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Editoriale

Un nuovo progetto per la continuità territoriale

Dal Savoia Marchetti alla tecnologia del jet

Monopolio o libera concorrenza?

Tre nuovi scali per il traffico del Duemila

Rinasce Fertilia, porta d'oro del turismo sardo

Faticoso decollo per Elmas Duemila

Costa Smeralda: un aeroporto di livello europeo

Nuove prospettive per lo scalo di Tortolì

Fenosu: uno scalo strategico per i collegamenti regionali

Un ponte d’aria sul Tirreno

Un progetto di rilancio per la portualità turistica

 

Monopolio o libera concorrenza?

 

di Gherardo Gherardini.

 

 

Maggio 2003: si conclude anche l’ultima battaglia per il controllo dei cieli sardi. La vince Air One. La rotta Cagliari-Milano, che il Tar del Lazio aveva riaperto alle altre compagnie aeree, resta in mano ad un solo vettore. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, bocciando in appello la sentenza del Tribunale amministrativo e sancendo che la vittoria di Air One nella gara per l’assegnazione delle rotte era legittima.

Il collegio giudicante, presieduto da Salvatore Giacchetti, accoglie il ricorso del ministero delle Infrastrutture e dell’Enac contro la sentenza del Tar del Lazio dell’agosto del 2002. In quell’occasione, i giudici amministrativi avevano deciso su undici appelli proposti in ordine sparso da Volare, Air One, Meridiana ed Alitalia. Quasi tutti respinti, qualcuno accolto ma senza grandi effetti. Tranne uno: il ricorso (accolto) di Volare contro l’aggiudicazione ad Air One della Cagliari-Milano. Per il Tar è illegittimo il punteggio attribuito all’offerta di Air One dalla Commissione che aveva deciso la gara. In particolare, perché il bando non aveva previsto in anticipo i criteri per l’attribuzione dei punteggi, fissati successivamente dalla Commissione stessa.

Per effetto della sentenza, Volare ritiene di aver vinto la gara sulla Cagliari-Milano, mentre l’Ente nazionale per l’aviazione civile attribuisce il collegamento ad Air One, ma senza esclusiva. Da qui la comparsa di Volareweb, con i biglietti in vendita su Internet per i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre di quest’anno.

Immediato il ricorso del Ministero e dell’Enac, convinti che la determinazione in anticipo dei criteri per i punteggi non fosse obbligatoria. È probabile che il Consiglio di Stato abbia dato loro ragione proprio su questo punto, ma lo si saprà solo leggendo la motivazione della sentenza del Consiglio di Stato, di cui, al momento, si conosce solo il dispositivo. Nel quale è scritto che viene accolto «il ricorso proposto dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dall’Enac» e, per effetto dell’accoglimento, «in parziale riforma dell’impugnata sentenza, si respinge il ricorso proposto in primo grado da Volare avverso l’aggiudicazione ad Air One della tratta Cagliari-Milano».

 

Il caso Bergamo-Orio al Serio

La sentenza farà molto discutere, anche perché, nei collegamenti tra la Sardegna e la Lombardia, il prossimo e più importante braccio di ferro, con tutta probabilità, potrebbe riguardare proprio i voli per l’aeroporto bergamasco di Orio al Serio. Un primo assaggio lo si è avuto nella scorsa estate con i voli programmati dalla società del Gruppo Volare dal primo giugno al 30 settembre. Una tratta, ricordiamo, che non è stata travolta dalla sentenza del Consiglio di Stato. «Dopo quella sentenza – ha dichiarato Lorenzo Lorenti, direttore vendite di Volare Group – l’Enac ci ha imposto di sospendere la vendita dei biglietti da e per Malpensa, che infatti è stata subito cancellata dal sito Volareweb.com. Ma non ha preteso la stessa cosa per i voli su Bergamo».

Eppure il sistema aeroportuale milanese comprende anche lo scalo di Orio al Serio. Secondo alcuni si tratta di un’appartenenza solo di carattere, per così dire, commerciale. Per altri, invece, si tratta di un legame più stretto, che si estenderebbe anche alle questioni della continuità territoriale. Il perché è presto detto: l’aeroporto lombardo, pur essendo in provincia di Bergamo, è molto vicino a Milano, anche più di Malpensa. Difficile che Air One sopporti la concorrenza di una compagnia che – a tariffe non troppo diverse, anzi a volte inferiori – consente ad un cagliaritano di arrivare a Milano nello stesso tempo e con la stessa facilità dei voli in regime di continuità territoriale.

