di Gherardo Gherardini
Il sistema aeroportuale sardo è composto da due aeroporti di media dimensione, Cagliari-Elmas e Olbia‑Costa Smeralda, da uno più piccolo, quello di Alghero‑Fertilia, con volumi di traffico inferiori, e da due aeroporti classificati di quarta categoria, Tortolì‑Arbatax e Oristano‑Fenosu.
Questi scali rappresentano l’unica possibilità di collegamento veloce con l’esterno. L’offerta è però inadeguata rispetto alla domanda potenziale di movimentazione, principalmente a causa dell’elevato livello delle tariffe, che va ad incidere negativamente sulla propensione allo spostamento della popolazione, dei persistenti fenomeni di saturazione dei posti disponibili, soprattutto su alcune tratte e su determinate fasce orarie e a causa della scarsità di collegamenti diretti con il resto del territorio, che determinano pesanti allungamenti dei tempi di viaggio.
Le previsioni di crescita del traffico passeggeri avanzate sia nel Piano regionale dei trasporti (Prt), sia negli studi effettuati dalle singole società di gestione dei principali aeroporti sardi, hanno reso necessario progettare importanti interventi di adeguamento degli scali, finanziati in parte dall’Unione europea, in parte con fondi stanziati a livello nazionale e regionale, soprattutto per la creazione di una serie di servizi che vanno incontro alle esigenze dei passeggeri (bar e punti di ristoro, sportelli bancari e postali, negozi, farmacia, più accoglienti sale di attesa, ampi parcheggi ecc).
Le azioni e gli interventi del Prt riguardano:
– il miglioramento dei servizi a terra negli aeroporti (in atto, o conclusi, per circa 200 miliardi di lire);
– l’imposizione di obbligo di servizio pubblico (in atto per 70 miliardi di lire);
– il monitoraggio del “contratto di servizio” con le compagnie aeree per migliorare la frequenza oraria nel microperiodo giornaliero;
– il miglioramento dei sistemi di controllo traffico aereo (fondi Pon);
– il miglioramento delle condizioni di accessibilità intraregionale (anche ferroviaria), con ampliamento dei bacini di gravitazione e interconnessione tra gli aeroporti Alghero‑Sassari, Olbia‑aeroporto, Cagliari‑aeroporto.
L’aeroporto con le migliori caratteristiche risulta quello di Cagliari‑Elmas. Esso, infatti, pur avendo una sola pista, così come gli altri due aeroporti principali, riesce a smaltire il 50% del traffico regionale. L’aeroporto, cui fanno capo le principali Compagnie nazionali, è collegato periodicamente con voli diretti con i più importanti scali della Penisola. Il suo bacino di utenza comprende le province di Cagliari e Oristano e parte del Nuorese.
L’aeroporto di Olbia‑Costa Smeralda garantisce collegamenti diretti con il Nord Italia (Bergamo, Bologna, Genova, Milano, Torino, Venezia e Verona), con il Centro (Pisa e Roma) e con il Sud (Napoli). I dati raccolti dimostrano come il bacino di utenza di questo aeroporto sia molto vasto, abbracciando la Gallura, il Nuorese e parte della provincia di Sassari. Lo scalo olbiense offre infatti un buon numero di voli per diverse destinazioni nazionali ed estere, superiore all’altro aeroporto del Nord Sardegna, Alghero‑Fertilia.
Gli aeroporti di Cagliari e Olbia sono interessati per lo più da traffico nazionale, mentre ad Alghero, soprattutto nel periodo estivo, fanno scalo alcune delle più importanti compagnie charter inglesi, finlandesi e svedesi.
Sia l’aeroporto di Cagliari che quello di Alghero presentano una percentuale maggiore di spostamenti per il motivo “lavoro” nel periodo invernale e per il motivo “turismo” nel periodo estivo, mentre lo scalo di Olbia si differenzia per avere in entrambi i periodi sempre la motivazione turistica come percentuale più alta tra gli scopi del viaggio.
Dai dati contenuti nel Piano regionale dei trasporti, a proposito degli utenti che si spostano nella penisola dai tre aeroporti maggiori, sia nel periodo invernale che in quello estivo, si ricava che, a parte lo scalo di Olbia, specialmente nei mesi estivi, mediamente, tra arrivi e partenze, oltre il 40 per cento del totale della movimentazione passeggeri è residente in Sardegna.
I dati dei traffico, ricavati dall’ Associazione italiana gestori aeroportuali, indicano che i passeggeri arrivati e partiti nei tre principali scali della Sardegna sono aumentati, nello scorso anno, di ben 400 mila unità (da 3.968.937 del 2001 a 4.368.941 del 2002), conseguendo perciò una crescita percentuale superiore al 10%, che rappresenta una misura notevolmente più elevata del dato medio complessivo del comparto a livello nazionale (+ 1,7 per cento).
