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Editoriale

Un nuovo progetto per la continuità territoriale

Dal Savoia Marchetti alla tecnologia del jet

Monopolio o libera concorrenza?

Tre nuovi scali per il traffico del Duemila

Rinasce Fertilia, porta d'oro del turismo sardo

Faticoso decollo per Elmas Duemila

Costa Smeralda: un aeroporto di livello europeo

Nuove prospettive per lo scalo di Tortolì

Fenosu: uno scalo strategico per i collegamenti regionali

Un ponte d’aria sul Tirreno

Un progetto di rilancio per la portualità turistica

 

Rinasce Fertilia, porta d'oro del turismo sardo

 

di Gherado Gherardini

 

L’aeroporto, come la maggior parte degli aeroporti italiani oggi aperti al traffico civile, è sorto come struttura squisitamente militare. La scelta stessa del sito, ubicato nella parte occidentale della Nurra algherese, a ridosso del monte Doglia e del monte Zirra, denuncia l’esigenza di proteggere, utilizzando le caratteristiche orografiche della zona, un lato dell’obiettivo militare, lasciando agli uomini il compito di provvedere per il resto.

L’aeroporto fu pensato e voluto da un illustre sardo, il generale di squadra aerea Pietro Pinna Parpaglia, di Pozzomaggiore, che fu comandante dell’aeronautica militare in Africa orientale e dopo la guerra direttore generale dell’Aviazione civile, che allora era inserita nel ministero della Difesa- Aeronautica. Egli intuì l’importanza che l’aeroporto avrebbe assunto anche per il traffico aereo civile, in ciò confortato dal fatto che, mentre si provvedeva alla sua costruzione, venivano già effettuati regolari collegamenti civili di linea, con idrovolanti, tra l’idroscalo del Lido di Ostia e Porto Conte.

Comunque, sull’aeroporto, fino al 1947, si svolse esclusivamente attività militare. Da quell’anno, a seguito del parziale superamento di alcune pesanti limitazioni imposte dal trattato di pace e con l’emanazione di illuminate disposizioni normative, ebbe inizio il rapido sviluppo del trasporto aereo civile, che interessò, naturalmente, anche lo scalo algherese, tanto che venne dichiarato “aeroporto militare aperto al traffico civile”. Iniziarono da allora collegamenti più o meno regolari con il continente italiano e successivamente con il resto d’Europa.

Non c’è dubbio che se negli anni sessanta Alghero venne definita la “porta d’oro” del turismo sardo, ciò fu dovuto all’esistenza dell’infrastruttura aeroportuale, anche se i servizi di ricezione dei passeggeri avevano caratteristiche che potremmo definire pionieristiche. Molti utenti, non più giovanissimi, ricorderanno che agli inizi dell’attività civile i passeggeri in arrivo e partenza erano accolti nel lato ovest dell’aeroporto, dove aveva sede il comando aeroportuale dell’aeronautica militare, mentre soltanto nel 1961 all’attività civile venne destinato l’hangar S100 (la serie S100 delle aviorimesse è rimasta famosa nell’ambiente aeronautico per la validità delle sue strutture) con le relative appendici sud e nord in muratura.

Soltanto lo spirito di adattamento degli italiani in generale e dei sardi in particolare ha potuto consentire di pazientare fino al settembre del 1971, data dell’inaugurazione della “vera” aerostazione passeggeri, progettata dall’architetto Simon Mossa (scomparso poco prima), coadiuvato dal suo allievo architetto Gianfranco Marras.

Vale anche la pena di ricordare che quella di Alghero fu la prima aerostazione realizzata dal ministero dei Trasporti e dell’Aviazione civile, presso il quale fu istituito nel 1963 l’Ispettorato dell’aviazione civile, che assunse le competenze in materia di trasporto aereo, fino ad allora esercitate dall’Aeronautica militare.

Ed è proprio negli anni settanta che lo scalo algherese, come la maggior parte di quelli del resto d’Italia, assunse l’attuale configurazione.

 

La nuova aerostazione

La scritta “Aeroporto di Alghero-Riviera del Corallo” (anche se la corretta dizione per lo scalo catalano è sempre “Aeroporto di Alghero-Fertilia”) è il biglietto da visita per chi arriva oggi nella nuova aerostazione, inaugurata il 24 maggio dal ministro dell’Interno, Beppe Pisanu, insieme a Pietro Lunardi, titolare del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un’inaugurazione che è stata per certi versi un evento quasi mondano, che ha richiamato qualche centinaio di politici di ogni estrazione tra sindaci, deputati e senatori, oltre a numerose autorità religiose e civili.

Una festa organizzata dalla società di gestione dell’aeroporto (la Sogeaal), nella quale non sono mancati né il suono degli ottoni della banda musicale, né i costumi sardi, né la calda voce della cantante Franca Masu. E neppure i “manicaretti tipici”, richiamati dallo stesso ministro Pisanu.