Stando all’atteggiamento dell’Enac, sembra sia prevalsa, almeno mentre scriviamo, l’interpretazione sfavorevole ad Air One. Certo, ai sardi non dispiace una pluralità di voli e di concorrenza, ma il rispetto delle norme e dei contratti viaggia su un altro piano. Ecco perché non è da escludere una nuova battaglia legale da parte di Air One, che avendo l’esclusiva sulla rotta Cagliari-Milano mal gradisce concorrenti sull’aeroporto bergamasco.

Quando questo numero di “Sardegna industriale”sarà in edicola, la questione potrebbe non essere ancora stata trasformata in una nuova battaglia “aerea”. Ma, intanto, una è già in corso, sempre da parte di Air One.

 

Air One chiede risarcimenti per la continuità territoriale

La Compagnia aerea, che gestisce in regime di continuità territoriale le tratte da Alghero e Cagliari per Roma e Milano, ha presentato una richiesta di risarcimento di quasi 50 milioni di euro. Destinatario l’Ente nazionale per l’aviazione civile. La somma richiesta sarebbe il corrispettivo degli oneri aggiuntivi, non previsti quindi dal contratto, sostenuti per la gestione delle tratte dalla Sardegna per la penisola. L’Enac ha già richiesto alla Regione la nomina di un rappresentante che dovrà far parte del collegio arbitrale, cui sarà affidato l’incarico di esaminare la richiesta di Air One.

L’azione di risarcimento si fonda su alcune questioni generali, che riguardano l’intero servizio prestato in regime di continuità territoriale, e su aspetti più specifici relativi alle singole tratte. Fra i motivi di carattere generale che, secondo Air One, avrebbero modificato le condizioni di base del contratto, stanno l’imprevedibile calo del volume di traffico passeggeri determinato dall’attentato alle torri gemelle di New York; il ricorso a voli aggiuntivi in misura superiore a quella prevista nell’accordo che disciplina la gestione delle rotte in regime di continuità territoriale; infine, il difficile e lento avvio del servizio, determinato dall’infinita serie di ricorsi al Tar presentati dai vettori concorrenti, che per oltre un mese hanno costretto Air One ad operare al fianco dei precedenti gestori, cioè Alitalia e Meridiana, anziché in esclusiva. Tutto questo avrebbe comportato per la Compagnia aerea un sostanzioso minor introito rispetto alle previsioni della vigilia.

Air One aveva cominciato ad operare nel gennaio dello scorso anno, ma il passaggio al regime di esclusiva era slittato, in attesa del pronunciamento del Tar del Lazio. L’8 febbraio, infine, l’atteso via libera. Il direttore dell’Enac comunicava agli enti di gestione degli aeroporti di Roma, Milano, Alghero e Roma che, a partire dal giorno successivo, le tratte con l’imposizione degli oneri della continuità territoriale sarebbero state gestite in esclusiva da Air One.

Per Alitalia era la fine del sogno di riconquistare gli scali isolani, sui quali aveva operato in regime di quasi monopolio. Per Air One la fine di un incubo.

La decisione della Compagnia di presentare la richiesta di risarcimento all’Enac non è stata commentata dall’assessore regionale dei trasporti, Salvatore Amadu. Probabilmente, la comunicazione è arrivata anche ai suoi uffici, ma i numerosi impegni degli ultimi mesi, derivanti prima dall’approvazione della manovra finanziaria e poi dalla lunga crisi regionale, non gli hanno consentito di approfondire la questione. «Non ho nessuna informazione ufficiale su questa vicenda – ha precisato. So che Air One ha avuto da recriminare in passato per un imprevedibile aumento dei costi. L’ultimo caso che abbiamo affrontato è quello relativo all’introduzione della tassa sulla sicurezza, che incide per sei euro sul costo del biglietto e non è prevista dalla convenzione con la Regione. C’è stata anche una diffida dell’Enac e l’intera questione è stata rimessa all’esame del collegio arbitrale».

Sulla richiesta milionaria di Air One hanno preso posizione frattanto i consiglieri regionali sardisti Giacomo Sanna e Pasqualino Manca. «Fra le infinite lagnanze elencate in modo puntiglioso da Air One nella domanda di arbitrato – hanno scritto in un’interpellanza rivolta all’assessore Amadu – ce n’è una in particolare che rischia di aver ripercussioni negative sui sardi: il ricorso ad un numero di voli maggiore rispetto a quelli previsti nei bandi di gara e nelle apposite convenzioni». Air One ha quantificato, sulle tre tratte che gestisce (Alghero-Roma, Alghero-Milano, Cagliari-Milano), ben 849 voli in più, dei quali ha appunto richiesto il pagamento. In caso contrario, c’è il rischio che la Compagnia aerea si attenga rigidamente ai voli previsti dal bando, lasciando così a terra migliaia di passeggeri, soprattutto nel periodo estivo».

