. Sarebbe un grosso passo avanti per superare l’isolamento dell’intera Ogliastra».
È questo l’obiettivo indicato anche dall’assessore regionale della Programmazione, Pietro Pittalis, secondo il quale lo scalo di Tortolì non può continuare ad operare soltanto in funzione del settore turistico, ma deve avere dei voli di linea da e per la penisola – quantomeno con Roma – durante tutto l’arco dell’anno. «Se si vuole battere realmente l’isolamento e consentire anche agli ogliastrini di guardare con rinnovata speranza alla tanto decantata continuità territoriale – ha detto Pittalis – occorre fare in modo che possano volare, senza essere costretti a raggiungere Cagliari od Olbia». La Giunta regionale ha promesso un intervento, purché sia destinato soprattutto a favorire questo processo e non soltanto alla crescita dei flussi turistici.
Se dovesse decollare il progetto di un volo di linea tra Roma ed Oristano, Tortolì potrebbe divenire tappa intermedia. In questo modo, si avrebbe una vera e propria “coast to coast aerea”, con grande soddisfazione per due territori.
Al momento in cui scriviamo, comunque, non tutti i nodi sono stati sciolti.
L’assessore provinciale ai Lavori pubblici, Giovanni Porcu, precisa un punto: «Siamo stati d’accordo sulla costituzione della commissione, ma abbiamo chiesto che la Regione, ente concedente lo stanziamento, ci ampli la convenzione. Attualmente abbiamo un mandato per stimare e acquisire l’area e le strutture esistenti, ma non l’avviamento dell’aeroporto. Su questo punto attendiamo fatti concreti».
Gli stessi che si aspetta anche Giorgio Mazzella, che spera che la Provincia decida quanto prima cosa fare dei 15 miliardi avuti dalla Regione per l’aeroporto. «Si doveva formare la commissione – ha dichiarato – per stabilire il valore della struttura e dell’avviamento, con due periti nominati dalla Regione, due dalla Provincia e due dall’AliArbatax, ma a tutt’oggi, dopo che la proprietà li ha nominati, non sappiamo niente degli altri. Visto che il Comune ha già predisposto una variante al Prg per l’allungamento della pista di 250 metri – 180 verso l’interno e una settantina sulla spiaggia, al limite del bagnasciuga – se non si avranno risposte entro pochi mesi, si potrebbe anche decidere di fare tutto da soli, investendo altri tre miliardi. Soltanto facendo atterrare aeromobili da 100-120 posti, l’aeroporto e il settore turistico potranno avere un futuro».
Alghero-Fertilia. Bilancio più che positivo per la Sogeaal, al giro di boa dei primi quattro anni di gestione dell’aeroporto di Alghero. La società guidata dal sindaco Tonino Baldino è riuscita, infatti, a trasformare una struttura in perdita, qual era lo scalo di Fertilia nel 1995, in un azienda sana e in forte espansione.
I numeri parlano chiaro. Il traffico passeggeri si è attestato nel 2000 ben oltre le 600 mila unità, uno sviluppo ottenuto grazie alI’incremento dei collegamenti tra la città catalana e il resto della penisola.
«Abbiamo potenziato tutte le linee, senza trascurare quelle tradizionalmente in perdita, come il Triveneto, Pisa, Genova e Venezia» dichiara il direttore generale, Umberto Borlotti «e nuovi aeromobili sono entrati in servizio nelle tratte con la penisola. Inoltre, con l’istallazione delle poltroncine e dell’aria condizionata, siamo riusciti a rendere più confortevole l’aerostazione».
Anche il numero dei dipendenti Sogeaal è cresciuto notevolmente: «All’inizio eravamo in quattordici» ricorda il direttore «oggi siamo in grado di dare lavoro ad ottanta persone, tra diretti e indiretti». Il dato più significativo riguarda il movimento merci che, rispetto a tre anni fa, è cresciuto del 95 per cento.
Un traguardo reso possibile dalla convenzione tra Sogeaal e Dhl, l’azienda leader in Europa nel settore del trasporto merci via cargo. L’accordo con la compagnia belga, stipulato lo scorso settembre, avrà una durata di cinque anni.
Ricordiamo che lo scorso anno è anche avvenuta la ricapitalizzazione della Sogeaal, che ha portato il suo capitale sociale da 200 milioni a 6 miliardi.
«Una fase delicatissima» ha spiegato il presidente Baldino «condotta a buon fine grazie alla collaborazione di tutti i soci pubblici che hanno creduto in questa intrapresa economica».
Il 2000, invece, è stato l’anno dei grandi progetti, finalizzati alla costruzione di un nuovo aeroporto, moderno e funzionale. Il progetto di ampliamento, presentato all’Ente di Aviazione civile alla fine del 1999 ed appaltato nel settembre del 2000, prevede una spesa di circa 40 miliardi, interamente concessi dal Cipe.
