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editoriale

Una scelta strategica per il sistema Sardegna

Energia: emergenza del terzo millennio

Un Piano per il rilancio produttivo

Un cappio al collo per le industrie del Sulcis

Un ruolo strategico per metano e carbone

Le reti di distribuzione del gas

Sintesi del Piano energetico regionale

Sardegna, isola digitale

Per il turismo un modello di qualità

 

Una scelta strategica per il sistema Sardegna

 

di Giorgio La Spisa*

 

 

L’attenzione della Giunta regionale per il problema energetico è massima. Lo dimostra il fatto di aver avviato una seria riflessione sulla materia con il Forum regionale dell’energia, al quale partecipano le principali aziende produttrici e consumatrici di energia, oltre alle forze sindacali e imprenditoriali.

Durante i lavori del Forum sono emersi utili e fondamentali contributi per la predisposizione del Piano energetico regionale, atteso da moltissimi anni.

Molteplici le indicazioni pervenute e raccolte, trasformate in obiettivi della futura politica energetica: aumento della produzione di energia; potenziamento della rete di distribuzione interna e da/per la Sardegna; diversificazione delle fonti energetiche attraverso la metanizzazione; potenziamento ed ottimizzazione degli impianti di produzione che utilizzano o possono utilizzare il carbone; realizzazione di nuove centrali di tipo consortile nell’area di Portovesme attraverso lo strumento del Contratto di programma; destinazione alla Regione Sardegna di un più alto quantitativo di energia elettrica non interrompibile di importazione; concessione del credito di imposta per la mancata metanizzazione a tutte le imprese operanti nel territorio regionale; difesa e mantenimento dei “regimi speciali” già concessi alle principali imprese sarde, almeno fino alla realizzazione delle infrastrutture finalizzate a superare l’isolamento energetico.

Su quest’ultimo punto, risulta importante il riferimento al decreto firmato recentemente dal Presidente del Consiglio, ottenuto dalla Giunta regionale con il concorso delle forze sociali e delle imprese, che – riconoscendo i limiti dell’insularità – di fatto istituisce un regime speciale per le produzioni di alluminio, piombo, zinco e argento.

Quasi tutto ruota, come è facilmente intuibile, attorno al sistema industriale, per il quale la “questione energia” è fondamentale. Se si considera l’incidenza della grande industria energivora su tutto il complesso delle produzioni industriali in Sardegna, e parallelamente nel sistema complessivo delle produzioni industriali del resto dell’Italia, la discrepanza è evidentemente manifesta.

Le percentuali che riguardano la nostra isola si aggirano intorno al 90 per cento rispetto ad una soglia a livello nazionale che è, invece, intorno al 50 per cento.

Si evince chiaramente che, quando ci si riferisce ad un’energia elettrica più costosa in Sardegna, non si è precisi: in realtà, il costo dell’energia elettrica, molto alto in tutto il Paese, incide maggiormente nella nostra regione rispetto al sistema industriale nazionale.

Un discorso differente va fatto per quanto riguarda l’incidenza dell’assenza del metano per l’utilizzo dell’energia in alcuni tipi di produzione. Il nostro Paese ha, di fatto, operato una scelta, probabilmente non del tutto consapevole, che ha portato il nostro modello di sviluppo ad essere basato su un alto costo energetico. Ci troviamo, quindi, a dover agire attraverso una politica energetica nazionale e regionale, senza perdere di vista quello che è un forte condizionamento storico ed economico. La Sardegna non possiede metano ed è in larghissima misura dipendente dal petrolio.

La politica energetica regionale si sta muovendo al riguardo attorno a due obiettivi: primo, l’approvazione del Piano energetico regionale in tempi rapidi. Secondo, una legge regionale sull’energia, come attuazione delle linee di politica energetica contenute nel disegno di legge presentato dal ministro Marzano, attualmente all’esame del Parlamento. Una legge che dia poteri maggiori e più risorse alla Regione e agli enti locali è di impellente necessità.

I condizionamenti, piuttosto, attengono alla questione delle fonti primarie. Nel piano energetico è necessario operare una scelta: l’handicap dato dalla mancanza di energia porta necessariamente ad orientarsi verso il carbone, fonte primaria che consente di avviare progetti indirizzati all’abbattimento del costo dell’energia elettrica.

È poi importante perseguire il complesso obiettivo di acquisire il metano, in modo tale da avere un’alternativa di fonti primarie e avviare, quindi, la Sardegna sulla stessa linea delle altre regioni. Contemporaneamente alla strategia che privilegia il carbone come fonte primaria, deve garantirci un nuovo equilibrio.

D’altro canto, è necessario incrementare l’offerta di energia elettrica, proveniente da fonti rinnovabili.

Il Piano energetico approvato dalla Giunta regionale in questa legislatura contiene alcune importanti novità rispetto al precedente, anche se non può avere la medesima capacità impositiva vincolante sul mercato che invece possedeva in passato.

Dobbiamo, allo stesso modo, tenere presente che abbiamo, per assicurazione del Gestore della rete di trasmissione nazionale, la presumibile certezza che nel 2008 potremo usufruire del nuovo elettrodotto, che – triplicando la capacità di trasporto dell’energia elettrica – consentirà di avere una politica energetica regionale non più in termini di isola, bensì di territorio che, essendo collegato, può importare ed esportare energia senza porsi limitazioni di produzione, in quanto in grado far fronte al fabbisogno interno.

Avendo presenti queste novità importantissime, è necessario ragionare in termini diversi rispetto al passato.

Nei prossimi mesi si manifesteranno alcune possibili soluzioni.

Sulla base delle risposte che ne deriveranno, si dovranno necessariamente operare delle scelte, che richiameranno il senso di responsabilità di tutti. Un modello di sviluppo economico che sottintende una monocultura produttiva è perdente, perché mette a rischio il sistema economico e sociale di un territorio.

È, quindi, un discorso aperto e un dialogo continuo.

Sono certo che il lavoro fin qui svolto consentirà di gettare le basi per giungere ad un risultato positivo per quanto riguarda l’energia.

La Sardegna è un territorio in cui si può e si deve continuare a “fare industria”, perciò dobbiamo trovare le giuste risposte per garantirne la sopravvivenza.

 

* assessore dell'Industria della Regione Sardegna