Un’eventualità che preoccupa i consiglieri sardisti, che nell’interpellanza chiedono all’Assessore ai trasporti di intervenire con urgenza perché sia salvaguardata la reale domanda di trasporto aereo da e per la Sardegna. «I dati citati da Air One – sostengono i consiglieri sardisti – stanno a dimostrare che c’è stata una sottostima in sede di predisposizione dei bandi di gara, a cui occorre porre rimedio con una idonea correzione. Solo per i maggiori costi sostenuti per i voli aggiuntivi la compagnia ha chiesto un risarcimento di quasi 6 milioni di euro. Una richiesta cui potrebbero accodarsi anche Meridiana ed Alitalia, cui è stata più volte richiesta l’esecuzione di un maggior numero di voli».

Effettivamente, nella memoria indirizzata all’Ente nazionale per l’aviazione civile, Air One ha fatto un elenco impressionante delle disfunzioni che hanno caratterizzato fino a quel momento la gestione delle rotte della continuità territoriale. Per esempio, il ritardo con cui il servizio è stato attivato e che ha indotto Air One a cautelarsi chiedendo che la scadenza del contratto, prevista per il 31 dicembre di quest’anno, venga prorogata a tutto il 2004.

«Tutte le previsione sono saltate – ha detto il presidente di Air One, Carlo Toto –. Basti pensare che il numero dei passeggeri aventi diritto alla tariffa agevolata era quantificato, nel bando, nel 45 per cento del totale, invece la percentuale reale ha superato il 70 per cento». Un’altra lagnanza di Air One riguarda il “pacco” che ha dovuto imbarcare all’atto dell’accordo per la continuità territoriale: cedendo alle pressioni sindacali e ministeriali, ha infatti dovuto assumere tutto il personale che operava con le altre compagnie, riconoscendo fra l’altro emolumenti più alti rispetto agli standard aziendali. Da quel momento, sempre secondo Air One, i Boeing 737 hanno cominciato a viaggiare carichi di debiti.

 

Continuità contestata

Ma non è solo Air One a manifestare insoddisfazione per l’attuale regime di continuità territoriale. Diventa infatti ogni giorno più vasto il fronte delle critiche contro il sistema di monopolio che caratterizza i collegamenti aerei tra la Sardegna e gli scali di Roma e Milano. Le proteste sempre più diffuse degli emigrati e delle associazioni di tutela dei consumatori, la netta contrapposizione di parte del sindacato e della maggioranza delle compagnie, costituiscono fatti inoppugnabili che non possono essere ignorati e che, forse, si sono insinuati anche nelle certezze dei più convinti assertori della bontà del sistema sardo.

Lo stesso presidente della Giunta allora in carica, Mauro Pili, l’estate scorsa aveva difeso a spada tratta la scelta del monopolio, definendola come l’unico rimedio ad un possibile “accordo” tra le compagnie aeree, accordo suscettibile di portare ad un aumento delle tariffe nei collegamenti con il Continente. Ma pochi mesi dopo, durante la cerimonia di inaugurazione della rinnovata aerostazione di Olbia-Costa Smeralda, l’assessore regionale dei Trasporti, Tore Amadu, non aveva escluso che, in sede di rinnovo della convenzione, e cioè dopo il dicembre del 2003, la Regione potesse decidere di abbandonare il monopolio.

Effettivamente, con il regime di “gestore unico” il passeggero non ha la possibilità di scelta, in caso di sciopero rimane a terra e subisce tutti i condizionamenti derivanti dall’avere di fronte un unico interlocutore. E, poi, occorre vedere il problema anche dalla parte di chi vorrebbe venire in Sardegna per trascorrervi un periodo di vacanza. A parere di alcuni tecnici del settore, le tratte “bloccate” su un unico gestore, con conseguente assenza di un ventaglio di scelta sulle tariffe, potrebbero essere alla base anche del decremento negli arrivi dei turisti, di recente registrato e pubblicato a cura della Confesercenti.

Del resto, non è una novità che i sardi gradiscano poco l’imposizione di una scelta obbligata per raggiungere via aereo la penisola. Un sondaggio effettuato dalla Makno e pubblicato sul quotidiano L’Unione Sarda ha rivelato che il 59% del campione intervistato si diceva “per niente d’accordo” sull’assegnazione delle tratte aeree in esclusiva; il 21% “poco d’accordo”, mentre appena il 5% era “molto d’accordo” ed il 4% “abbastanza d’accordo”. Secondo lo stesso sondaggio erano il 76% coloro che avevano giudicato “giusto” il principio di tariffe scontate per i sardi residenti ed emigrati, e addirittura il 79% favorevoli all’estensione della continuità territoriale ad altre tratte.