In poco più di sedici mesi (questi i tempi previsti per la realizzazione dell’opera) lo scalo di Fertilia cambierà profondamente immagine, passando dagli attuali 5.000 a 14.000 metri quadrati di superficie.
L’aerostazione del terzo millennio sorgerà accanto al vecchio corpo di fabbrica, ormai insufficiente a contenere il flusso di passeggeri in costante crescita, e ospiterà un vasto atrio con ventidue banchi check-in, le sale per gli arrivi e le partenze nazionali e internazionali. È prevista inoltre un’area riservata al ritiro dei bagagli, una per le operazioni di controllo e sicurezza, l’ufficio informazioni ed i distaccamenti di polizia e finanza.
Il progetto esecutivo prevede anche il rifacimento della viabilità esterna e dei piazzali. Raddoppieranno le aree di sosta per i pullman e le automobili, mentre lo scalo guadagnerà ben sedici parcheggi per velivoli in previsione di un sensibile aumento dei collegamenti da e per la città catalana.
L’odierno aeroporto, poi, adeguatamente ristrutturato, diventerà un’area commerciale dotata di tutti quei servizi che oggi sono presenti nei maggiori scali italiani ed europei: bar, ristoranti, negozi, ufficio postale e istituti di credito. A questo proposito sono già disponibili quattro miliardi, stanziati dalla Regione per l’ammodernamento delle infrastrutture.
L’obiettivo, a detta dei vertici della Sogeaal, è di superare il milione di passeggeri entro il 2010. Un traguardo possibile, considerato il trend positivo di crescita che lo scalo ha ottenuto dal 1995, anno in cui ha registrato appena 472 mila passeggeri, fino ad oggi che ne può contare circa 650 mila.
Molti interventi sono stati già realizzati per rendere più confortevole lo scalo nei mesi estivi: potenziamento dei carrelli portabagagli, inaugurazione della “sala amica” per i viaggiatori della business class, sistema informativo con un computer in grado di fornire notizie utili sulla città, collegato con gli alberghi della Riviera del Corallo.
Con tre miliardi e mezzo concessi dalla Regione è stato aumentato il coefficiente di sicurezza, eliminando la vegetazione spontanea ai lati delle piste ed i pericolosi avvallamenti del terreno. È poi operativa la pista che consente agli aerei di atterrare anche in caso di forte maestrale. Sedici i miliardi che spenderà l’Enav per migliorare il sistema di sicurezza aerea dell’aerostazione catalana.
A lavori conclusi, Fertilia potrà vantare uno scalo tecnologicamente avanzato, in linea con i più importanti d’Europa. Nel frattempo, per tutto il prossimo anno, il “vecchio” aeroporto continuerà a funzionare tra mille disagi, legati soprattutto alle dimensioni di una sala passeggeri nata per contenere 300 persone, quando in estate la media si aggira intorno alle 1.200.
Tra due anni di tutto questo dovrebbe restare solo il ricordo.
Olbia-Costa Smeralda. Malgrado i lavori in corso, che l’hanno trasformato in un immenso cantiere, il “Costa Smeralda” resta uno degli scali più frequentati d’Italia. Sotto il sole di luglio ed agosto, addirittura non teme confronti, con un movimento degli aerei della cosiddetta “aviazione generale” (per intenderci, i velivoli di sceicchi e nababbi di ogni parte del mondo) in continua crescita.
Il dato di oltre seimila voli privati nel ’99, con la certezza di un ulteriore incremento per l’anno che sta per finire, non può che far sorridere i vertici di Meridiana. Quindi, nell’attesa dell’aeroporto che sarà e dell’acquirente che verrà, la compagnia aerea sarda si gode il presente, anche se all’orizzonte si profilano nere nubi.
A cominciare dalla previsione, per il 2000, di una perdita operativa di 55 miliardi. Lo ha annunciato, a metà novembre, il presidente Franco Trivi nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali.
«Non si tratta – ha specificato il direttore commerciale, nonché responsabile delle relazioni esterne, Claudio Miorelli – di una previsione di bilancio, ma del saldo fra i costi sostenuti per effettuare i voli e i ricavi, che pure sono aumentati rispetto all’anno scorso».
La compagnia, appena un mese prima, infatti, aveva annunciato un incremento del 16 per cento dei passeggeri trasportati: oltre 2 milioni e 800 mila nei primi 9 mesi del 2000, circa 400 mila in più rispetto al ’99. È comunque possibile, ha sottolineato lo stesso Trivi, che a fine anno la perdita di bilancio risulti più contenuta: potrebbe aggirarsi intorno ai 35 miliardi.