Un incremento consistente, sicuramente riconducibile alla attuazione della continuità territoriale su alcune rotte (Alghero‑Cagliari‑Olbia con Roma e Milano), alla crescita di vettori low cost e alla adozione di tariffe promozionali particolarmente vantaggiose. In ogni caso, nel raggiungere la quantità di traffico innanzi indicata, i tre aeroporti hanno concorso con un peso diverso, come diversi sono risultati gli incrementi di traffico conseguiti nel 2002 rispetto all’annata precedente. Infatti, Cagliari, dove nel 2002 sono arrivati e partiti 27.389 aerei (‑7,7%), è stato accreditato di un movimento passeggeri pari a 2.178.860 (+242.623 unità); a Olbia gli aerei sono stati 23.118 (‑3,6%) con 1.385.144 passeggeri (+34.276 unità); ad Alghero gli aerei sono risultati 11.366 (+20,4%), con 804.937 passeggeri (+ 123.105).
Un altro dato interessante è rappresentato dall’andamento mensile del movimento passeggeri. Cagliari, in nessun mese ha evidenziato risultati negativi rispetto al 2001 e, a partire da febbraio, ha conseguito incrementi percentuali a due cifre, fatta eccezione per i mesi di maggio, luglio e settembre, nei quali la crescita è risultata più contenuta (+7,3%). Alghero ha mostrato una lievissima flessione nel mese di giugno (‑0,8%), mentre ha conseguito un trend positivo negli altri mesi, sempre a partire da febbraio, con punte massime nel quarto trimestre (crescita superiore al 50%) e minime nei mesi di maggio, luglio e agosto (+9%). Olbia ha accusato un calo, oltre 40.000 passeggeri nel quadrimestre estivo, mentre è cresciuto in tutti gli altri mesi col massimo nel quarto trimestre (+ 31%).
Il dato è perciò di un andamento più che positivo del traffico passeggeri nei mesi di bassa stagione, sicuramente legato all’ esistenza della continuità territoriale, con una stagione turistica sottotono, particolarmente al Costa Smeralda; un dato negativo, quello dello scalo gallurese, che merita ulteriore approfondimento, anche perché il movimento passeggeri nei porti di Olbia e Golfo Aranci, nel quadrimestre considerato, ha invece registrato una crescita di ben 226.342 unità sul 2001 (+9,5%).
Infrastrutture indispensabili per lo sviluppo
Questi dati, pur nella loro aridità, dimostrano che lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi di trasporto aereo rappresenta per la Sardegna uno degli elementi indispensabili su cui basare la politica di miglioramento nei settori economico, territoriale, turistico e trasportistico. In questa prospettiva il trasporto aereo, insieme a quello marittimo, rappresenta una componente essenziale per la realizzazione del corridoio plurimodale Sardegna-Continente, obiettivo primario del Piano regionale dei trasporti, attraverso il quale potrà essere garantita quella continuità territoriale generalizzata da sempre auspicata, sia in termini di offerta che di tariffa sociale.
È convinzione diffusa che la struttura del sistema aeroportuale sardo sia ormai consolidata ed in grado di affrontare, con le attuali infrastrutture presenti nel territorio, sia per ciò che riguarda le piste di volo che per le aerostazioni, l’eventuale sviluppo del traffico previsto per il prossimo decennio.
Per poter far fronte, tuttavia, in modo adeguato ed efficace a tale sviluppo, occorre che gli attuali aeroporti, soprattutto i tre maggiori, siano definitivamente potenziati e migliorati in determinate strutture interne, per ottimizzare il servizio ed il comfort per il passeggero (punti ristoro, servizi igienici, servizi bagagli, shopping room, aree e sale d’aspetto, parcheggi etc.). Ma soprattutto è importante ed urgente collegarli tra loro ed integrarli con il resto del territorio in modo rapido ed efficiente, non solo per rendere minimo l’impedimento alla loro accessibilità, ma soprattutto per completare funzionalmente ed in una logica di rete l’intero servizio di linea Sardegna‑Continente.
È evidente che l’integrazione territoriale deve avvenire a fronte di una più efficiente intermodalità, cioè di una corretta complementarità tra i vettori ed i modi di trasporto interni alla Regione. Ciò in sintonia con quanto indicato anche nel documento di programmazione economica e finanziaria, approvato dal Consiglio regionale, dove vengono indicati i seguenti obiettivi:
– migliorare la qualità e la quantità dell’offerta per i passeggeri, con interventi sia sulla tariffazione, sia sull’infrastrutturazione;
– attuare una politica di abbattimento delle tariffe aeree sia attraverso la richiesta al governo di una delega per la gestione dell’intero iter volto all’imposizione degli oneri di pubblico servizio sulle tratte essenziali da e per la Sardegna, sia mediante azioni che favoriscano l’ingresso di nuove compagnie nelle rotte da e per l’isola, a favore di una più libera concorrenza tra vettori;
– attuare azioni che favoriscano la nascita e lo sviluppo di compagnie locali, essenziali anche per i collegamenti di terzo livello;
– adeguare le infrastrutture ed i servizi a terra con il potenziamento degli scali di Olbia, Alghero e Cagliari, e con interventi di riqualificazione e di adeguamento degli aeroporti di terzo livello.