Proprio la rigidità dell’individuazione dei soli collegamenti con Roma e Milano e la scelta di riservare gli sconti ai soli nati nell’isola, costituiscono gli altri motivi di “debolezza” del decreto che ha istituito la continuità territoriale aerea. Appare, infatti, discriminatorio lasciar fuori dalla possibilità di accedere a tariffe scontate i sardi che risiedono in città diverse da Roma o Milano, così come costringere i figli o i nipoti degli emigrati a pagare tariffe intere per venire nella terra dei loro padri.

Il problema, come ha efficacemente rilevato una recente indagine, è che la continuità ha fatto aumentare il numero dei passeggeri sulle tratte tra la Sardegna e Roma e Milano, ma ha anche causato la “scomparsa” di numerosi voli. Nell’agosto del 2001, chi voleva viaggiare tra gli scali isolani e quelli romani e milanesi aveva a disposizione 53 aerei; nello stesso mese del 2002 la scelta si è ridotta a 47 voli. Insomma, sembra che l’unico beneficio che la continuità territoriale abbia portato (oltre naturalmente alla diminuzione delle tariffe) sia stato l’aumento del coefficiente di riempimento dei voli, passato all’85%. Con un numero così alto di passeggeri per ogni traversata – ebbe modo di dire Renato Arba, predecessore di Luciano Ticca alla guida della Sogaer, la società che gestisce lo scalo di Elmas – diventa un’impresa riuscire ad imbarcarli su altri aerei in caso di volo cancellato per un guasto tecnico».

Una richiesta, quella di modifica della convenzione per superare il regime di monopolio dei cieli, che sembra “trasversale” agli schieramenti politici: si va da Alleanza nazionale (col deputato Carmelo Porcu) ai Democratici di sinistra (con un altro deputato, Francesco Carboni). Anche l’ex presidente della Regione, Federico Palomba, leader del movimento “Rinascimento sardo”, ha denunciato «l’ulteriore mortificante danno economico inflitto ai sardi con l’applicazione di un nuovo balzello da parte di Air One» e criticato «il silenzio glaciale del presidente Pili». «Tutta la gestione della continuità territoriale – ha sostenuto Palomba – è significativa di quanto la Regione, e con essa tutti i sardi, abbiano perso prestigio e dignità. La realtà desolante è che non contiamo più né a Bruxelles né, soprattutto, a Roma, sebbene si parli di governo amico».

Il capogruppo dei Riformatori Sardi in Consiglio regionale, Pierpaolo Vargiu, ha scritto al presidente Efisio Serrenti, chiedendo il suo immediato intervento per garantire anche ai sardi emigrati in Italia ed all’estero il pieno riconoscimento del diritto a raggiungere l’isola con le tariffe della continuità territoriale. «Non è possibile – si legge nella lettera di Vargiu – continuare a sostenere che il mondo dell’emigrazione rappresenta un valore aggiunto per la crescita economica e sociale della nostra terra se non si creano tutte le condizioni per favorire gli scambi tra tutti i sardi, anche garantendo il loro diritto e la possibilità di fare rientro nell’isola».

Anche l’Upiesse, con Nando Ceruso, e la Fasi, con Filippo Soggiu, hanno preso posizione sulla questione della continuità territoriale, sollecitando il Presidente della Giunta regionale ad un «autorevole intervento affinché sia rispettata la legge regionale n. 7 del 1991, la quale assicura parità di diritti anche ai sardi che vivono fuori dai confini regionali». I rappresentanti degli emigrati hanno chiesto che siano fatte le opportune verifiche sull’applicazione corretta degli accordi che regolano la continuità territoriale. «La continuità – hanno rilevato – dovrebbe favorire il congiungimento dei sardi, ovunque residenti, con tariffe agevolate e ricadute positive sull’economia e sullo sviluppo della Sardegna. Niente di più falso, se si considera che i 300 mila sardi che vivono nei paesi europei ne sono esclusi, come lo sono gli altri 300 mila che vivono e lavorano fuori dai confini regionali, ma comunque entro quelli nazionali».

Anche gli emigrati nel continente, infatti, individuano nell’assegnazione delle tratte in esclusiva un limite della legge. Particolarmente agguerrito il circolo S’Aligusta di Bergamo, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei nostri emigrati. Il presidente del Circolo, Mario Pomesano, si batte da tempo perché anche l’aeroporto di Orio al Serio venga inserito nei collegamenti soggetti alla continuità, ed a sostegno della sua tesi porta una serie di dati che documentano il calo delle presenze di turisti bergamaschi (ma anche cremonesi, bresciani e lecchesi) in Sardegna, nonché la sensibile diminuzione dell’interscambio commerciale tra le due zone, da quando è stato soppresso il collegamento Cagliari-Bergamo.