Il risultato, secondo il management Meridiana, è dovuto a tre fattori: l’impennata del costo del petrolio, l’ascesa del dollaro e il regime di concorrenza fra i vettori. Caro-dollaro e caro-petrolio, ha rimarcato Miorelli, hanno causato una crisi generale del settore, come confermano le perdite annunciate di recente da Alitalia, Volare e Gandalf e l’annunciato taglio di personale da parte di Air Europe. Quanto alla concorrenza, «si è verificato in Sardegna ciò che altrove era successo alcuni anni fa. Tutti hanno abbassato i prezzi, e abbiamo dovuto farlo anche noi. Dopo la liberalizzazione delle rotte, nel ’92, avevamo calcolato che l’impatto negativo si sarebbe avuto fra il ’98 e il ’99. Invece è arrivato nel 2000, e con un effetto dirompente».
L’annunciata perdita, hanno fatto sapere i vertici della compagnia aerea, non avrà conseguenze sulla partecipazione alla gara internazionale. Meridiana, che insieme a VoIare ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del ministero dei Trasporti che dava attuazione alla continuità territoriale, resta in attesa di conoscere i termini della gara: «Non possiamo permetterci – ha precisato Miorelli – di perdere le tratte sarde, che costituiscono il 50 per cento del nostro business. E quanto al nostro ricorso al Tar, è la formalizzazione di una contestazione rivolta non contro il provvedimento sulla continuità, ma contro i parametri che essa indica: tutelare gli interessi dei sardi è lodevole, a patto che a rimetterci non sia la compagnia».
Il presidente Trivi ha anche annunciato un piano industriale, che sarà pronto a gennaio del 2001. Piano che ha suscitato le perplessità dei sindacati, che chiedono di essere coinvolti nella discussione e, soprattutto, che non ci siano attacchi all’occupazione ed agli stipendi.
Un aspetto di questo piano merita particolare attenzione, perché riguarda direttamente la gestione dell’aeroporto. Si tratta della previsione di accelerare il processo di trasferimento alla Geasar di tutte le attività di terra e la riapertura delle trattative per la nascita di un polo delle manutenzioni.
In sostanza, si cerca di premere sull’acceleratore per staccare completamente la compagnia di volo dai settori del movimento a terra e dalla direzione tecnica. Procedure di imbarco, accettazione, bagagli: tutto l’handling dovrebbe passare “gradualmente” alla Geasar, nata per questo e controllata da Meridiana all’80 per cento. Un passaggio obbligato: recenti norme impongono alle compagnie di volo di non fare “autoproduzione”, dunque a cedere le operazioni di terra alle società di gestione.
Della Geasar, la società di gestione del “Costa Smeralda”, si può dire che occupa di sicuro un posto in prima fila tra le realtà economiche di Olbia. E non per il fatturato (passato da 9 a 18 miliardi nell’ultimo anno), né per il numero di addetti (112, compreso il 65 per cento di stagionali), né per il capitale sociale (dai 200 milioni iniziali agli attuali 15 miliardi), quanto per la ricerca continua di un consolidamento aziendale, avviato sin dalla sua costituzione (1985).
Sono cambiate tante cose in questo lasso di tempo, non breve ma nemmeno lunghissimo, ed altre stanno per cambiare nel volgere di pochi mesi. Naturalmente, senza modificare di una virgola la filosofia di “Geasar”, che poi è quella di “Meridiana”. «Se l’aeroporto funziona bene – è la sintesi di Claudio Miorelli – va bene per tutti. Gli effetti positivi per i servizi e per il turismo del territorio non possono non essere avvertiti».
Per capire meglio il concetto, bastano due cifre: poco meno di un milione e duecentomila passeggeri e 2.642 tonnellate di merci nel solo ’99. E nel 2000 le cose sono andate ancora meglio.
A fronte di un aeroporto, costruito 25 anni fa, in funzione di un traffico passeggeri stimato intorno alle 600 mila unità, è facile dedurre la crescita di un’azienda che si è mossa, comunque, con piccoli e precisi passi. Gli investimenti hanno impedito, ma è stata una scelta, la ripartizione degli utili sino al ’98. E gli utili, nei bilanci “Geasar”, ci sono sempre stati, ogni anno. Chiamarlo fiore all’occhiello del gruppo “Meridiana”, non è dunque un’esagerazione.