Il progetto del nuovo aeroporto era stato presentato nel 1996 dall’allora presidente della Società di gestione, Franco Salis, ed a trovare i primi 15 miliardi di lire era stato l’assessore regionale ai trasporti dell’epoca, Giacomo Sanna, attraverso il ministro Burlando. Due anni fa si è cominciato a costruire, su un progetto studiato dalla Sea (aeroporti Milano) e che alla Sogeaal è costato poco o nulla.

I lavori (40 miliardi di vecchie lire) sono stati realizzati dal Consorzio cooperative costruzioni di Bologna, che si è aggiudicato l’appalto con un ribasso del 20% rispetto alla base d’asta. Un gruppo di aziende che aveva già lavorato per l’ampliamento di Fiumicino e delle basi militari di Aviano e Pisa, per conto del Governo americano, e che quindi offriva ampie garanzie di qualità nel settore delle infrastrutture aeroportuali.

Lo studio di impatto ambientale è stato affidato alla società Battel, che ha quasi subito proceduto ai test sull’inquinamento acustico, da cui risulta che l’aeroporto di Fertilia è uno dei meno rumorosi sul territorio nazionale. Un dato fondamentale per la Sogeaal, che ha sempre fondato la sua politica di sviluppo sull’incremento dei voli charter, che più rispondono alla vocazione turistica del nord Sardegna e che viaggiano durante le ore notturne.

Dopo 500 giorni di lavoro, e con un solo mese di ritardo rispetto ai tempi previsti nel capitolato d’appalto, è stato dunque aperto il terminale del terzo millennio: 70 mila metri cubi di vetro e cemento, 9 mila metri quadrati di superficie coperta sviluppati su due livelli. Al piano terra le hall, le aree arrivi e partenze e la zona ritiro bagagli, mentre al piano superiore sono presenti 38 uffici riservati alle compagnie aeree, agli enti di Stato ed alla Sogeaal.

L’area check-in dispone di 18 postazioni: serviranno, se sono corrette le previsioni di aumento del traffico e dei vettori, per i passeggeri che dovrebbero aumentare, dagli attuali 800/900 mila ai due milioni del 2010.

Le parole d’ordine dei progettisti erano state orientate in due direzioni: pochi tratti architettonici e molta funzionalità. E così è stata realizzata la nuova struttura, tanto sobria ed essenziale (ancorché elegante e funzionale) da far dire a qualche imprenditore che l’aerostazione di Olbia, costata dieci miliardi di lire in più (lire perché si tratta di vecchi investimenti), ha un disegno più armonico ed accattivante.

L’osservazione è forse giusta, anche se va detto che la nuova aerostazione deve essere ancora organizzata negli interni. Si prevede infatti una libreria più ampia, centri ristoro e nuove attività commerciali, che sorgeranno nella vecchia sala aeroportuale, dove in autunno cominceranno i lavori di ristrutturazione e dove saranno organizzate aree di sosta per i transiti.

Di certo, però, è che proprio ad Alghero, unico in Italia e fra i primi in Europa, la polizia scientifica ha installato un sistema informativo, con raffinate funzioni di controllo dei documenti di viaggio, che consente di verificare, in tempo reale, se un passaporto è autentico o falso. E, ancora, spinta dagli attentati dell’11 settembre, la Polizia di Stato ha messo a punto un sistema di lettura delle impronte digitali collegato con una banca dati, anche per il controllo del fenomeno dell’immigrazione illegale. Le forze di polizia, con il contributo dell’Esercito, sono presenti 24 ore su 24.

Insomma, un aeroporto con apparecchiature all’avanguardia, che cresce di anno in anno e che ha fatto della sicurezza il suo fiore all’occhiello.

 

I lavori eseguiti

Nel corso della cerimonia di inaugurazione, i vertici della Sogeaal hanno illustrato le varie fasi della costruzione dell’opera, voluta fortemente dal management guidato da Umberto Borlotti, direttore generale. «Adesso ci aspettiamo, da parte dell’Enac – ha detto – la concessione dell’aerostazione per 40 anni, come accade per la maggior parte dei terminal italiani».

I lavori, tuttavia, non sono ancora conclusi. «Servono altri 40 milioni di euro – ha aggiunto Tonino Baldino, presidente della società di gestione – da investire nella manutenzione della pista, nel parcheggio aeromobili e nella ristrutturazione del vecchio scalo, destinato a diventare l’anima commerciale dell’aeroporto». Gli interventi potrebbero già essere avviati in ottobre, per concludersi entro cinque-sei mesi.