Qualcosa di interessante sul tema legato alla continuità territoriale lo ha detto anche Claudio Miorelli, già manager della compagnia dell’Aga Khan: «Il monopolio è l’aspetto negativo della vicenda, ma obiettivamente è impossibile pensare di modificare la situazione prima della scadenza della convenzione. È, quindi, importante che la parte politica si adoperi fin d’ora per essere pronti con il nuovo sistema, che potrebbe essere facilmente realizzato fissando le tariffe per i residenti ed obbligando i vettori interessati ad operare su tali rotte a garantire una capacità minima». Per Miorelli, poi, l’applicazione attuale del decreto sulla continuità finisce per disincentivare il turismo, perché «proporre un’unica tariffa fissa per tutto l’anno e del tutto avulsa dalle logiche di mercato non funziona. Per ridurre l’impatto negativo di questa rigidità abbiamo introdotto per i non residenti tariffe inferiori a quelle imposte dalla continuità». Infine, in attesa dei dati di quest’anno, Miorelli ha anche calcolato il decremento di passeggeri sulle due rotte tra Olbia con Roma e Milano nei mesi di giugno e luglio del 2002, rispetto allo stesso periodo del 2001. «Certamente non sarà solo colpa della continuità territoriale – ha osservato – se i flussi turistici attesi non si sono concretizzati, ma si può certamente affermare che la continuità non ha aiutato».

Una continuità, lo ricordiamo ancora, in vigore sulle rotte Cagliari-Roma e Cagliari-Milano, Alghero-Roma e Alghero-Milano, Olbia-Roma ed Olbia-Milano. Il numero dei voli giornalieri varia da rotta a rotta ed a seconda della stagione. In seguito alla gara tra i vettori, Air One si è aggiudicata le rotte Cagliari-Milano, Alghero-Roma ed Alghero-Milano; Meridiana gestisce i voli da Olbia per Roma e Milano; Alitalia quelli tra Cagliari e Roma. Su tutti i voli dall’isola per Roma la tariffa agevolata per i residenti (sola andata) è di 33,98 euro. Per Milano, dagli stessi scali, è di 42,55 euro. La cifra non comprende le tasse aeroportuali ed i 6 euro applicati dalle compagnie dopo l’11 settembre 2001.

 

Verso una modifica delle regole della continuità

Che il sistema adottato presenti dei punti deboli lo ha riconosciuto lo stesso assessore regionale ai Trasporti, Salvatore Amadu, il quale ha annunciato che la Regione ha allo studio una serie di ipotesi e sta lavorando intorno ad un “modello sardo” che, partendo dall’esperienza accumulata in questo periodo e dai modelli applicati in altre nazioni, corregga ciò che non funziona e migliori in generale le condizioni di mobilità della popolazione sarda.

Lo ha spiegato alla fine di novembre dello scorso anno, nel corso di una audizione della commissione Trasporti del Consiglio regionale. «Le modalità di applicazione della continuità territoriale in Sardegna – ha detto – pur con alcuni evidenti difetti, hanno avuto il merito di “spezzare” una situazione esistente, ridurre le tariffe ed accumulare una notevole esperienza, che ha consentito di elaborare nuove proposte tese al miglioramento complessivo dei servizi». L’Assessore ha illustrato la situazione da lui “ereditata”, nella quale la Regione era tagliata fuori sia dalla predisposizione del bando per l’assegnazione delle tratte, sia dalle norme contrattuali stipulate tra l’Enac e le compagnie aeree. Amadu ha anche sottolineato le difficoltà in cui si trova la delegazione regionale al tavolo paritetico con l’Enac, dove si decide solo l’adeguamento dei costi secondo le basi Istat, mentre le decisioni fondamentali vengono assunte tra l’Enac ed il ministero dei Trasporti. L’Assessore ha concluso osservando che, in ogni caso, il regime di continuità non potrà essere modificato fino al 2004 «per evitare altri ricorsi al Tar».

Che la continuità territoriale sia un diritto acquisito solo a metà lo afferma anche un’interpellanza presentata da una ventina di consiglieri regionali del centrodestra. Sulle rotte per Roma e Milano i passeggeri che decidono di non partire e chiedono il rimborso del biglietto, sono costretti – ha scritto Cesare Corda, primo firmatario – a pagare una penale, come avviene per quelli emessi a tariffe superscontate. Con tutte le compagnie, ad eccezione di Alitalia, che ha fatto marcia indietro, prendere un volo diverso da quello per il quale era stata fatta la prenotazione, se si vuol partire o ritornare in Sardegna, si devono pagare penali inaccettabili.