Qualcuno, a Olbia, si rammarica del fatto che gli imprenditori locali non facciano parte della società. «Non capisco questo genere di lagnanza – precisa Ubaldo Trivellin, amministratore delegato, fresco pensionato di Meridiana –. Chi avesse voluto acquistare le azioni Geasar avrebbe potuto farlo. Al contrario di come si possa pensare, Meridiana non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi con un pacchetto che oggi sfiora l’80 per cento». Tra l’altro, la stessa amministrazione di Olbia non diede alcuna risposta quando l’allora “Alisarda” le offrì gratuitamente il 5% delle azioni per un ingresso nella società. Entrarono, invece, la Regione Sardegna e le Camere di Commercio di Sassari e Nuoro. «La maggioranza delle azioni in mano al settore pubblico era un requisito indispensabile per ottenere le concessioni – spiega Trivellin – ma ora non più».
Tempi ormai lontani e che, in ogni caso, non hanno fermato la crescita sostanziale dell’azienda. Nonostante l’ampliamento (oltre 40 mila metri quadrati) del piazzale per la sosta degli aerei, l’estate scorsa ci sono state delle difficoltà. Il ’99 ha visto anche diversi miglioramenti. Tra gli altri, l’installazione di un radar di avvicinamento per il controllo del traffico sino a 150 chilometri (costo: 4 miliardi) e l’impianto di radio assistenza, per atterraggi strumentali in casi di scarsa visibilità (3 miliardi). Nei prossimi mesi dovrebbero arrivare 50 miliardi per il rifacimento della torre di controllo.
Intanto, sono a buon punto i lavori di ampliamento, ristrutturazione e di riqualificazione dell’aerostazione e degli spazi aeroportuali. Una scommessa da 50 miliardi (finanziati da Stato, Regione e Comunità europea) che stravolgerà completamente la struttura, dalle strade di collegamento alle sale d’aspetto.
Guardare in prospettiva, ecco il significato di questa nuova operazione che si concluderà sul finire del 2001, stando ai tempi previsti nello studio del progetto. Un aeroporto per oltre due milioni di passeggeri che andrà bene per altri tre lustri.
Intanto, nel mese di luglio, per attenuare i disagi, è stato inaugurato il Terminal 2. Grandi vetrate, comode poltroncine, confortevole aria condizionata. C’è persino un simpatico distributore automatico di acqua fresca, nella seconda aerostazione dell’aeroporto Olbia-Costa Smeralda. Un’aerostazione bis provvisoria, riservata alle partenze, per diciotto aeroporti, dei passeggeri dei piccoli aerei (Bae-146, Dormier ed Atr) di dodici compagnie. Provvisoria perché destinata a diventare terminal pressocché privato, riservato agli equipaggi, quando, entro il dicembre del prossimo anno, sarà pronta, con triplicata capienza, la nuova aerostazione. Una soluzione obbligata, quella della Geasar, per ridurre i disagi dei passeggeri. I due lati terminali dello scalo centrale, infatti, sono diventati un grande cantiere, così come tutto lo spazio antistante e la zona destinata ai parcheggi.
A cotanto subbuglio, in uno scalo aereo che si accinge a battere l’ennesimo record storico relativamente al movimento degli aerei e dei passeggeri, occorreva porre rimedio. E così la società di gestione è intervenuta sull’ex terminal merci per trasformarlo in una modernissima e confortevole aerostazione.
La spesa complessiva per ristrutturare l’edificio, di 700 metri quadrati, è stata di 800 milioni di lire. Si è reso necessario demolire e rifare i controsoffitti e l’intero impianto elettrico, di illuminazione e di condizionamento, oltre che sistemare nuovi blocchi di servizi igienici. Già da marzo il servizio bagagli era stato trasferito in un nuovo edificio appositamente realizzato nella zona ovest dell’area aeroportuale. Ultimo intervento, il completo rifacimento del sistema di viabilità, per consentire una facile individuazione della nuova struttura.
Il Terminal 2 è provvisto di quattro banchi check-in con relativo impianto di nastri mobili per i bagagli e due uscite per l’imbarco, dove i passeggeri trovano ad attenderli gli autobus interpista. Del controllo bagagli, sia nell’aerostazione centrale che nel Terminal 2, si occupa il personale della Geasar, che ha partecipato ad uno specifico corso. Nei mesi di luglio ed agosto dal TerminaI 2 sono partiti non meno di mille passeggeri al giorno.
Ma le strategie future per il mercato prevedono, attraverso accurati studi di marketing, l’utilizzazione dell’aeroporto anche nei periodi di bassa stagione, con l’intento di promuovere il territorio in collaborazione con gli enti locali e regionali. E qui il discorso si incanala sui charter, per ora poco sfruttati.
Inoltre, con ulteriori miglioramenti, la Geasar vuole favorire l’attività di addestramento per vettori nazionali ed europei, sempre da proporre in bassa stagione.
Insomma, la sfida continua, senza alcuna sosta. Anche perché il traffico nei mesi invernali è talmente limitato che, a lungo andare, finirebbe per vanificare gli sforzi, che non sono solo finanziari.