Nel quarto obiettivo si conferma che il sistema aeroportuale sardo presenta a tutt’oggi una configurazione territoriale funzionale alle esigenze di trasporto, nel senso che potranno ovviamente essere adeguate le strutture, ma non moltiplicati gli scali, che già da ora garantiscono un servizio territorialmente diffuso, anche considerando l’insularità della regione.
Con questo si vuole dire che, qualora esistessero le condizioni per nuovi servizi di trasporto aereo, l’attuale configurazione territoriale e dotazione di scali sarebbe idonea a far fronte alle esigenze che si dovessero presentare. Fermo restando che, comunque, appare indispensabile, soprattutto nella logica di rete che si vuole perseguire – sia insediativa che trasportistica – intervenire con la realizzazione di un vero e proprio sistema intermodale e di accesso agli scali esistenti.
Né va sottovalutato il fatto che un’infrastruttura non è in grado da sola (se non in minima parte) di creare un’adeguata domanda, se nel territorio circostante non esistono iniziative socio‑economiche che siano di supporto e di sostegno alla creazione ed allo sviluppo della domanda stessa.
La rete di terzo livello
Nell’ottica di una maggiore diffusione e migliore integrazione del trasporto aereo, il Piano regionale dei trasporti ipotizza una rete di terzo livello, usufruendo – come già detto – delle aviosuperfici esistenti. Vale la pena di sottolineare che la locuzione “terzo livello” sfugge ad una precisa definizione ed indica genericamente il trasporto con velivoli di bassa o media capienza su tratte inferiori all’ora di volo.
Data l’orografia abbastanza tormentata della Sardegna e la difficoltà dei collegamenti interni, una efficiente rete di trasporto aereo aprirebbe a tutto il mercato regionale, con possibile estensione alla Corsica, l’opportunità di usufruire dei collegamenti nazionali ed internazionali.
Tutto questo non nell’ambito di un progetto fine a se stesso, ma inquadrato in un disegno globale basato sull’integrazione di diversi vettori. Nessuna linea locale sarà infatti in grado di garantire una gestione economicamente sufficiente se non supportata da servizi adeguati, per garantire i collegamenti città‑aeroporto ed un rapporto di continuità con le linee nazionali che assicuri l’interscambio dei flussi di passeggeri (feeder).
Alla luce delle scelte (o forse sarebbe meglio parlare di non scelte) effettuate in Sardegna in campo stradale e ferroviario, il terzo livello aereo può rappresentare un’alternativa. Soprattutto per i centri minori tagliati fuori dalle grandi correnti di traffico, per i quali si impongono scelte di carattere sociale. Ma non dovrebbe neppure essere trascurato il rapporto con centri di livello superiore, come gli aeroporti nazionali ed internazionali.
Secondo gli esperti che hanno elaborato il Piano regionale dei trasporti, una rete di trasporto aereo di terzo livello per la Sardegna deve soddisfare due fondamentali requisiti:
– collegare i centri periferici e più remoti dell’isola con i maggiori aeroporti sardi in modo da incrementare il “traffico di apporto”;
– migliorare i collegamenti interni tra i principali sistemi urbani, laddove non esistono altre modalità concorrenziali di trasporto.
Il terzo livello ha una funzione di grande utilità nelle aree in cui i collegamenti su strada e/o ferrovia sono lenti e difficoltosi e, quindi, sarebbe di notevole supporto per lo sviluppo dell’accessibilità di tali zone.
La rete di collegamento regionale dovrebbe essere caratterizzata da: percorsi brevi, anche a bassa densità di traffico, effettuati per necessità sociale; impiego di aeromobili a capacità limitata (max 40 posti), bassi costi di esercizio e utilizzo ottimale; tariffe socialmente appetibili; gestione aziendale improntata alla massima economicità di esercizio.
Il sistema dovrebbe essere concepito attraverso una combinazione bilanciata tra frequenza dei voli, numero dei passeggeri e tariffe applicate, avendo come nodi gli scali di Cagliari, Oristano, Alghero, Olbia e Tortolì. Per ogni collegamento dovrebbero essere evidenziati i volumi di traffico previsti, la loro evoluzione nel tempo, la durata del viaggio, la tariffa, il costo generalizzato del trasporto e l’eventuale tipologia di aeromobili utilizzati.