Ricordato che la continuità territoriale è resa possibile da una legge dello Stato, che paga alle compagnie aeree decine di milioni di euro, e dal contributo dato anche dalla Regione Sardegna, i firmatari dell’interpellanza hanno rilevato che il biglietto rilasciato ai passeggeri residenti che volano sulle rotte coperte dalla legge deve essere considerato a tariffa piena e quindi godere delle stesse condizioni: possibilità di prendere voli diversi anche per altre destinazioni e rimborso del prezzo senza nessuna penale.

Anche i leaders sindacali Pino Marras (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Gino Mereu (Uil), pur d’accordo sul fatto che la continuità territoriale rappresenti una conquista storica per la collettività sarda, rilevano l’inadeguatezza dell’attuale sistema e ritengono indispensabile aumentare il numero delle tratte protette. Non senza qualche accento polemico. «Quando avevamo detto le stesse cose all’ex presidente della Giunta, Mario Floris, siamo stati guardati come marziani» ricorda Marras. «Ci hanno detto che volevamo ostacolare la continuità territoriale. Ora siamo contenti che intervengano anche le forze politiche di centrodestra. Era paradossale che i paladini del liberismo si schierassero a favore del monopolio». Secondo il leader della Cgil, in Sardegna sono stati fatti due errori madornali: «Innanzitutto non salvaguardare tutte le rotte. Molte sono state soppresse o ridimensionate, basti pensare a Torino, Palermo e Napoli. Inoltre, è peggiorata la qualità del servizio offerto dalle compagnie, che oggi gestiscono le tratte garantendo il minimo previsto dalle convenzioni. Insomma, prima la Sardegna era perfettamente integrata nella rete europea, mentre oggi non lo è più». Quanto alle soluzioni, pur non parlando esplicitamente di “modello corso”, Marras spiega che «la Cgil ha sempre auspicato un sistema di rimborsi ai vettori in relazione ai biglietti emessi a tariffe agevolate».

Per il segretario regionale della Cisl, Mario Medde, «un sistema come quello adottato in Corsica ripristinerebbe la competitività tra i vettori, dando più garanzie agli utenti. Inoltre – aggiunge – il nuovo modello consentirebbe di estendere la continuità territoriale agli altri collegamenti con la penisola e di risolvere il problema della continuità del trasporto merci». Il segretario della Cisl mette comunque in guardia da un pericolo: «Cercare di migliorare la continuità territoriale non deve far dimenticare di salvaguardare il grande risultato ottenuto sinora. L’esperienza precedente non deve essere azzerata».

Gino Mereu, leader della Uil, è convinto che la soluzione prospettata possa essere funzionale per la realtà sarda. «Guardiamo con interesse a questa soluzione, ma chiediamo di confrontarci tecnicamente con la Giunta sulle ipotesi di modifica della continuità territoriale. Il sistema monopolistico – conclude – non può reggere in futuro e garantire tariffe agevolate ai passeggeri ed alle merci: prima o poi cadrà».

Dopo tante sollecitazioni, alle quali non è certo rimasta indifferente, ma anche a seguito di una obiettiva ed approfondita riconsiderazione del sistema in vigore, la Giunta regionale ha elaborato un nuovo progetto di continuità, presentato alla fine del mese di febbraio di quest’anno. Il piano, che partirà (sempre che ci sia il via libera del Governo) nel gennaio del 2004, prevede collegamenti anche con Torino, Bologna (o Pisa), Verona (o Venezia) e Napoli (o Bari), ma anche la rottura del monopolio dei voli: chi vincerà la gara questa volta avrà diritto solo ai contributi statali, ma non all’esclusiva per il triennio di validità della convenzione, come accade adesso. Questo significa che ogni rotta soggetta a continuità territoriale sarà aperta anche ad altre compagnie che, per rendere concorrenziale il loro volo, dovranno ovviamente fare gli stessi prezzi dei vincitori della gara.

Quanto alle tariffe, dovrebbero ricalcare quelle attualmente in vigore: dunque, non più di cento euro (andata e ritorno, tasse incluse) per gli aeroporti del Centro-Sud e 130 per quelli del Nord. Insomma, sulle tratte a prezzi scontati potranno volare tutte le compagnie aeree che lo vorranno e che, per assicurarsi una fetta di clienti, dovranno non solo fare prezzi bassi, ma anche puntare sulla qualità del servizio a bordo. In questo modo, le società vincitrici non faranno più il bello e il cattivo tempo.