È a buon punto, invece, il riassetto della viabilità esterna e dei parcheggi per le auto. I lavori hanno interessato una superficie di oltre 40 mila metri quadrati, per un totale di 800 posti auto (467 a pagamento, 118 liberi, 52 per servizio ed autorità, 31 riservati ai taxi, 44 per il rent a car e 11 per gli autobus). Altri 78 posteggi sono in via di realizzazione.

Molti interventi erano già stati realizzati lo scorso anno per rendere più confortevole lo scalo nei mesi estivi: potenziamento dei carrelli portabagagli, inaugurazione della “sala amica” per i viaggiatori della business class, sistema informativo con un computer in grado di fornire notizie utili sulla città, collegato con gli alberghi della Riviera del Corallo.

È stato anche aumentato il coefficiente di sicurezza, eliminando la vegetazione spontanea ai lati delle piste ed i pericolosi avvallamenti del terreno. È poi operativa la pista che consente agli aerei di atterrare anche in caso di forte maestrale.

Trenta i miliardi di lire spesi dall’Enav per migliorare il sistema di sicurezza aerea dell’aerostazione catalana e per l’aggiornamento tecnologico di strumenti in uso da molti anni ed ormai obsoleti. Sono stati sostituiti gli apparati radio, le consolle della torre di controllo, è stato informatizzato il servizio meteo.

Tutto ciò è andato ad aggiungersi alla già avvenuta installazione del computer che gestisce l’illuminazione delle piste e del piazzale aeromobili, ed alla riapertura della pista per gli atterraggi notturni che, di fatto, permette l’aumento dell’operatività dello scalo.

Un segno tangibile che testimonia il forte interesse da parte dell’Enav che, così come sta facendo nell’aeroporto di Olbia, tende ad omologare il livello tecnologico per l’assistenza al volo. L’Ente ha anche prospettato una serie di altri interventi come, per esempio, la possibilità di immettere l’aeroporto nel sistema satellitare con il potenziamento del settore radar.

 

Prospettive future

«Il turismo è l’unica carta che la Sardegna può giocare nel sistema globale», ha detto Pisanu durante la cerimonia di inaugurazione. Col Ministro dell’Interno ed il suo collega Lunardi c’erano il presidente della Regione Pili, con gli assessori Pietrino Fois e Salvatore Amadu, il presidente della provincia Franco Masala, i sindaci di Alghero e dei centri vicini, il cardinale Mario Francesco Pompedda ed il vescovo di Alghero-Bosa, Antonio Vacca.

Dopo il taglio del nastro, si è dibattuto per due ore sul futuro dello scalo algherese che, con la nascita della provincia Gallura, resta di fatto l’unico della provincia di Sassari: l’operatività di Fertilia è, dunque, determinante per l’economia del territorio.

Nel suo intervento, il ministro Pisanu ha sottolineato che «Alghero deve riconquistare il ruolo di porta del turismo, dato che questa è la vera carta da giocare nella competizione globale: una competitività che, purtroppo, nell’organizzazione dell’industria turistica è carente». Un intervento, quindi, di sprone alla classe imprenditoriale, ma soprattutto a quella politica: «Qui si litiga troppo, si polemizza su tutto. Troppe polemiche distraggono dal fine del bene comune».

«Eppure la Sardegna è stata un ottimo laboratorio, anche nella gestione degli appalti – ha detto Luigi Di Palma, direttore generale dell’Enac –. Cinque anni fa, su quell’area non c’era nulla: in due anni si è avviato un progetto che oggi sta dando i suoi frutti». Apprezzamento anche da parte dell’assessore regionale dei trasporti, Amadu: «Si è favorito un processo di mobilità a basso costo. I sardi viaggiano di più e dobbiamo incentivare questo processo aperto con la continuità territoriale, che va ampliata».

 

Il ruolo della Sogeaal

Su questo fronte, anche il sindaco di Alghero, Marco Tedde, ed il presidente della Società di gestione (Sogeaal), Tonino Baldino, che ha sottolineato l’impegno e le difficoltà affrontate dalla società per realizzare l’impianto aeroportuale. A proposito della Sogeaal, va detto che, almeno per adesso, resterà sotto il controllo della Regione.

Questo è quanto è emerso dall’assemblea dei soci, riuniti a dicembre dello scorso anno, per deliberare il rinnovo delle quote societarie e l’aumento di capitale da tre milioni a sette milioni e mezzo di euro. «La Sogeaal la vogliamo governare noi», sostenevano il Comune di Alghero, la Camera di Commercio e la Provincia di Sassari: coalizzati contro una Regione matrigna che, insieme alla Sfirs, detiene il 54 per cento delle quote, quindi la maggioranza del pacchetto azionario.

Ad oggi, infatti, le quote societarie della Sogeaal si presentano così suddivise: il comune di Alghero detiene il 10 per cento, quello di Sassari l’8,25 per cento, la Camera di Commercio il 12,75, la Provincia il 15, la Sfirs il 20 e la Regione il 34.