Per questi ultimi potrebbero essere presi in considerazione l’Atr 42, il Fokker 27, il Super Kjng, il Dhc 8 e i Jetstream 3 1/4 1, aerei con capacità variabile da 18 a 50 posti. L’obiettivo principale di un’azienda che dovesse gestire un tale tipo di servizio, rimane quello della redditività: sarà quindi necessario prevedere che le risultanze economiche, derivanti dall’esercizio dei singoli collegamenti costituenti la rete, in termini di bilancio tra costi operativi e ricavi specifici, risultino sempre positive.
Inoltre, il terzo livello potrebbe avere una funzione integrativa con i vettori nazionali su quei collegamenti dove l’attuale coefficiente di occupazione giustifichi l’uso di aeromobili a minor capacità. Su tali tratte si potrebbe verificare l’aumento delle frequenze e quindi un miglioramento del servizio globale offerto (ad esempio, Cagliari-Tortolì‑Roma, oppure Alghero-Caglìari‑Palermo, etc.)
Ovviamente, per il terzo livello regionale dovranno essere affrontati studi specifici e puntuali, atti a verificare l’esistenza di una quota certa di domanda potenziale, la reddittivítà aziendale nonché l’utilità sociale e l’efficienza per l’utenza sarda.
Se da una parte gli studi tengono potenzialmente conto dell’utilità di una rete interna di collegamenti aerei, dall’altra parte, sul piano concreto, c’è chi si muove in direzione diametralmente opposta. E’ il caso di Meridiana, che decide di sospendere, per tutta l’estate 2003, i voli sulla linea Olbia-Cagliari. Non è una rotta con frequenza “di massa”, è vero, ma sono molti quelli che ne usufruiscono: imprenditori, politici, amministratori e funzionari pubblici soprattutto. Ma anche, ad esempio, chi deve andare in ospedale a Cagliari e non è in condizioni di affrontare un lungo viaggio in auto.
Meridiana garantisce il volo per gran parte dell’anno, ma nei periodi del grande traffico turistico sposta i suoi aerei su rotte più remunerative. «Nei mesi estivi il traffico aereo subisce delle modifiche dovute alle richieste dei turisti ed abbiamo deciso di rendere dirette Cagliari-Pisa ed Olbia-Pisa», dice Loredana De Filippo, responsabile dell’Ufficio comunicazioni della Compagnia. «Ci dispiace per i disagi che il cambiamento potrà arrecare – aggiunge – ma quella sarda non è l’unica tratta che ha subito cambiamenti e comunque da ottobre tutto tornerà come prima».
Quasi superfluo riferire del coro di lamentele che si levano dall’isola e da tutti quei sardi che, per attraversarla, non possono fare altro che sottoporsi ad estenuanti viaggi in automobile, proprio nel periodo più caldo dell’anno. Per non parlare delle alternative da incubo rappresentate dal treno o dall’autobus. Lo sconcerto per la decisione impiega qualche settimana a trasformarsi in protesta. Le prime a farsi avanti sono la Cna e l’Apisarda della Gallura, che contestano che «si trascurino e si dimentichino le esigenze fondamentali dei cittadini e degli operatori economici sardi, i quali dovrebbero beneficiare della continuità territoriale, in primo luogo per quel che riguarda l’efficacia e l’efficienza dei collegamenti aerei e viari all’interno del territorio regionale».
Le due Associazioni, nel ricordare le tristi condizioni della Carlo Felice, chiedono al vertice della compagnia aerea di «tenere nella giusta considerazione il pesante disagio sopportato dall’intero territorio gallurese» a causa della soppressione del volo.
Anche il consigliere regionale Giovanni Giovannelli, in una interrogazione rivolta al Presidente della Giunta ed all’Assessore regionale dei Trasporti, sottolinea “i pesanti disagi” causati dalla decisione di Meridiana a chi usa l’aereo per motivi di lavoro o di salute. «Al di là delle esigenze di bilancio della Compagnia – scrive nell’interrogazione – nel momento in cui la Regione recupera e destina nuovi finanziamenti per incentivare il traffico da e per la Sardegna, è assai criticabile che due centri così importanti perdano il collegamento aereo».
Per tutta l’estate, quindi, è scomparso un servizio che, sia pure a caro prezzo e ad orari anche scomodi, avrebbe consentito di continuare a spostarsi da un capo all’altro dell’isola in tempi brevi. Certo, la Compagnia avrà avuto i suoi motivi, primo fra tutti la scarsa redditività della tratta rispetto ad altre più convenienti nel periodo estivo. Sta di fatto che, ancora una volta, è toccato ai sardi scontare la penalizzazione maggiore.