Come detto, la nuova continuità dovrebbe partire non prima del gennaio prossimo, dato che la convenzione attualmente in vigore scadrà il 31 dicembre. E la Regione si sta già preparando: entro quella data tutto dovrà essere pronto. Il nuovo piano dovrà essere preventivamente contrattato col Governo, che dovrà dare il via libera e procedere prima all’imposizione dell’onere di servizio pubblico e poi, se nessuna compagnia accetterà, bandire la gara.

Ma il vero problema da affrontare rimane quello dei finanziamenti. Con un emendamento alla Finanziaria nazionale la continuità è stata estesa anche a Sicilia, Puglia e Liguria, per cui la Sardegna dovrà dividere i fondi a disposizione (35 milioni di euro) anche con queste Regioni. Secondo alcuni calcoli, all’isola mancheranno tra i 10 ed i 15 milioni di euro, che la Regione conta comunque di recuperare con una trattativa con il Governo.

Commenti favorevoli sono arrivati da numerose parti, dopo l’annuncio dell’assessore Amadu. Primi fra tutti, gli emigrati e le loro associazioni. In particolare, quelli della Lombardia e del Piemonte. Delle sollecitazioni per l’inserimento dell’aeroporto di Bergamo abbiamo già detto, quindi vale ora la pena di citare le proteste dei “piemontesi”. La mancata considerazione dell’aeroporto di Torino, capoluogo di una regione dove sono stimati cinquantamila capifamiglia sardi, era stata accolta come un vero e proprio affronto. La causa dei sardo-piemontesi è stata portata avanti dai numerosi circoli degli emigrati ed è stata perfino perorata dalla Regione Piemonte, che ne ha fatto oggetto di discussione anche in Consiglio regionale.

Particolarmente soddisfatto dell’ipotesi di allargamento, Antonio Loddo, presidente del circolo “Sant’Efisio” di Torino, che aveva più volte sollecitato le compagnie ad applicare tariffe scontate anche per il capoluogo piemontese. «Era ora che le nostre ragioni fossero prese in considerazione – ha detto. Finalmente inizieremo a sentirci alla stregua degli emigrati lombardi e laziali». Nonostante l’entusiasmo per la conquista, che sembrerebbe raggiunta (il condizionale è d’obbligo, in questi casi) rimane ancora un problema da risolvere: l’applicazione delle tariffe scontate anche ai coniugi ed ai figli degli emigrati. Una richiesta che l’allora presidente della Regione, Mauro Pili, promise di accogliere nel nuovo bando. Promessa ribadita dall’assessore regionale dei Trasporti, Amadu, confermato anche nella giunta guidata dal nuovo presidente, Italo Masala.

 

La continuità territoriale per le merci

L’altra colonna portante del piano della Giunta riguarda la continuità territoriale per le merci. La Sardegna metterà a disposizione 7 milioni e mezzo di euro, che si aggiungeranno ai 15 milioni già stanziati dalla Finanziaria del 2001. Il meccanismo sarà simile a quello gia sperimentato per gli aerei: il Governo imporrà l’onere di servizio pubblico alle società interessate (Ferrovie dello Stato ed aziende di autotrasporto). Se nessuno accetterà, sarà bandita la gara: chi offrirà la tariffa più bassa vincerà, aggiudicandosi un sostanzioso sconto fiscale, in termini di credito d’imposta.

Piccola curiosità: fino ad oggi la continuità territoriale per le merci non è potuta partire perché la Regione non ha ancora provveduto a cofinanziare l’intervento inserito nella Finanziaria del 2001. È comunque prevedibile che, fra pochi mesi, le aziende sarde potranno far viaggiare le loro merci dimezzando il costo del trasporto.

Il provvedimento (una proposta di decreto di attuazione della normativa riguardante la continuità territoriale) è stato illustrato, pochi mesi orsono, nel corso di una conferenza stampa, dall’allora presidente della Giunta, Pili, dall’assessore regionale ai trasporti, Amadu, dall’assessore regionale all’industria, Giorgio La Spisa e dai vertici regionali della Sfirs, la finanziaria regionale di sviluppo. Il testo prevede un contributo fino al 50% sui costi per il trasporto più economico, calcolati sulle tariffe in vigore alla data del 1° gennaio 2003, sia per il trasporto via mare che per quello aereo. La proposta è stata inviata al ministero dell’Economia ed è stato contestualmente avviato un tavolo di concertazione con gli imprenditori sardi.