Il sindaco Marco Tedde ha chiesto al Presidente della Regione di cedere una parte delle quote ai soci del nord Sardegna (basterebbe il cinque per cento) che, nella compagine sociale, desidererebbero contare di più. «Siamo stanchi di essere semplici spettatori – ha dichiarato il primo cittadino – e vogliamo essere determinanti per il futuro dello scalo».

Ma, a sentire il rappresentante della Regione intervenuto durante l’assemblea dei soci, non si prevedono cambiamenti nell’assetto societario. «La Regione non molla le quote? Che almeno ci lasci esprimere il Presidente – ha replicato Tonino Baldino – perché per noi è essenziale governare e determinare le linee di sviluppo nel territorio».

 

Quale destino per lo scalo algherese?

Uno sviluppo che resta legato ai flussi turistici dell’estate. Lo stesso aeroporto stenta ad affrancarsi dal ruolo di scalo stagionale (sia pure prestigioso), anche per la mancanza di un sistema di collegamenti stradali e ferroviari che lo metta in concorrenza con gli altri scali isolani.

Eppure il traguardo dei due milioni di passeggeri all’anno non sembra poi così lontano, soprattutto se viene confermato il trend positivo registrato nel primo quadrimestre del 2003, che ha visto un incremento di passeggeri in transito pari al 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2002. Incremento che sale fino a sfiorare il 18 per cento per i dati relativi al solo mese di aprile.

Molto soddisfatto il direttore dell’aeroporto, Valter Battistoni, che ha spiegato così le ragioni di questo exploit: «L’incremento del traffico è dovuto in gran parte alla continuità territoriale, dato che negli altri aeroporti italiani si registrano aumenti notevolmente inferiori a quelli registrati da noi e che si assestano intorno al 4 per cento. In pratica, anche chi non ha mai volato ora comincia a farlo grazie alle tariffe più basse».

Ma l’aumento riguarda anche i dati che rilevano i transiti di passeggeri provenienti da scali internazionali: sempre in aprile di quest’anno, sono stati 4.720 in arrivo e 4.868 in partenza. «Sull’incremento di aprile – prosegue Battistoni – ha probabilmente pesato il lungo ponte pasquale, ma l’aumento dei passeggeri si è registrato anche nell’intero periodo gennaio-aprile, con 213.772 passeggeri trasportati contro i 185.244 dello stesso periodo del 2002».

Un incremento che conferma il nord Sardegna come una delle mete più ambite dal turismo nazionale ed internazionale. Molto importanti i voli charter, che hanno trasportato 2.315 passeggeri in partenza e 2.610 in arrivo, nel solo mese di aprile, contro le 618 partenze ed i 444 arrivi dello scorso anno.

Ma per la movimentazione dei charter più grandi sono sorti insormontabili problemi. Tutti riconducibili al diniego della Commissione ispettiva dell’Ente nazionale aviazione civile a proposito dell’utilizzo della pista di Fertilia per l’atterraggio degli Airbus 330/200. Diniego confermato, ai primi di giugno, nella riunione del coordinamento dell’Enac di Roma, convocato dall’allora direttore generale dell’ente, avvocato Pierluigi Di Palma, per esprimersi sulle richieste di alcune compagnie aeree, nel caso specifico la Eurofly, consociata Alitalia nel settore della charterizzazione, e la Volare.

Le richieste tendevano ad ottenere una deroga rispetto all’ordinanza, attualmente in vigore, che fa divieto alla movimentazione degli Airbus nello scalo di Alghero per tutta una serie di questioni di natura tecnica, determinate dalla mole degli aerei, veri giganti dell’aria, con una lunghezza di oltre 58 metri e larghezza dell’apparato alare di poco inferiore ai 70 metri. Il 330, per poter atterrare, deve disporre di un aeroporto classificato 4E, mentre lo scalo di Fertilia è classificato 4D. Quindi, non adatto. E l’Enac ha escluso la possibilità di deroghe.

Niente Airbus per la pista di Alghero, dunque. Una situazione penalizzante, in presenza della quale viene spontaneo chiedersi a cosa siano serviti i circa 40 miliardi di lire stanziati dallo Stato, attraverso il Cipe, per il rifacimento di un aeroporto che è da considerarsi “a traffico limitato”.

Da segnalare che i programmi dei tour operator, confidando nella deroga purtroppo non concessa, prevedevano arrivi settimanali per 36 collegamenti, fino a tutto settembre, per circa 10 mila passeggeri trasportati. Passeggeri che adesso transiteranno sullo scalo Costa Smeralda di Olbia, che sul piano tecnico è in possesso di tutti i requisiti, e che saranno costretti a raggiungere Alghero utilizzando i pullman. Con i disagi e le lungaggini che è facile immaginare.