Nel dettaglio, la proposta prevede un contributo sulle spese di trasporto dei semilavorati e dei prodotti finiti, provenienti dalle piccole e medie imprese estrattive e di trasformazione sarde, destinati al territorio comunitario, attraverso un Fondo speciale gestito dalla Sfirs in regime di contabilità separata. «L’obiettivo – ha spiegato Alberto Meconcelli, presidente della Finanziaria – è favorire, per le imprese sarde, pari condizioni di competitività rispetto a quelle che operano nel restante territorio comunitario, eliminando in parte gli svantaggi derivanti dall’insularità. La Sfirs, dopo aver ricevuto dalla Giunta l’incarico di predisporre la bozza ed essersi confrontata anche con i rappresentanti degli industriali, ha proposto una soluzione che ritiene accoglibile dall’Unione europea». Secondo il progetto della Giunta, le risorse saranno trasferite direttamente dal ministero del Tesoro alla Sfirs, evitando altre lungaggini burocratiche.

Soddisfatta, sia pure con cautela, la Confindustria regionale, che da tempo attendeva questo decreto, denunciandone con vigore la mancata emanazione. «Sono a disposizione circa 30 milioni di euro delle passate annualità – evidenzia Riccardo Devoto, leader degli imprenditori isolani – ai quali dovrebbero aggiungersene altri 15 per quest’anno. Attendiamo adesso il passaggio, scontato, presso il ministero dell’Economia e, soprattutto, quello di Bruxelles. Se, infatti, la Commissione europea accetterà un aiuto alle nostre imprese per poter ridurre una parte delle mille diseconomie che tuttora scontano, ci verrà implicitamente riconosciuto il principio sancito nel trattato di Amsterdam, che dovrebbe garantire alle regioni insulari corsie privilegiate nel vasto mondo dei sostegni comunitari». Devoto non lo dice, ma le risorse disponibili potrebbero non essere sufficienti neppure per coprire le richieste nei primi mesi di attuazione del decreto.

Ma c’è un altro importante aspetto che viene accolto con favore, soprattutto dopo la continua serie di ricorsi e controricorsi sull’esito della gara per le rotte aeree per i passeggeri da e per l’isola. «Questa agevolazione – spiega Marco Tarantola, direttore dell’Assoindustria di Sassari – viene invece riconosciuta direttamente alle imprese e non ai vettori, lasciando libera la concorrenza e senza aggiungere un nuovo monopolio».

Fin qui le idee ed i progetti. Ma c’è chi sostiene che sono ben lungi dall’avverarsi, come hanno fatto i consiglieri regionali dei Democratici di sinistra, che in un’interpellanza al Presidente dalla Giunta hanno denunciato che «non risultano stanziate, nel bilancio regionale, le risorse per sostenere eventuali maggiori oneri che possano derivare dall’estensione delle rotte verso altri aeroporti, oltre Roma e Milano, né si conoscono ancora le proposte ufficiali dell’esecutivo regionale su come intenda procedere in futuro». In particolare, gli esponenti Ds hanno manifestato grande preoccupazione per la mancata iniziativa della Giunta su un tema vitale per lo sviluppo economico dell’isola. A maggior ragione se si considera che il biennio scadrà fra la fine di dicembre e la metà del prossimo gennaio. A questo punto, hanno argomentato gli interpellanti, indire una nuova gara è impensabile, perché la procedura richiede tempi tecnici molto lunghi. La tendenza sembra allora quella di andare ad una proroga di 12 mesi, in attesa del nuovo bando.

Proprio questo aspetto ha innescato la reazione allarmata dei consiglieri regionali diessini, che hanno denunciato «i gravi ritardi della Giunta» e le ricadute negative che questi avranno sui cittadini e le imprese. «I Democratici di sinistra – hanno scritto – chiedono di sapere quali correttivi intenda applicare la Giunta per confermare e migliorare l’applicazione della legge sulla continuità territoriale aerea, visto che a pochi mesi dalla scadenza del biennio non si intravede alcuna iniziativa».

Ma non è ancora tutto. Infatti, con l’ultima Finanziaria il Governo nazionale ha di fatto ridotto le risorse, prevedendo che la somma di 70 miliardi di vecchie lire, stanziata in origine solo per la Sardegna, possa essere impiegata anche per altri nove aeroporti sul territorio nazionale. Per la precisione, Albenga, Cuneo, Taranto, Trapani, Crotone, Bolzano, Aosta, Pantelleria e Lampedusa.

«Ben venga l’estensione della continuità territoriale anche ad altre Regioni – ha commentato il consigliere regionale Cicitto Morittu – a patto che i fondi siano adeguati, altrimenti i sardi rischiano di subire l’ennesima beffa».

La verità, tirando le somme, è che il regime in atto non è stato in grado di assicurare pienamente i servizi che ci si attendeva. E non è neppure capace di rispettare o far rispettare l’accordo sindacale sulle garanzie dei collegamenti con le isole in caso di sciopero. Chi ne soffre di più, certamente, è la Sardegna, posto che l’altra grande isola italiana è collegata col continente da più compagnie aeree, in regime di libera concorrenza.